5/5 Trama: Astuzia e coraggio hanno già aiutato Drizzt ad abbandonare il mondo
delle tenebre; ora che non è più una creatura delle viscere della terra,
Drizzt non ha rimpianti per aver rinnegato le proprie origini nè ha
nostalgia dell'eterna notte del Buio Profondo. Desidererebbe stringere
amicizia con gli abitanti della superficie, far capire loro che ha
scelto di vivere alla luce del sole, ma, ahimè, come non fu facile
impresa sottrarsi all'ira funesta dei suoi simili, così ora è arduo farsi accettare da quella gente che gli elfi scuri teme,
peggio, aborrisce, e che alla vista di uno di loro prova un moto di
repulsione, fugge per paura di rimanere vittima di qualche orrendo
incantesimo. È ancora guerra per l'elfo scuro? [3° volume]
Facendo parte di una trilogia, ho letto il primo con curiosità e mi è
piaciuto, il secondo un po' meno perchè era di transizione, ma il terzo
mi ha veramente illuminato.
E' partito un po' lento, il protagonista Drizzt sembrava addirittura sfortunato, ovunque andasse e chiunque incontrasse, seminava terrore e morte. Poi però incontra due persone in particolare, prima Mooshie e poi tramite Catti-Brie suo padre Bruenor. Entrambi questi personaggi, Drizzt ma anche il lettore, imparano una grande lezione di vita, applicabile anche ai giorni nostri.
Drizzt credeva di appartenere ad una certa cultura e religione, ma non ne approvava le pratiche e la fede. Incontrando queste persone scopre che la vera fede e la sua vera religione sono quelle che porta nel cuore, che le persone prima trovano quello che il cuore dona loro e poi gli danno un nome, una divinità o una religione, ma tutti lui compreso che è ancora così confuso, un cuore ce l'hanno. Quello che facciamo, quello che pensiamo e i nostri sentimenti, sono la guida che ci porta verso una divinità e altre persone a noi affini, chiamiamola pure con i nomi più svariati, ma il concetto è sempre lo stesso.
Bruenor poi alla fine, lo incontra sulla montagna che porta il suo nome, e gli dice che potrebbe mandarlo via, ma se la montagna vuole essere chiamata come Drizzt allora è lui a doversene andare. Questo significa che le cose vanno viste sempre da punti di vista diversi, e che la guerra non è mai una soluzione.
Considerazione finale di Drizzt, che ricordo essere un elfo scuro, è: *Gli umani racchiudono in sé la gamma delle personalità, più completamente di qualsiasi altro essere; sono l'unica razza "buona" che faccia guerra a se stessa con frequenza allarmante.*
E direi che da questo possiamo impararne ancora qualcosa...
E' partito un po' lento, il protagonista Drizzt sembrava addirittura sfortunato, ovunque andasse e chiunque incontrasse, seminava terrore e morte. Poi però incontra due persone in particolare, prima Mooshie e poi tramite Catti-Brie suo padre Bruenor. Entrambi questi personaggi, Drizzt ma anche il lettore, imparano una grande lezione di vita, applicabile anche ai giorni nostri.
Drizzt credeva di appartenere ad una certa cultura e religione, ma non ne approvava le pratiche e la fede. Incontrando queste persone scopre che la vera fede e la sua vera religione sono quelle che porta nel cuore, che le persone prima trovano quello che il cuore dona loro e poi gli danno un nome, una divinità o una religione, ma tutti lui compreso che è ancora così confuso, un cuore ce l'hanno. Quello che facciamo, quello che pensiamo e i nostri sentimenti, sono la guida che ci porta verso una divinità e altre persone a noi affini, chiamiamola pure con i nomi più svariati, ma il concetto è sempre lo stesso.
Bruenor poi alla fine, lo incontra sulla montagna che porta il suo nome, e gli dice che potrebbe mandarlo via, ma se la montagna vuole essere chiamata come Drizzt allora è lui a doversene andare. Questo significa che le cose vanno viste sempre da punti di vista diversi, e che la guerra non è mai una soluzione.
Considerazione finale di Drizzt, che ricordo essere un elfo scuro, è: *Gli umani racchiudono in sé la gamma delle personalità, più completamente di qualsiasi altro essere; sono l'unica razza "buona" che faccia guerra a se stessa con frequenza allarmante.*
E direi che da questo possiamo impararne ancora qualcosa...
Il primo libro di questa trilogia è una lettura molto piacevole. Scorrevole, scritto in modo fluido, si fa leggere molto velocemente. I protagonisti questa volta sono una specie diversa dal solito, sono Orchi, che devono compiere una missione: riportare un cilindro alla regina Jennesta. Questo cilindro nasconde un segreto, e molto potere, ma nel rientro avvengono una serie di cambi di programma, perciò i Figli del Lupo (così si chiama il gruppo di questi Orchi) sono costretti a deviare la strada del ritorno, e soprattutto diventare dei fuorilegge. Ma al loro interno ci sono cmq dei disertori... vedremo come si articola e come procede il secondo capitolo della saga.
Il secondo libro della saga direi che migliora rispetto al primo. Mentre prima c'è una "presentazione dei fatti", in questo secondo capitolo c'è molta più azione. I Figli del Lupo, cominciano a dividersi in gruppi, chi per salvare un altro orco rapito, chi invece per recuperare i manufatti magici (ovvero le stelle). La scrittura prosegue in modo molto fluido, tutto sommato mi lascia stupita, perchè la storia pur essendo bella e articolata, a vederla bene non è che sia la storia più originale mai letta prima. Però la tecnica di scrittura la rende molto piacevole, riesce veramente a farsi leggere veloce. E ora attacchiamo la conclusione...
Finalmente in questo capitolo finale molte spiegazioni vengono date. Il perchè dell'importanza di queste "stelle", il perchè dei sogni strani di Stryke, chi è veramente quell'uomo misterioso che compare spesso nella storia, e molto altro. E si conclude con il degno ritorno degli orchi nella loro terra. Ci sono ancora delle cose poco chiare (almeno per me) ma immagino che saranno spunti per la seconda trilogia.
Come avevo già espresso per i libri precedenti, non è una saga di quelle cambiano la vita, ma non è nemmeno così male, semplice, veloce da leggere, niente di impegnativo ecco...