martedì 30 maggio 2017

LA TERRA DEL SACERDOTE di Paolo Piccirillo


3/5 Trama: È notte e la ragazza corre nella campagna buia piú veloce che può, senza voltarsi indietro. È finalmente riuscita a scappare dalla gabbia in cui la vecchia la teneva prigioniera. Il vento gelido le taglia la faccia e la terra brulla i piedi, ma quasi non se ne accorge, perché il dolore delle doglie la rende insensibile a tutto il resto. La ragazza si accascia, urla e partorisce, ma a quell’urlo di dolore ancestrale non segue alcun pianto che annunci la vita. Lascia il bambino morto sotto un albero e prosegue fino a un fienile dove spera di potersi nascondere e riposare.
La ragazza non lo sa ma la terra su cui sta cercando rifugio è conosciuta da tutti come “la terra del Sacerdote”. Agapito è un uomo burbero e solitario, arido e secco come la sua terra, violento e duro come l’inverno degli Appennini. Tanti anni prima aveva provato a fuggire la povertà della sua terra, il Molise, emigrando in Germania; lí era divenuto sacerdote ma ormai di quel saio e della promessa fatta prendendo i voti è rimasto solo un soprannome.
Dalla Germania è tornato con un segreto troppo grande e ha barattato il suo silenzio con la terra su cui vive. Una terra maledetta che non dà frutti, morta come la sua anima.
Quando Agapito scopre la ragazza nascosta nel fienile si trova di colpo al centro di un affare molto piú grande di lui; la ragazza è un’immigrata clandestina, portata con l’inganno dall’Est dell’Europa e costretta a ripagare il passaggio in Italia in modo disumano: rinchiusa come un animale in gabbia e utilizzata per partorire figli da destinare all’adozione o al traffico d’organi. Agapito è incuriosito da quella ragazza, tanto strana da riuscire addirittura a far crescere qualcosa sulla sua terra e decide di non mandarla via ma di subentrare ai precedenti “carcerieri” mettendo a disposizione della malavita la sua casa e la sua proprietà come “allevamento” per questa e altre ragazze.
Da quel momento Agapito si troverà di nuovo chiamato a fare i conti con le proprie scelte e con la propria anima, o almeno con quell’unico briciolo non ancora barattato con il pane e la sopravvivenza quotidiana. Alla fine proverà a salvare una vita e non a toglierla, come accadde in Germania, provando a dare tutto se stesso per amore di qualcun altro. Le regole del potere però sono antiche e le persone vivono da troppo tempo piegandosi alla legge del piú forte. È cosí che una storia di sopraffazione e violenza non può trovare uno sbocco pacifico solo attraverso una redenzione personale: anche la fede in nuove possibilità deve sanguinare e lottare.

Non so mica se mi è piaciuto questo libro.
O meglio, è un libro invernale, freddo e l'ho letto fuori stagione, però tratta anche di problemi che sono duri da digerire.
La violenza sulle donne, la prostituzione, le condizioni in cui vivono per essere sfruttate, la gente che ci guadagna sopra, e l'omertà.
Ascoltando un telegiornale ultimamente non manca mai di passare la notizia che qualcuno ha picchiato o barbaramente ucciso una donna, e nei film la violenza sulle donne sembra andare di moda.
Un libro che parla nuovamente di questo, forse è troppo per me.

E per rimanere in tema, ho visto questo film
Io vi troverò - Taken
http://www.youtube.com/watch?v=Av8VNeS9STQ

turiste rapite dalla mafia albanese per prostituirle, le vergini più pregiate vendute all'asta a ricconi viscidi e politici senza scrupoli.

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE di William Shakespeare


5/5 Trama: Agostino Lombardo prima di morire stava lavorando alla traduzione del Sogno di una notte di mezza estate, ma non ha potuto portare a termine l’opera. Nadia Fusini, che in passato era stata sua allieva, riprende la traduzione dove il suo maestro l’ha interrotta. Il risultato è nel bellissimo dramma che sa unire in felice miscela il mondo classico e quello nordico fiabesco, le allegorie rinascimentali, i romanzi cavallereschi, la tradizione greco-latina, in una vicenda dove diversi fili si intrecciano: la commedia degli equivoci con gli amori incrociati di Ermia e Lisandro, Demetrio ed Elena, il bosco fatato di Oberon e Titania (che rievocano nei loro litigi quelli di Giove e Giunone), la malizia del folletto Puck (che reputa folli gli uomini e non fa altro che far innamorare le coppie sbagliate coi filtri del suo signore), la recita degli attori-artigiani che rappresentano l’opera nell’opera (il dramma di Tiramo e Tisbe), infine il matrimonio mitologico di Teseo e Ippolita.

Lisandro dice (ad Ermia, l'amata): Perfino quando la scelta è concorde,
la guerra, la morte, la malattia assediano l'amore,
lo rendono momentaneo come un suono,
furtivo come un'ombra, fuggevole come un sogno,
breve come un lampo che in una notte nera
sveli, ad un tratto, cielo e terra,
ma, prima che si possa dire "Guarda!",
le mascelle del buio l'hanno divorato.
Così in un istante svanisce ogni cosa che brilla.

Cosa si può aggiungere? Nulla.


LA PAZIENZA DEI BUFALI SOTTO LA PIOGGIA di David M. Thomas

4/5 Trama: Questo libro racconta molte storie in poche righe, perfette per i viaggi in autobus, aspettando un amico, la mattina bevendo il caffè.
Sono storie succose, potentissime: per magia si espandono, escono dalla pagina, chiamano proprio te.
Donne e uomini assai diversi si fanno avanti uno per uno.
Con energia e onestà assoluta, proclamano una speranza, una vergogna, un desiderio, un dolore.
Quando sembrano rimproverarti qualcosa, dici no, non sei tu, tu non ti comporti così.
Non sei la donna che ha venti uomini all'attivo e ha già adocchiato il ventunesimo, o quella che la notte si abbarbica al suo uomo come a un salvagente, non sei lo scrittore che abbindola le donne con una montagna di balle, l'uomo che non ha ancora trovato un modo dignitoso per infilarsi le mutande.
Quando ti confidano di avere idee fisse che ronzano in testa senza mai dare tregua, o di scoppiare di gioia perché finalmente sono rimasti soli, o di non poterne più di essere buffi, ti fanno davvero simpatia.
Questi scorci di vita, queste confessioni pulsanti, colgono alla perfezione un certo aspetto di un collega, di tua madre, del vicino.
Intanto ti accorgi che il cerchio si stringe.
Ti aspetta una storia che c'entra molto con te. 

Il titolo mi ha evocato questo bufali sotto la pioggia che aspettano, sia che la pioggia sia leggera o forte, attendono...
Il ritmo incalzante di questi racconti mi ha fatto venire in mente invece L'attimo fuggente, avete presente il momento in cui il professore li porta fuori a giocare a calcio e prima li mette in fila dando un biglietto con una frase da gridare a tutti?
Ecco leggendo i vari racconti sembra che l'intonazione da dare l'autore ce la gridi in faccia, che sia ironico o rabbioso, rassegnato o agguerrito, tu che leggi lo percepisci.
Non è una lettura piatta anche se i raccontini sono brevi.
Uno in particolare credo racchiuda molto significato
(lo riporto tanto è brevissimo)
Raccomandata Quando l'ho incontrata ero così contenta che mi sono scritto una lunga lettera in cui raccontavo tutta la mia felicità nei minimi particolari, non ho tralasciato nulla, quello che abbiamo vissuto, quello che provavo, quello che pensavo, quello che diceva, tutto, anche le cose più insignificanti. Poi mi sono spedito la lettera tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, e quando mi è arrivata l'ho messa da parte. Qualche anno dopo stavamo ancora insieme e, francamente, non era più come prima. Eravamo tutti e due cambiati, non ci amavamo più nello stesso modo, il nostro amore era molto più sommesso, sopito, così sopito che c'era da chiedersi se ci amavamo ancora. Al punto che ho pensato di levare le tende. Poi ho aperto la lettera. E mi è bastato per convicermi a restare.

[E comunque non si può giocare al gioco della lumaca con la lumaca in copertina, hanno ripetuto due volte il numero 20... qui qualcuno bara]

Note:
PAG.10
Chi conduce il gioco
Spesso mi chiedo come sarei diventato se la mia esistenza non si fosse riempita di tutte quelle piccole cose a cui mi sono affezionato o che ho trascurato.
Spesso mi chiedo chi conduce il gioco. Se è la mia vita a fare di me quel che sono o io a fare di lei quello che è. 


PAG.21
Lo splendore della noia
Sono uno che si annoia sovente.
E coltivo questa noia come si tiene allenato un corpo d'atleta.
Cerco di annoiarmi ogni giorno un po'.
Mi concedo quotidianamente questa ginnastica dell'immobilità.
Attento a che la mia noia non venga ostacolata da nessun desiderio, e che niente e nessuno la perturbi.


PAG.23
Umiliante
Amare come ti amo io è quasi umiliante.
[...]
Dico il logorio ma ora che ci penso, metti che con gli anni io ti ami ancora di più? Ce n'è di coppie così, stanno insieme da una vita, e dopo quarant'anni si amano ancora alla follia.
Oddio...ma in che razza di situazione mi sono andato a cacciare?
Certo che il giorno in cui ti ho abbordata non ero proprio ispirato. 


PAG.28
Ai vivi il diritto di vivere
Un giorno che nasce, per quanto di merda, seppure a novembre, anche se piove, sarà sempre più promettente di una sera di giugno che ha già detto tutto. Perché vedi, io non ne ho ancora avuto abbastanza e continuo ad avere voglia di vivere senza riguardi per il futuro. Non ho motivo di preservarlo, di lasciarmelo passare davanti. E' un mio diritto. E' il mio dovere di vivo. 


PAG.37
La lumaca
[...]vorrei essere una lumaca e potermi rintanare nel mio guscio.
Lasciare solo una striscia di bava biancastra dietro di me. 


PAG.117
Il tipo dei miei sogni
Il mio problema è che sogno di essere un tipo da sogno. E non so perché, ma la realtà è tutt'altro. Per cui ogni mattina, quando mi alzo e mi guardo allo specchio, spero di imbattermi in questo tipo da sogno.
E invece in chi mi imbatto? In me stesso! 


PAG.136
Lo stato di grazia
Lo stato di grazia non esiste, c'è sempre qualcosa che ti riporta drasticamente alla realtà, che ti piomba per bene le caviglie.