venerdì 11 agosto 2017

SMARRITO CANE di Pauls Toutonghi


Trama 4/5: Il 10 ottobre del 1998 Fielding Marshall, un programmatore informatico di ventisette anni, sta facendo un'escursione sugli appalachi con il suo cane Gonker, sei anni, metà golden retriever. Gonker scatta in avanti e sparisce nella foresta. Ha il morbo di Addison e ventitré giorni per sopravvivere senza le medicine che prende regolarmente. Subito parte la ricerca, che coinvolge tutta la famiglia Marshall e fa riemergere antichi dolori: la mamma di Fielding è cresciuta in giappone in una famiglia profondamente infelice, e solo l'amicizia con il cane Oji le ha dato un po' serenità durante l'infanzia. Anche Fielding, ribelle nell'anima, è depresso: la compagna l'ha appena lasciato dopo la nascita e la morte di una bambina immatura. Lui è un ragazzo mai del tutto cresciuto, che fatica a trovare un equilibrio...

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Che sia un cane o un gatto o qualsiasi altro animale domestico, diventa un membro della famiglia, quindi se sta male o ha bisogno di cure o chi sa cos'altro, si fa tutto il possibile come lo faresti per un genitore o un figlio. A volte è questo il problema, quando parli con persone che ritengono gli animali solo animali, che stanno fuori perché tanto sanno procacciarsi il cibo da soli, anche se è freddo o caldo, la gente non capisce che senza volerli umanizzare troppo, ma anche loro danno un contributo in famiglia. Anche loro hanno un carattere, e hanno un ruolo ben preciso a cui non possono sottrarsi. E quindi niente, si fa di tutto, anche cercarlo, mandare fax, fare km a piedi chiamandolo, andando in tv, e alla fine, qui c'è un lieto fine per fortuna, tutto torna al suo posto.
Non sempre c'è un lieto fine e parlo per esperienza personale, ma una cosa (ma anche di più di una) buona c'è in ogni storia: quell'animale, quel dolce membro della famiglia, ha fatto un po' di strada con noi e si è guadagnato un posticino nel nostro cuore e sarà sempre con noi!

MISTERI DEL VENETO - Alla scoperta di luoghi segreti, leggende, fantasmi e curiosità di Alberto Toso Fei



Trama 2/5: Leggende di santi e di mostri, storie arcane di fantasmi e di omicidi, luoghi misteriosi e fuori dalle rotte consuete. Per chi vuole conoscere e scoprire quanto si nasconde nei meravigliosi confini del veneto, dalle vette delle dolomiti ai fondali lagunari, passando per castelli sontuosi, borghi medioevali, boschi inquietanti e antiche ville dalla bellezza mozzafiato, fino alle calli di venezia nelle quali ogni segreto finisce per nascondersi, pronto per essere disvelato. scoprirete storie di streghe e fate, anguàne e mazzariòli, orchi e salbanèlli, i leggendari folletti dispettosi che intrecciano le criniere dei cavalli durante la notte; e ancora, vicende amorose belle e drammatiche al punto da divenire oggetto di alcune opere di william shakespeare: storie antiche e moderne, dolcissime o tragiche, frutto di oltre due millenni di trasmissione orale. una guida a luoghi straordinari, ma allo stesso tempo anche uno strumento di conoscenza indispensabile per quanti vogliano scoprire la plurimillenaria cultura veneta.

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Miti e Leggende
Il problema di questo libro è che l'intento e l'argomento sono bellissimi ma secondo me sviluppato male. Nel senso che le leggende narrate a volte sono talmente brevi che sembrano più un pettegolezzo da bar e non una storia su cui ricamarci sopra.
Ho letto altri libri su leggende ma erano poche e ben sviluppate, qui invece si ha l'impressione che l'autore abbia fatto il giro del Veneto e parlato con tutti in modo da fare una lista frettolosa delle leggende del nostro territorio e non le abbia sviluppate affatto.
Un gran peccato a dire il vero perché avrebbe potuto fare una cosa più accurata dividendo le varie province addirittura in volumetti così da dare la giusta attenzione a tutte.
Un'occasione mancata a mio avviso.

AL PAESE DEI LIBRI di Paul Collins

Trama 4/5: Ma che idea, lasciare la California per un brumoso paesino della campagna gallese! Se non fosse che il paesino è Hay-on-Wye, “la Mecca dei bibliofili”, dove c’è una libreria antiquaria ogni quaranta abitanti, e dove si celebra ogni anno uno dei più noti Festival della Letteratura – e se non fosse che il pellegrino è Paul Collins, instancabile e ardimentoso cacciatore di libri perduti e stravaganti. Ingaggiato nel 2000 da Richard Booth, il libraio che nel 1977 si proclamò Re del Principato Autonomo di Hay, Collins si è potuto dedicare per sei mesi alla sua attività preferita: frugare tra cataste di “libri effimeri che fin dall’inizio non erano destinati a durare”, e tramandarci le loro storie. Ed ecco le ponderose raccolte di riviste obsolete (“La rivista delle meraviglie, composta per intero di materiale classificabile unicamente come miracoloso! bizzarro! strano! strampalato! soprannaturale! eccentrico! assurdo! oscuro! e indescrivibile!”), le memorie apocrife (“Sono stata la cameriera di Hitler”) o anonime (“Le confessioni della moglie di uno scrittore”), gli autori che scrivono dall’aldilà, e le prime edizioni “grigie e pesanti come tombini”. Mentre cerca casa, fantasticando di stabilirsi definitivamente in un grande “pub sconsacrato” del Seicento, il Sixpence House, Collins riesce anche a far domanda per un seggio alla Camera dei Lord (quella “specie di governo mediante copula. Una spermocrazia, se preferite”). Oltre che una incantevole “tranche de vie”, “Al paese dei libri” è una sorprendente meditazione sul valore dei libri nel tempo – e sulla volubile sbadataggine del passato, “l’unico paese dove è ancora lecito prendersi gioco degli indigeni”.

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Non c'è niente da fare, l'atmosfera inglese attira sempre chissà perché...
A me questo libro è piaciuto, è una biografia, o meglio uno spaccato della vita dell'autore, della sua esperienza nella campagna gallese, nel paese dei libri, dove ci sono a momenti più librerie che abitanti.
E' stato piacevole conoscerne alcune macchiette, capire la fatica che ha fatto l'autore per cercare di comprare una casa, la fatica che ha fatto quando ha lavorato in un deposito di libri.
E' così la vita normale, è fatta di contrattempi, di retromarce, di delusioni, le vite perfette si trovano solo nei libri (?) e comunque peccato che molti titoli nominati, che raccontati così ti fanno anche venire voglia di leggerli, siano fuori catalogo e forse non più reperibili nemmeno in biblioteca!
Ma la cosa che mi ha colpito molto al di là del contesto e della storia, è appunto il fatto che con il tempo si da valore a libri che al momento dell'uscita non sono nemmeno stati calcolati, il tempo ne aumenta non solo il valore intrinseco, ma anche la rilegatura, il lavoro di studi e di creazione dietro, e un volumetto di poche pagine diventa il Santo Graal tra i collezionisti del genere.
E' inquietante sapere che per le mani potremmo avere quello che fra un ventennio potrebbe essere il libro introvabile che ha segnato la storia. Io, nel mio piccolo, continuerò comunque a evitare certi autori, così a prescindere, beati voi che li avrete e diventerete miliardari magari con una De Filippi o un De Carlo ;)

NESSUNO SCOMPARE DAVVERO di Catherine Lacey


Trama 3/5: Elyria, ventotto anni, ha un lavoro stabile e un marito a New York: ma un giorno, senza dare spiegazioni, molla tutto e parte con un volo di sola andata per la Nuova Zelanda. Passerà mesi a vagare in autostop fra le campagne di quel paese sconosciuto, incrociando le vite di altre persone e tentando di dare un po'di pace alla sua. Scopriamo che Elyria ha un passato difficile (una madre alcolizzata, una sorella adottiva suicida, allieva del professore che è poi diventato suo marito), ma la fuga non è causata da crimini o violenze: nasce da un malessere esistenziale tanto profondo quanto difficile da definire; e il romanzo è, di fatto, un viaggio nella mente della narratrice, capace di osservazioni acutissime sul mondo, ma anche preda di improvvisi squilibri; dentro di lei, dice, si muove un bufalo riottoso che non riesce a placare.

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Ho visto commenti negativi a questo libro, in realtà io non mi sento di stroncarlo, e sapete perché? Perché quel bufalo l'ho avuto dentro anche io...non me ne sono fisicamente andata con ha fatto Elyria, ma mi sono eclissata molto nella mia vita perché non capivo chi volevo, cosa volevo, quale sarebbe stata la mia strada. E a tratti provo ancora quel sentimento, solo di sfuggita, come uno spiffero d'aria che senti all'improvviso, come viene se ne va, ma lo sento. E mi chiedo se la strada che ho preso è giusta, se alcune scelte o alcuni obiettivi che mi sono prefissata sono quelli giusti per me o se sto solo rincorrendo qualcosa che in realtà è socialmente riconosciuto ma non bene per me. Quindi no, non stronco questo libro, non vi dirò che a tratti è noioso, è semplicemente realtà per chi qualche volta non si sente parte di tutto questo grande mondo che spaventa e fa sentire piccoli piccoli.
E comunque il nostro passato ci rincorre, è come la nostra ombra, è appena dietro a noi, non ce ne liberiamo mai e condiziona il nostro futuro ogni giorno, anche se non ci sembra, anche se per noi il passato è andato, non è mai vero del tutto.

SE MI TORNASSI QUESTA SERA ACCANTO di Carmen Pellegrino


Trama 4/5: Giosuè Pindari è un uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico, ma la moglie, dopo anni in cui il male di vivere non le ha concesso che brevi tregue, è ormai preda di un irreversibile declino; il socialismo, in cui ha creduto con una tenacia e una dedizione tipicamente "appenniniche", è stato trascinato nel fango dalla corruzione; l'amatissima figlia Lulù se ne è andata e non dà più notizie di sé. Contro la degenerazione di corpo e mente si può fare poco, contro la fine di un'utopia si può fare ancor meno, mentre a una figlia che è viva e lontana - provata dalle inevitabili incomprensioni generazionali ma legata da una sensibilità ancestrale e profonda, una vera e propria educazione dell'anima - si può comunque scrivere. Si può tentare di compiere un passo lungo la via di una riconciliazione, che è prima di tutto una riconciliazione con se stessi. Così Giosuè Pindari scrive a Lulù, le scrive lettere che infila in bottiglie e poi le affida alla corrente del fiume. Il fiume è acqua che appartiene alla terra, il fiumeterra contiene entrambi gli elementi; è acqua che tutto conserva: passato, presente e quindi futuro. Arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo, il fiumeterra con le sue piene improvvise sa come arrivare a destinazione... Sulle sponde di un altro fiume c'è Lulù, che ha conosciuto Andreone, l'uomo 'leggero' che aspetta, anche lui esattamente come Giosuè, insieme alla piena il ritorno di una donna che è andata via. È proprio l'incontro con quest'uomo bislacco - l'altro, così necessario al riconoscimento di sé - a rivelarsi benefico. Da quelle sponde del fiume lontano è come se Lulù rispondesse alle lettere paterne seguendo la corrente, e su un registro magico, dentro un'aura d'incantamento.
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E' un libro molto sofferto, al tempo stesso molto bello che mette in luce il rapporto tra una padre e una figlia.
Nella prima parte la voce narrante è il padre poi sostituito dalla figlia.
Non voglio scendere troppo nei particolari, anche perché poi magari ognuno ci legge un po' della sua storia con il papà, comunque quello che mi ha fatto riflettere è quanto sia difficile fare il genitore.
Tu riversi sui tuoi figli le tue aspettative e ti dimentichi che hanno un'anima tutta loro, compreso il carattere e le predisposizioni che possono essere molto diverse dalle tue. E poi i tuoi principi, sacrosanti il più delle volte nell'epoca in cui tu sei cresciuto, possono non calzare proprio perfettamente decenni dopo sui tuoi figli. E allora è un attimo imporre una cosa sbagliata e logorare il tuo rapporto, ed è un attimo ricevere una risposta sbagliata.
E forse non ci accorgiamo che anche i figli si fanno delle aspettative che noi deludiamo, e ora la frittata è fatta. Cosa si può fare e come si può sopravvivere?
Credo che l'unico modo sia parlare con il cuore in mano in modo da far capire i nostri sentimenti all'altro e spiegare i nostri atteggiamenti. E poi sarà quel che dio vorrà...

LE PIETRE di Claudio Morandini


Trama 5/5: Tutto è in movimento in questo romanzo: sono sempre in giro gli abitanti del villaggio alpino di Sostigno, che salgono alle baite di Testagno e subito dopo scendono, in transumanze sempre più frequenti e frenetiche; si agita il fiume, anzi il torrente, che «certe anse se le inventa la notte, e la mattina le scopriamo come un regalo di natale al contrario». Soprattutto, si muovono le pietre. Certo, la vallata si è formata su detriti, su instabile sfasciume: ma il dato geologico non basta a spiegare i bizzarri fenomeni che da decenni coinvolgono i paesani, quella specie di iperattività del mondo minerale che moltiplica le pietre nei campi, nelle case, ovunque. I sostignesi, però, non se ne lamentano troppo, anzi cercano di sfruttare l'esuberanza pietresca a loro vantaggio. Gli eventi recenti si intrecciano con la storia passata dei coniugi saponara, cittadini in pensione approdati in montagna: è proprio in una stanza della loro "villa agnese" che si sono materializzate dal nulla le prime pietre, accumulandosi giorno dopo giorno in un crescendo tra ionesco e Buster Keaton. Iride Zanardò e Don Danilo, nonno Ramaglia, Giacometti col Tarella e il Cappon sono solo alcune delle voci di un romanzo corale, nel quale si intrecciano i racconti di un'intera comunità; ed è una polifonia divertita e irrequieta quella che, come durante una lunga serata di veglia, divagando tra passato e presente, tra mondo di sopra e mondo di sotto, contaminando dramma e commedia, ghost-story e favola, rievoca l'intricato e ineludibile vincolo con le pietre.

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Le pietre a volte sono macigni, ma non sempre :)
Quando penso ai paesini di montagna che frequento da quando ho memoria, mi sono sempre fatta una domanda: "ma sta gente, tolta l'estate e l'inverno che portano i turisti, il resto dell'anno cosa fanno?". Eh si perché va bene sistemarsi casa, va bene sistemare le strutture che accoglieranno i turisti, ma il tempo è infinito in montagna nella mezza stagione. Avete mai passato una settimana in montagna? Qualche giorno di pioggia e pensate al suidicio eh!!!
Quindi nella mia fantasia, come in questo libro, il paese si ritrovava a inventare storie... chissà se è vero anche solo in parte?
Comunque il libro ce lo racconta uno degli abitanti che sembra essere tornato da grande in quel paesino dove ha sentito storie, e ci fa vedere un po' più da vicino cosa vuol dire appunto passare il tempo in quel contesto.
La storia delle pietre che si materializzano in casa, o che arrivano in giardino, che in realtà enfatizzano molto l'ambiente che purtroppo è caratterizzato da frane e terremoti, è alquanto surreale e ci sta, è anche molto divertente a dire il vero, anche il modo in cui lo racconta è divertente e ironico. Che quella famiglia che si ritrovava i sassi in salotto sia esistita veramente? O che sia stata una parte della storia? Che l'angoscia li ha divorati sia tangibile? Ma chi può saperlo... ma va bene così...
Un libro spassosissimo che diverte!

CADE LA TERRA di Carmen Pellegrino

 Trama 5/5: Con Carmen Pellegrino "l’abbandonologia" diviene scienza poetica. Ora questo modo particolare di guardare le rovine, di cui molto si è parlato sui giornali e su internet, ha il suo romanzo: questo. Un romanzo importante perché tutti ci portiamo dentro un piccolo paese abbandonato.
Alento è un borgo abbandonato che sembra rincorrere l’oblio, e che non vede l’ora di scomparire.Il paesaggio d’intorno frana ma, soprattutto, franano le anime dei fantasmi corporali che Estella, la protagonista di questo intenso e struggente romanzo, cerca di tenere in vita con disperato accudimento, realizzando la più difficile delle utopie: far coincidere la follia con la morale.Voci, dialoghi, storie di un mondo chiuso dove la ricchezza e la miseria sono impastate con la stessa terra nera. Capricci, ferocie, crudeltà, memorie e colpe di un paese di “nati morti” che si tormenta nella sua più greve contraddizione: voler essere strappato alla terra pur essendone il frutto.Cade la terra è un romanzo che acceca con la sua limpida luce gli occhi assonnati dei morti: sembra la luce del tribunale della storia, ma è soltanto il pietoso tentativo di curare le ferite di un mondo di “vinti”, anime solitarie a cui non si riesce a dire addio perché la letteratura, per Carmen Pellegrino, coincide con la loro stessa lingua nutrita di “cibi grossolani”. Seppellirli per sempre significherebbe rimanere muti.Ma c’è orgoglio e dignità in queste voci, soprattutto femminili. Tornano in mente le migliori pagine di Mario La Cava, Corrado Alvaro e Silvio D’Arzo: prose appenniniche petrose ed evocative, come di pianto riscacciato in gola, la presa d’atto dell’impossibilità d’ogni epica.Cade la terra è tassello romanzesco importante della grande letteratura meridionale novecentesca. Che venga pubblicato ora, in altro secolo, è solo la dimostrazione che gli orologi non sempre indicano l’ora esatta.(Andrea Di Consoli)
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Quando ero più ragazzina e andavo a camminare sulle Dolomiti con papà (lui era appassionato della prima guerra mondiale e sullo Dolomiti ogni angolo c'è qualcosa, una caverna una trincea dei resti) cercavo di ripercorrere le trincee e nelle grotte entravo senza nemmeno guardare se era pericoloso o meno, e più in profondità andavano e più mi avventuravo (senza un minimo di coscienza) e anche nei fortini facevo la stessa cosa.
Poi quando negli anni 90 abbiamo cambiato casa, sulla nostra via c'era una villa oramai in disuso ma il giardino era ancora ben curato...così nei pomeriggi estivi, nella calura, accompagnata dalle cicale, mi avventuravo in questa villa, di nascosto, entravo da una vetrata lasciata aperta e girovagavo, ne ascoltavo i rumori gli scricchiolii, raccoglievo un disegno da terra, un vasetto, qualcosa che mi parlasse di chi era lì prima di me, che mi parlasse di quella casa... E questa abitudine e curiosità mi sono rimaste tuttora, è un attimo che io sparisca dentro da qualche parte, è una forza irresistibile che mi attrae. E leggendo questo libro, in cui la terra si muove continuamente e gli abitanti se ne vanno pian piano, mi sono tornate in mente proprio queste mie incursioni. Ed è stato un viaggio bellissimo, e io questo libro lo consiglio a tutti, perché le cose abbandonate non sono inutili, in realtà le cose abbandonate hanno ancora molto da dire e da raccontare, le case e i giardini raccontano delle persone, i paesini abbandonati racconta di leggende, le montagne raccontano la guerra, basta saper ascoltare e guardare con la giusta prospettiva, basta saper chiudere gli occhi tacere e farsi raccontare.

FIABE DANESI


Trama 3/5: C’era una volta una principessa trasformata in cervo che tornava a essere donna ogni notte di Natale, c’era un giovane in cerca di fortuna finito al servizio di un malvagio troll, c’era un povero pastore che trovò un borsellino capace di sborsare monete all’infinito, e poi c’era una tovaglia che si imbandiva da sola, una scatola con dentro un gigante pronto a esaudire ogni desiderio, una bisaccia da cui potevano uscire immensi eserciti. Sono le meraviglie delle fiabe a rivivere in questa antologia, un mondo di possibilità sconfinate in cui la realtà quotidiana di re e contadini, locande e foreste si popola di draghi, animali parlanti, streghe e folletti, si colora di magie, metamorfosi e prove da superare. La saggezza popolare, l’eterna tensione verso l’amore e la felicità, e il piacere di raccontare e abbandonarsi alla fantasia animano avventurosi viaggi attraverso montagne di vetro, regge di fuoco e castelli appesi a catene d’oro su un mare rosso, in cui il male è sempre in agguato e non si sa mai quale incontro riservi la sorte, ma il coraggio, il buonsenso e la generosità assicurano il lieto fine ai buoni, e un’impietosa punizione ai malvagi. Tratte dalle prime raccolte scritte dell’Ottocento, quando la tradizione orale andava scomparendo e anche la Danimarca, sulla scia dei fratelli Grimm, riscopriva questo prezioso patrimonio narrativo, molte fiabe contengono le versioni originali di storie che hanno continuato ad affascinare e ispirare scrittori fino a diventare dei classici e ricomparire anche nei libri di Andersen.
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Sicuramente una raccolta più apprezzabile della precedente, Fiabe Lapponi.
Alcune fiabe sono molto simili al volume precedente, anche lo stile è simile, il ripetersi del numero 3, le figure buone e quelle cattive.
Però sono più lunghe, scritte in modo più maturo.
Se mi fossi fermata all'impressione pessima del primo volume probabilmente mi sarei persa questa evoluzione, e un po' mi sarebbe spiaciuto.
Attenzione, non posso dire che queste fiabe siano bellissime e imperdibili, però se alcuni come me hanno bocciato la prima raccolta, potrebbero invece apprezzare un po' di più questa seconda.
E' anche vero però che certe letture vanno fatte a tempo debito, secondo me a bambini piccoli possono piacere molto... se solo i bambini piccoli fossero meno tecnologici ç_ç

FIABE LAPPONI


Trama 2/5: L’incanto del “c’era una volta” nelle più remote terre del Nord. In questa antologia di fiabe e leggende rivive il patrimonio di tradizioni, miti e credenze di quella che per lungo tempo è rimasta una minoranza etnica muta e isolata. Un mondo di magie e metamorfosi, di foreste stregate, accampamenti nomadi, cavalcate nella neve in sella alle renne, e grandi laghi attraversati sugli sci, dove la fantasia si combina con la realtà quotidiana e le usanze ancestrali del popolo sami. Un mondo in cui cacciatori e pescatori sfidano gli spiriti della terra in cerca di fortuna, salvano principesse rapite da demoni, affrontano prove per conquistare regni al di là del mare, destreggiandosi tra le profezie delle vecchie Gieddegæš, gli agguati dei giganti e gli inganni di orchi goffi come gli Stallo. Primo volume di una serie dedicata alle fiabe scandinave, Fiabe lapponi attinge direttamente alle prime raccolte scritte nell’Ottocento, quando l’Europa, sulla scia dei fratelli Grimm, riscopriva il valore letterario di questo racconto orale. Una riscoperta che soprattutto per la Lapponia ha rappresentato anche una ricerca delle radici culturali e della propria indipendenza linguistica. Espressione di una saggezza popolare a volte amara, derivata dalle dure lezioni della natura e della Storia, ogni fiaba riserva qualche sorpresa, un crudo colpo di scena, un lieto fine mancato, una severa punizione per l’eroe non avveduto, e lasciando il dovuto spazio ai sogni e al gusto del narrare, racconta l’errare umano attraverso una smaliziata ironia. [1° volume]

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Durante la lettura di queste fiabe lapponi, avevo già messo una stellina come voto perché sinceramente non mi stavano piacendo per nulla.
A fine lettura ho aggiunto una stellina per la postfazione che spiega un po' come nella tradizione nordica si siano perse molte delle fiabe che venivano raccontate solo nella tradizione orale. Ci sono stati anche molti autori che hanno cercato di riproporre a suo tempo delle raccolte divise in volumi ma che hanno fatto poco successo già allora.
Capisco che dietro la "fiaba" ci siano molte accezioni e stili diversi, ovviamente si discostano di molto rispetto alle nostre sia per l'ambientazione e la povertà dello stile sia per le figure rappresentate. Niente carrozze, niente streghe malvagie, piuttosto slitte e maligni e giganti.
Però devo ammettere che ad oggi sembrano un po' ridicole, ma su questo posso anche fare finta di nulla, ci sta, ma la traduzione? Io non so se siano state riproposte esattamente così per mantenere una certa tradizione o comunque un certo aspetto, ma anch'io come altri ho notato che bambini delle elementari scrivono meglio.
Alcune devo dire illeggibili!
Tenterò con le altre fiabe nordiche ma se sono così devo dire che non le capisco e non le apprezzo.
*** Per chi volesse fare delle ricerche e/o approfondire le fiabe di questa raccolta, di seguito i titoli:
1-La zampa d'orso
2-L'uomo buono e l'angelo
3-La famiglia Forte
4-Il ragazzo di legno di ontano
5-Il giovane pescatore e la donna del mare
6-L'uomo che fu infedele al suo dio (racconto dell'epoca pagana)
7-Rimagalles e i tre Stallo
8-Stallo e la ragazza lappone
9-Stallo lotta con un lappone di montagna
10-Lo Stallo di Natale
11-Il porcaio, il signore del vento e la figlia del re
12-I fratelli che volevano trovarsi le fidanzate
13-I tre principi e le tre principesse volanti
14-Due fratelli partono per fare affari
15-Il ragazzo povero e la volpe
16-La giovane Acces-aedne
17-Il garzone, il diavolo e il vescovo Mattias kastrim
18-Ieri mi hai portato fuori tu, oggi ti porto fuori io
19-Il povero studente fa la sua fortuna
20-I due fratelli, le figlie del re e il Cavaliere Rosso
21-Ruobba fa la guardia all'albero del re e ruba l'occhio del gigante e del Maligno
22-La ragazza che si gettò in acqua e diventò un'anatra d'oro
23-La fanciulla che cercava i suoi fratelli
24-Biettar il barcaiolo
25-Anders Buhara
26-Il ragazzo a servizio dal gigante
27-Cuozzastak, ovvero la chiave nella conocchia
28-Il ricco Mattis e il povero Mattis

SOLO PER IDA BROWN di Ricardo Piglia


Trama 2/5: Emilio Renzi, docente argentino di Letteratura inglese, viene invitato a trascorrere un semestre nella Taylor University, vicino a New York. Lì conosce studenti brillanti, cattedratici impegnati in bizzarre ricerche, clochard che sembrano vecchi saggi e soprattutto Ida, un'insegnante che diventerà la sua amante. Fin dal principio, il suo soggiorno nel campus è disseminato di strani fatti inquietanti e quando Ida muore in un incidente stradale - in circostanze simili ad altri incidenti recenti - la polizia parla di un gruppo terrorista. Ma chi era Ida, allora? E chi c'è dietro gli incidenti? Ispirato alle vicende di Unabomber, "Per Ida Brown" è un romanzo d'autore con la struttura di un noir. C'è un cadavere, un mistero e la ricerca della verità, ma ci sono anche la letteratura e la feroce critica al divenire degli Stati Uniti.

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Quando mi dicono "quel libro è un bellissimo noir" io penso subito ad ambientazioni scure, fumose, un po' alla Chandler per capirsi... Qui invece sinceramente di noir non ho visto proprio nulla. Una prima parte con spiccati tratti autobiografici, mi fido perché non conoscevo l'autore prima d'ora, un professore argentino che viene chiamato a fare un semestre in un istituto americano, dove conoscerà vari altri professori tra cui Ida Brown. Tra loro nasce una storia di cui non ho percepito nessuna passionalità, e la suddetta Ida Brown pare essere molto misteriosa, altro aspetto che non ho percepito per nulla.
Poi si passa alla seconda parte del libro, che analizza degli omicidi, tra cui quello appunto di Ida Brown e a me è sembrato nemmeno un thriller ma un dossier televisivo, un reportage, la fine di un film raccontata dalla voce narrante.
Insomma del noir nemmeno l'ombra a mio avviso, come thriller piattume totale, e niente, a me non è piaciuto.
Che poi tra le righe si tocchino argomenti più di attualità posso anche essere d'accordo ed è un bel modo di affrontarli e denunciarli, però il tutto infarcito di grandi nomi della letteratura come Conrad o Thoreau (per dirne un paio) e parole/frasi inglesi, no assolutamente noia!

LA CASA PIU' GRANDE DEL MONDO di Leo Lionni

Trama 5/5: Una lumachina dichiara a suo papà che da grande avrà la casa più grande del mondo. E il suo papà le racconta la storia di una lumaca che aveva il suo stesso desiderio e che alla fine, a furia di spingere e desiderare e sforzarsi, riuscì ad ottenere un guscio enorme, colorato e bellissimo. Davvero la casa più grande del mondo... peccato che poi non riuscì più a muoversi: la sua bellissima e grandissima casa era troppo pesante! La lumachina dà ascolto al padre e decide di avere da grande la casa più piccola del mondo. Così leggera che può spostarla in giro per il mondo! Età di lettura: da 4 anni.

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Io adoro le lumachine (non mangiarle ovviamente!!!)...
E questo libro credo sia molto bello, sia per le illustrazioni, sia per la storia che nella sua semplicità appunto vuole insegnare a chiunque che vivere con semplicità e felici di ciò che la vita ti regala, è un buon modo di affrontare tutto quello che arriva, perché spesso desiderare troppo porta a non saper affrontare quel "troppo".

LA MIA LOTTA PER LA LIBERTA' di Yeonmi Park


Trama 5/5: "Sono estremamente grata per due cose: di essere nata in Corea del Nord e di essere fuggita dalla Corea del Nord. Entrambi gli eventi mi hanno formato, e non cambierei mai la mia vita con una pacifica e tranquilla. Ma c'è molto di più nella storia che mi ha portato a essere quella che sono oggi. [...] Durante il mio viaggio ho visto gli orrori che gli esseri umani sono capaci di infliggersi a vicenda, ma sono stata anche testimone di atti di tenerezza, gentilezza e sacrificio nelle peggiori circostanze immaginabili. So che si può perdere parte della propria umanità per spirito di sopravvivenza. Ma so anche che la scintilla della dignità umana non si potrà mai davvero spegnere e che, grazie all'ossigeno della libertà e al potere dell'amore, potrà tornare a brillare. Quella è la storia delle scelte che ho fatto per riuscire a vivere." Yeonmi Park racconta la sua storia incredibile: dall'infanzia sotto il regime di Kim Jong-il, alla fuga in Cina finita nelle mani dei trafficanti di esseri umani, alla ricerca senza esito della sorella Eunmi, alla traversata del gelido deserto di Gobi seguendo le stelle verso una nuova vita, il suo memoir è un inno senza retorica alla libertà e alla forza dello spirito umano.

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Un amico poco tempo fa mi incontra, si parla del più e del meno e poi va...
Poi corre indietro e mi dice "ah volevo dirti, La mia lotta per la libertà, l'ho letto tutto d'un fiato come non mi capitava da tanto, leggilo se ti capita"
E l'ho fatto capitare.
Devo ringraziarlo perché probabilmente dalla quarta l'avrei rimesso in scaffale perché non mi pareva un argomento che mi interessasse. E infatti devo ammettere che la storia della Korea io non la so, del perché sia del Nord e del Sud non lo so, che regime ha non lo so, seguo solo un becero gruppo su facebook che fa battute in dialetto veneto oltre Piave su Kim, che probabilmente se lo sapesse ci avrebbe già annientato con l'atomica.
Poi invece mi appassiono di questa storia, in realtà rabbrividisco perché non avevo alcuna idea di cosa volesse dire vivere in Korea del nord, di quanto fosse una realtà pazzesca, perché se pensate ai campi di concentramento, beh sono niente in confronto. In Korea del nord puoi essere giustiziato per una telefonata illegale, puoi essere torturato per aver detto la tua opinione o una parola che il regime ha vietato. Puoi morire per aver visto un film di contrabbando o anche solo per avere un videoregistratore in casa. Cioè è allucinante.
E come sempre ci sono i furbi, quelli che vendono le donne appena oltre confine, su territorio cinese, su chi le violenta e poi le rivende ancora, e le donne non hanno nessun valore.
E questa ragazza si fa coraggio e racconta la sua storia in modo che tutti la conoscano, in modo che tutti sappiano cos'è la Korea del nord, che poi in quella del sud è tutta un'altra cosa, e lei lo mostra chiaramente!
Una lettura appassionante davvero, se solo non fosse vera...
16/05 faccio una piccola postilla, come ho scritto nei commenti.
*Io farei leggere libri come questo, obbligatoriamente, a tutti i razzisti che si accaniscono contro gli immigrati. Non parlo di quelli con il telefonino e vestiti bene che gettano il cibo come qualcuno li ha addestrati per far arrabbiare i leghisti, no no, parlo di quelli veri, che scappano da quello che ho letto tra queste pagine.*

NEVE, CANE, PIEDE di Claudio Morandini


Trama 3/5: Il romanzo è ambientato in un vallone isolato delle Alpi. Vi si aggira un vecchio scontroso e smemorato, Adelmo Farandola, che la solitudine ha reso allucinato: accanto a lui, un cane petulante e chiacchierone che gli fa da spalla comica, qualche altro animale, un giovane guardiacaccia che si preoccupa per lui, poco altro. La vita di Adelmo scorrerebbe scandita dai cambiamenti stagionali, tra estati passate a isolarsi nel bivacco sperduto e inverni di buio e deliri nella baita ricoperta da metri di neve, se un giorno di primavera, nel corso del disgelo, Adelmo non vedesse spuntare un piede umano dal fronte di una delle tante valanghe che si abbattono sulla vallata. "Neve, cane, piede" si ispira a certi romanzi di montagna della letteratura svizzera, in particolare a quelli di Charles-Ferdinand Ramuz, o alle opere ancora più aspre di certi autori di lingua romancia, come Arno Camenisch. Leo Tuor o Oscar Peer: vi si racconta una vita in montagna fatta di durezza, di fatica, di ferocia anche, senza accomodamenti bucolici. Nell'ambiente immenso, ostile e terribile della montagna, il racconto dell'isolamento dell'uomo, del ripetersi dei suoi gesti e dell'ostinazione dei suoi pensieri e reso dalla descrizione minuziosamente realistica che a volte si carica anche di toni grotteschi e caricaturali, soprattutto nei dialoghi tra uomo e animali, questi ultimi dotati di loquacità assai sviluppata.

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Che libro difficile... Sono pensierosa...
Non è facile definire questa storia e nemmeno a che categoria possa appartenere.
Non è un libro di montagna, nonostante sia ambientato in montagna. Non è ben specificato dove, quindi ognuno può immaginare il posto che preferisce, a me per esempio sono venute in mente a tratti le mie care Dolomiti e a tratti qualche monte piuttosto aspro delle montagne friulane. Mi ha ricordato un passato in cui le montagne erano il mio rifugio sicuro, dove passavo intere stagioni in solitudine e con unici compagni di viaggio i libri proprio come il protagonista Adelmo Farandola che ha imparato ad apprezzare la solitudine delle grotte di alta montagna all'epoca della seconda guerra mondiale. Mi ha ricordato il silenzio che si sente in montagna, il silenzio delle persone e le grida fortissime della natura, e credo che ad un certo punto la solitudine sia accompagnata da una punta di follia e allora cominci a parlare con gli animali e la natura assume una connotazione molto diversa.
D'altra parte però nonostante queste sensazioni per me siano un bellissimo ricordo, mi rammarica che questo libro non mi abbiamo emozionato più di tanto. Nel senso che non mi sono sentita in perfetta sintonia ne con Adelmo ne con il cane ne con i suoi vuoti di memoria, alla fine non mi sono affezionata a lui che forse era l'obiettivo...
Boh è un libro strano ecco... magari tra qualche giorno cambio idea e a ripensarci mi viene in mente qualcos'altro...
La conclusione invece scritta dall'autore che spiega come è nata questa storia mi è piaciuta molto di più.

ISOLA DEL DOTTOR MOREAU di H.G. Wells


Trama 4/5: Chi mai potrebbe credere alla storia raccontata da Edward Prendick? Stando alle sue memorie, scampato a un naufragio nelle acque del Pacifico, sarebbe stato tratto in salvo da un vascello che trasportava animali esotici, comandato da un capitano dedito all'alcol. Su quel vascello avrebbe conosciuto un tale Montgomery e il suo deforme servitore M'ling, insieme ai quali sarebbe sbarcato su un'isola vulcanica abitata da esseri singolari e spaventosi, a metà tra uomini e bestie. L'unica presenza umana sull'isola sarebbe stata quella del dottor Moreau, uno scienziato specializzato in perversi esperimenti di vivisezione dai quali quelle strane creature avrebbero preso vita. Ma, a quanto racconta Prendick, non tutto sarebbe andato secondo i piani: gli uomini-bestia avrebbero cominciato a maturare una propria coscienza e si sarebbero ribellati al loro creatore. A salvare Prendick da una morte certa quanto atroce, sarebbe stato un battello alla deriva con due cadaveri a bordo, grazie al quale l'uomo avrebbe finalmente ripreso il mare. A Londra, dove è riuscito a tornare, sono in molti a credere che Edward Prendick sia solo un pazzo...

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Questa storia può essere letta in vari modi: fantascienza visionaria? fantasy? avventura? oppure si può vedere il lato animalista, stop alla vivisezione, stop agli esperimenti sugli animali!!! oppure ancora il lato oscuro che c'è in ogni uomo (o creatura vivente), il buono e il cattivo, la luce e l'ombra, l'aspetto psicologico, oppure ancora l'isolamento e la pazzia...
Non so, a voi cosa viene in mente se ripensate a questa lettura?
Io ho visto molti e molti aspetti, senza dubbio il racconto è molto suggestivo, questi animali umani, o umani bestiali, mi hanno fatto venire in mente che al giorno d'oggi invece di stupirci e indignarci per storie simili, rimaniamo impassibili di fronte a ben di peggio. Il che mi fa riflettere molto su come cambiano le prospettive, quando uscì questo libro immagino che le reazioni siano state molte, ma sicuramente è stato visto come un futuro improbabile, e invece Wells come molti l'aveva vista lunga...
Siamo creature tristi sotto molti aspetti. Ecco.

GATTOTERAPIA di Giorgio Pirazzini


Trama 3/5: Claudia e Lorenzo, una coppia di pubblicitari in crisi che vive a Londra, per superare le negatività si sottopone ad una terapia praticata in un esclusivo circolo londinese: la 'gattoterapia', che analizza e invita a seguire la sensualità, l'eleganza e l'indifferenza dei felini. Claudia ha successo e un amante, Lorenzo invece si barcamena tra un lavoro che lo deprime e una moglie che lo surclassa. Sarà questa la soluzione? Lorenzo resta affascinato dall’esperienza, tanto da prendersi subito un gatto vero, Iago. Lo osserva per giorni, lo studia, ne scopre l’indolenza e la calma, lo imita e, nell’esercitare lui stesso questi sentimenti impara finalmente a dare il giusto peso alle cose della vita.

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Il titolo mi aveva evocato un'immagine del tipo "due sono in crisi e prendono un gatto per sentirsi nuovamente una coppia".
In realtà la situazione parte al contrario rispetto a quello che avevo pensato io, nel senso che i due sono in crisi e non fanno assolutamente nulla per riprovarci, quindi si separano e lui, un po' fallito un po' apatico, viene fatto entrare in un club molto esclusivo in cui ricchi di alto rango si divertono a vivere come i gatti, si vestono da gatti, si atteggiano da gatti, insomma quelle cose che fanno i ricchi annoiati ecco.
Ovviamente ci sono molti agganci importanti non c'è che dire e questo tornerà utile per una lavoro inaspettato, perché a lui piace molto cucinare, e io ho apprezzato veramente tanto le ricettine buttate qua e là nella narrazione.
Ad ogni modo in questo club esclusivo si possono adottare o tenere anche solo per pochi giorni dei gatti veri e lui si porterà a casa un gattone e loro si parlano, si capiscono, litigano, si snobbano... insomma lui prenderà ad esempio il suo gatto per comportarsi da gatto, fregandosene più o meno di tutto e di tutti.
Fintanto che ci scappa un morto e la ex moglie si ammala e il club viene distrutto e l'amico muore...
E insomma, alla fine tutto questo per dire che la morale che ho letto io è che i belli ricchi e annoiati alla fine crepano per tedio, i soldi e la noia riempiono quel vuoto di sentimenti che hanno dentro. Mentre tutti gli altri comuni mortali i sentimenti li hanno e a volte riescono a ritornare sui propri passi per amore, o quanto meno si accorgono che gli errori sono fatti da entrambi e quindi se ne può riparlare, e poi quando qualcuno che abbiamo amato si ammala lo vediamo così vulnerabile e inerme che saremmo veramente delle merde se chiudessimo il nostro cuore. La vita è dura i sentimenti sono tanti e con infinite sfaccettature, non sempre è facile però non dobbiamo dimenticare le nostre origini, i soldi e la ricchezza sono valori che si possono non avere e se si hanno si possono perdere, tutto il resto, la dignità la responsabilità la correttezza l'amore l'amicizia, si possono davvero perdere? Per quanto si cambi, per quanto le situazioni difficili ci plasmino, io credo che di fondo, quello che abbiamo dentro nello stomaco, non cambia mai :)

IL PARADISO DEGLI ANIMALI di David James Poissant


Trama 5/5: I racconti di David Jams Poissant parlano di relazioni. Genitori e figli, mariti e mogli, amanti o amici, i protagonisti di queste storie sono ritratti in un momento decisivo della loro vita quando, per la forza brutale dell'amore, si trovano sulla soglia di un precipizio, spinti da decisioni che loro stessi hanno preso. E sull'orlo del burrone, a ciascuno viene chiesto di fare una scelta: saltare o tornare indietro. Gli animali servono da catalizzatori, scatenano reazioni paradossali, spesso grottesche. E sono anche metafore di un territorio sospeso tra realismo e allegoria. I paesaggi sono quelli dell'America del sud, Atlanta, Florida, Tucson, ma anche Midwest e California. Non è il sogno americano ma un luogo più selvaggio e ai margini, dove fallimento e successo sono molto più vicini di quanto ci si aspetti, e il finale, lieto o triste che sia, libera sempre nuove speranze di riscatto e una profonda compassione. Come nella poesia di James L. DIckey, che dà il titolo a questa raccolta: "Sotto l'albero / cadono / sconfitti / si rialzano / si rimettono in cammino". Che poi è quello che tutti tentiamo di fare.
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Questi sono racconti tristi, drammatici, ma che ti entrano dentro.
Forse li ho semplicemente letti nel momento giusto, nel mio momento triste, nel mio momento drammatico e quindi li ho apprezzati di più, però per anni ho sostenuto che il problema dei racconti è che quando li leggo mi dimentico quello appena finito.
Questo invece lo eleggo come miglior libro di racconti che mi sia mai capitato di leggere.
Me li ricordo tutti e di tutti ho trovato qualcosa di me e della mia vita, credo che in alcuni tratti non sia tanto la storia ma la filosofia, i sentimenti che descrive, le situazioni, li puoi ritrovare anche nelle cose che ti sono capitate.
Libro stupendo, una scrittura scorrevole, appagante, non fatevelo mancare!

LA GUARIGIONE CON LA DETERGENZA VEGETALE di Antonina M. Botta

Trama 1/5

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Ho sbagliato io l'approccio a questo libro, mi aspettavo un manuale con schede tecniche o comunque qualcosa più simile a una guida. Invece mi sono trovata un manualetto che riporta più una narrazione di come l'autrice è arrivata alla produzione di detersivi naturali che effettivamente come farli e quali danni possono riportare i detersivi chimici.
Dato che sono anni che mi faccio i detersivi in casa e ultimamente ho smesso a favore di una particolari gamma di panni in microfibra (un brevetto di un'azienda vicino a casa mia) che permettono di pulire con solo acqua, pensavo di trovare approfondimenti al riguardo.
Invece ahimè nulla di tutto questo.
Solo un capitolo salvo, che riguarda gli ingredienti generici di un detersivo commerciale, ma non nello specifico, prende solo la famiglia di ingredienti.
Peccato perché poteva essere una bella occasione, e poi a dire il vero le ricettine che suggerisce a fine libro sono decisamente molto complicate e lunghe da produrre.
E visto che oltretutto parla del potere dell'acqua, mi è sembrato molto superficiale...

LE NOSTRE ANIME DI NOTTE di Kent Haruf


Trama 5/5: È nella cittadina di Holt, Colorado, che un giorno Addie Moore rende una visita inaspettata al vicino di casa, Louis Waters. I due sono entrambi in là con gli anni, vedovi, e le loro giornate si sono svuotate di incombenze e occasioni. La proposta di Addie è scandalosa e diretta: vuoi passare le notti da me?Inizia così una storia di intimità, amicizia e amore, fatta di racconti sussurrati alla luce delle stelle e piccoli gesti di premura. Ma la comunità di Holt non accetta la relazione di Addie e Louis, che considera inspiegabile, ribelle e spregiudicata. E i due protagonisti si trovano a dover scegliere tra la propria libertà e il rimpianto.Dopo la Trilogia della Pianura, Le nostre anime di notte è il sigillo perfetto all’opera di Kent Haruf, uno dei più grandi interpreti della letteratura americana contemporanea.

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Sono giorni che penso a questa recensione, a come formularla...
Dunque, partiamo dal presupposto che sono innamorata della scrittura di Haruf, mi piace il fatto che nei dialoghi non apre le virgolette creando una sorta di pausa, come fosse uno spettacolo teatrale. Parla di vita vera, della vita di tutti e quando parliamo tra noi non ci sono virgolette e questo è un aspetto che mi piace molto.
La trilogia della pianura mi era piaciuta tantissimo e poter tornare nella cittadina di Holt mi ha emozionato, anche se ho avuto l'impressione di andare in periferia, senza entrare veramente in città. Questa sensazione di urgenza io a dire il vero non l'ho percepita. Nel senso che ho letto questo libro cercando di abbandonare i pregiudizi, le storie che sapevo già, come il fatto che Haruf aveva urgenza di finire il libro perché stava finendo anche la sua vita. Liberata da questo e facendo finta di non saperlo, non ho avvertito questa cosa... l'urgenza la percepisco come "fiato sul collo" e in questo libro non c'è.
Ci sono semplicemente due anziani che decidono di farsi compagnia, di condividere qualcosa anche se l'età è avanzata...
Non voglio entrare nel merito se sia giusto o sbagliato che due rimasti vedovi si facciano compagnia, se sia vero o meno che a settanta anni puoi ancora innamorarti perdutamente, se sia vero o meno che la famiglia ha sempre il diritto di entrare nella tua vita e decidere le tue sorti anche a costo di vederti soffrire. Credo che tutto sommato siano cose molto delicate e non siano uguali per tutti, ognuno di noi è diverso, e diversa è la sua storia di vita familiare, quindi come poter entrare anche noi in quella casa e puntare il dito?
Quindi io non esprimerò nessun giudizio sui due protagonisti, forse sarebbe bene che scrollassimo tutti di dosso i pregiudizi che la società (o la chiesa) ci impone, e potessimo semplicemente prendere una posizione in base a ciò che ci rende felici.
Se loro sono felici perché giudicarli? Se il nipote ha vissuto un bel periodo con la nonna e il nonno acquisito e il cane, perché rompere tutto? C'è forse un manuale su come vivere la vita che mi è sfuggito di comprare? Non me l'hanno dato quando sono nata e credo che ogni giorno cambiamo in base a ciò che ci succede intorno e soprattutto in base a ciò che decidiamo per noi e per le persone che amiamo. Credo che le nostre vite ci riservino ancora molte sorprese a cui dovremmo avvicinarci con una certa apertura mentale invece che con chiusura e critica. Forse semplicemente cambiamo senza accorgerci e non cambiamo mai l'approccio critico alla vita, nostra e altrui.
Vivete felici senza farvi troppo problemi che qui la vita dura poco...

PANIC di Lauren Oliver

Trama 4/5: È arrivata una nuova estate a Carp, una cittadina senza futuro immersa nel cuore grigio di un’America sonnolenta.Ma con la fine della scuola è arrivato anche Panic, la competizione segreta a cui partecipano i diplomati al liceo cittadino, e come ogni anno è pronta a dissipare il torpore e scatenare i conflitti più violenti, le alleanze più inaspettate, i sentimenti più profondi.Heather, Dodge, Nat e Bishop: un gruppo di amici, una serie di prove da superare. Paura e coraggio, lealtà e tradimento, il miraggio di un primo amore, la possibilità di un riscatto, un biglietto per il futuro; la posta in gioco è altissima, ma così anche il rischio.Sei pronto a giocare?

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Quando si è giovani il tempo non passa mai, poi appena ti diplomi e comincia la vita da adulto, gli anni scorrono e non te ne sei nemmeno accorto.
Così da molto tempo nella cittadina di Carp, con la fine della scuola inizia un gioco segreto, Panic.
I neo diplomati stanno per scegliere il loro futuro e in questa noiosa cittadina l'unico modo per passare l'estate con un po' di emozione è proprio Panic.
I giudici sono segreti, una mail ti arriva e ti avverte della prossima sfida, dove e quando, e non sai con chi allearti, tutti non sono quello che sembrano.
Diciamo che l'idea mi è piaciuta, perché creare qualcosa di segreto ha già di per sé una dose di suspance e di adrenalina che tengono viva la lettura, anche se le prove mi sono sembrate esagerate nonché pericolose, infatti parecchi si faranno male durante la storia.
Non dico che avrei preferito sfide più semplici che avrebbero quindi tolto un po' di verve alla lettura, ma forse era il caso di fare delle sfide più plausibili perché in alcuni casi sono state anche un po' surreali...
Però la lettura è stata scorrevole e piacevole lo stesso.

GREEN - LA TRILOGIA DELLE GEMME VOL.3 di Kerstin Gier

Trama 4/5: "Sono davvero contento di avere chiarito le cose. In ogni caso resteremo sempre buoni amici, giusto?" Quando un ragazzo dice così a una ragazza non è che la renda pazzamente felice. Se poi il ragazzo in questione è Gideon de Villiers, occhi verdi e capelli corvini, Gwendolyn Shepherd, la destinataria del messaggio, si sente precipitare decisamente negli abissi dell'infelicità. E sì, perché, nelle due settimane che le hanno sconvolto la vita, facendole quasi dimenticare di essere una normale studentessa di sedici anni di una normale scuola londinese, Gideon le era sembrato la sua unica ancora di salvezza. Solo da due settimane, infatti, Gwen ha scoperto di essere predestinata a viaggiare nel tempo per portare a termine una missione pericolosissima da cui dipende il destino dell'umanità intera. Una faccenda che, in realtà, non le interessa affatto, diversamente dalla cugina Charlotte, che era convinta di essere lei la predestinata e che era stata educata ad affrontare situazioni e persone di ogni tempo e ogni luogo. Solo per Gideon, il suo compagno di viaggi nel passato, Gwen ha trovato sopportabile l'essere sballottata da un secolo all'altro alla ricerca di un cronografo perduto, ma ora perché dovrebbe continuare a lasciarsi tiranneggiare dall'implacabile setta dei Guardiani? D'altra parte, è vero che a poco a poco sta scoprendo segreti insospettabili sulla propria famiglia che la riguardano molto da vicino... [3°volume]

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Era parecchio tempo che l'occhio mi cadeva su questa trilogia, forse perché nel fantasy spesso hanno ottimo gusto per le copertina, o forse perché finita l'era dei vampiri & Co. e trattava un nuovo argomento, ovvero i viaggi nel tempo.
La storia verte proprio su questo, ci sono dei viaggiatori nel tempo, addestrati per il momento in cui le 12 gemme completeranno il cerchio.
La protagonista non sa di essere una viaggiatrice e quando lo scoprirà tutta la sua vita cambia in un attimo. Lei è il rubino (Red).
Fondamentale anche la coppia Lucy e Paul, di cui Lucy è lo zaffiro (Blue) e svolgerà un ruolo determinante per le sorti della storia.
Sarà che quando ci si avvicina ad una saga come questa sai in partenza che non sarà il capolavoro del secolo, ma sai anche che hai bisogno della saga leggera che si legge veloce e scorrevole, senza dover tanto pensare. Tra l'altro con tutti questi di salti e viaggi nel tempo ad un certo punto mi sono persa perché i protagonisti ripercorrevano le strade e i viaggi già fatti, alcune volte anche attenti a non incontrare se stessi nel viaggio precedente.
Comunque nonostante la leggerezza devo dire che l'ho apprezzata molto e ho fatto bene ad affrontarla. E' stata leggera come pensavo e ne avevo proprio bisogno, ma è stato anche interessante leggere qualcosa di nuovo che non fossero vampiri ecc....
Per gli appassionati del genere direi di non perdersela, per tutti gli altri un piacevolissimo intermezzo.

BLUE - LA TRILOGIA DELLE GEMME VOL.2 di Kerstin Gier

Trama 4/5: "Molto probabilmente il mio organismo aveva prodotto più adrenalina negli ultimi giorni che nei sedici anni precedenti. Erano successe così tante cose e avevo avuto così poco tempo per riflettere" Gwendolyn ha tutte le ragioni di questo mondo per pensarla così. Ha appena scoperto di non essere una normale ragazza londinese, bensì una viaggiatrice nel tempo che i Guardiani - una setti segreta che ha sede nel dedalo di vie intorno a Temple Church - inviano nelle epoche passate per prelevare una goccia di sangue dai dodici prescelti e completare il cronografo, una missione da cui dipende il destino dell'umanità. Peccato che la sua famiglia non l'avesse informata perché tutti erano convinti che la predestinata fosse l'odiosa cugina Charlotte e peccato che, di conseguenza, Gwen avesse trascorso gli ultimi sedici anni della propria vita a studiare (poco), giocare (molto), chiacchierare e divertirsi con le amiche come ogni ragazza. Mentre avrebbe dovuto imparare a tirare di scherma, ballare il minuetto, apprendere nozioni di storia universale e conversare in modo appropriato con l'aristocrazia del Settecento. Quasi tutto, nella sua nuova situazione, la infastidisce: essere sballottata avanti e indietro nei secoli, la supponenza mista a invidia della cugina Charlotte, la noia delle lezioni di ballo e portamento... Poche cose le piacciono: il piccolo gargoyle fantasma Xemerius, che solo lei Gwen può vedere e, naturalmente, il suo compagno di viaggi nel tempo: Gideon, bello da morire... [2° volume]

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RED - LA TRILOGIA DELLE GEMME VOL.1 di Kerstin Gier


Trama 4/5: Per l'amica Leslie, Gwendolyn è una ragazza fortunata: quanti possono dire di abitare in un palazzo antico nel cuore di Londra, pieno di saloni, quadri e passaggi segreti? E quanti, fra gli studenti della Saint Lennox High School, possono vantare una famiglia altrettanto speciale, che da una generazione all'altra si tramanda poteri misteriosi? Eppure Gwen non ne è affatto convinta. Da quando, a causa della morte del padre, si è trasferita con la mamma e i fratelli in quella casa, la sua vita le sembra sensibilmente peggiorata. La nonna, Lady Arisa, comanda tutti a bacchetta con piglio da nobildonna e con l'aiuto dell'inquietante maggiordomo Mr Bernhard, e zia Glenda considera lei, Gwen, una ragazzina superficiale e certamente non all'altezza del nome dei Montrose. E poi c'è Charlotte, sua cugina: capelli rossi, aggraziata, bravissima a scuola e con un sorriso da Monna Lisa. È lei la prescelta, colei che dalla nascita è stata addestrata per il grande giorno in cui compirà il primo salto nel passato. Charlotte si dà un sacco di arie, ma Gwen proprio non la invidia: sa bene che si tratta di una missione pericolosissima non solo per la sua famiglia ma per l'umanità intera, e da cui potrebbe non esserci ritorno. E non importa se Charlotte non viaggerà sola ma sarà accompagnata da un altro prescelto, Gideon de Villiers, occhi verdi e sorriso sprezzante... Gwen non vorrebbe davvero trovarsi al suo posto. Per nulla al mondo... [1° volume]

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PROCESSO ALLA CARNE di Franco Berrino

Trama 4/5: Un magistrato interroga, come «persona informata dei fatti», uno dei massimi esperti nel nostro Paese sullo stretto rapporto tra ciò che mangiamo e la nostra salute.Secondo l’American Institute for Cancer Research, le cattive abitudini itudini alimentari sono responsabili di circa 3 tumori su 10; per il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro, il 30-40% dei tumori può essere evitato con una dieta più sana; per l’Airc il consumo di cibi di origine animale (e quindi l’assunzione eccessiva di grassi saturi e ferro in essi contenuti) è correlato all’aumento del colesterolo, dei livelli di insulina nel sangue, dell’infiammazione del tratto intestinale e del rischio di patologie e tumori; per l’Organizzazione Mondiale della Sanità è sufficiente introdurre un consumo sufficiente di frutta e verdura fresca al giorno per salvare ogni anno circa 3 milioni di vite.
Un libro molto originale, con due autori che non ti aspetti, e che si legge con passione: domande incalzanti e provocatorie, risposte chiare e sintetiche, di una logica stringente. E alla fine le pillole della salute: in 130 secondi si leggono le cose essenziali da sapere.

Una lettura fondamentale per conoscere e capire cosa mangiare per stare bene.

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La questione cibo ormai sta diventando una questione scottante, un po' come parlare di politica... Io non sono una estremista vegana, sono tendenzialmente vegetariana con qualche eccezione per il pesce (tra l'altro non tutto). Io ho fatto una scelta sia etica che salutista, non impongo la mia idea a nessuno ma allo stesso tempo non voglio che nessuno mi rompa le @@ sull'argomento. Qui dirò brevemente la mia, e solo mia, rispettando il piatto di tutti.
Sostanzialmente io ho l'animo complottista, quindi vedo il complotto ovunque e già da molto tempo credo che nei supermercati ci siano molti prodotti fatti apposta per farci ammalare. Gli ingredienti sono troppo raffinati o sono addirittura trattanti con sostanze tossiche. Opterei per un ritorno ad una cucina più povera (quindi integrale e ampia varietà di cereali). Per quanto riguarda la carne mi rifiuto di mangiare la carne che deriva da allevamenti intensivi dove gli animali non hanno mai visto un prato o un cielo. Sono nutriti a medicine in condizioni pietose a dir poco e di sano non ne esce nulla da quell'animale. E visto che siamo iper nutriti, anche in questo caso un minor consumo di carne non può fare che bene...
Ad ogni modo io sono la stupida del villaggio, ma certi luminari dell'argomento alimentazione non parlano per niente come me, fanno degli studi, firmano degli studi, soprattutto all'estero perché in Italia ci sono le lobby delle farmacie quindi non tocchiamo i farmaci, guai ad eliminarli, cosa che si potrebbe benissimo fare con uno stile di vita e un'alimentazione più sana. Quindi se proprio non volete sentire me che ne parlo, ascoltate loro, loro che non parlano per niente e hanno notato una certa incidenza su alimentazione e tumori, poi potete fare quello che volete, ma non ditemi che la carne è sana, che fa bene, che fa sangue e che se non mangiate carne andate per terra!!!! Sono tutte falsità, è solo pigrizia e mancanza di voglia di cambiare lo stile di alimentazione.
Potreste scoprire che anche solo con una settimana di alimentazione diversa (non di dieta eh!) vi sentireste meno stanchi, meno pesanti, dormireste meglio e sareste anche di più buon umore.
Ma questo lo dice la stupida del villaggio....

IO E MABEL di Helen Macdonald


Trama 4/5: L’improvvisa morte del padre getta Helen Macdonald in una cupa depressione. Ma un sogno ricorrente le fa scattare una sorta di epifania: per uscire dal gorgo addestrerà un astore, un grosso e feroce rapace. La prima apparizione della bestia dallo scatolone che la trasporta, illuminata da uno squarcio di sole, ha la qualità del miracolo spaventoso, del monstrum medievale («Un rettile. Un angelo caduto. Un grifone dalle pagine di un bestiario miniato»). Macdonald si dedica esclusivamente all’astore, in un isolamento ossessivo. Il racconto dell’addestramento, dell’osservazione del comportamento della giovane Mabel (cosí chiama infatti il rapace), della paura, della fascinazione e della strana tenerezza che prova per l’animale sono resi in una lingua che, di volta in volta, si trasforma e si adatta: l’asciuttezza degli episodi piú emotivi, la bellissima precisione terminologica dell’argot della falconeria, la tenerezza del ricordo; le incantevoli descrizioni del mondo naturale in cui Macdonald e il suo rapace sono immerse durante gli allenamenti, e dove il linguaggio fiorisce al massimo della sua ricchezza, del suo lirismo e della sua potenza. Sono infiniti gli spunti all’interno di questo libro singolare, grazie alla visione analitica, esatta e immaginifica dell’autrice, infiniti i dettagli rivoltati e osservati da una nuova angolazione, cosí come il padre le aveva insegnato, e nonostante la loro apparente autonomia sono tenuti insieme con una coesione sorprendente, in una composizione perfetta e senza sbavature.

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Mi hanno sempre affascinato nelle fiere medievali i falconieri con queste meravigliose creature appollaiate sul braccio. Sono degli animali selvatici, bellissimi, che non possono certo diventare domestici, ma sono di una maestosità immensa.
Sembra di essere di fronte ad un animale mistico, volano così in alto e lontano da noi che quasi quasi non esistono, creature mitologiche di cui tutti ne parlano ma solo pochi hanno il piacere di vederle. E dietro questa facciata il "mestiere" del falconiere non deve essere semplice, per nulla, dare fiducia e ottenere fiducia dalla creatura. D'altra parte non è come un gatto o un cane, è diverso.
Questo libro mi aveva affascinato già dalla copertina, poi la lettura inizialmente è stata un po' difficile, perché mi aspettavo la vita di Helen con la sua astore Mabel raccontata nei minimi particolari. Invece mi sono ritrovata una sorta di scopiazzatura di un altro libro famoso, ovvero L'astore di T.H. White (The Goshawk) che è stato ripubblicato di recente. White per intenderci è quello che ha scritto anche La spada nella roccia. Insomma mi sono trovata un'attenta e accurata analisi di White, dei suoi fallimenti con Gos, delle sue problematiche di omosessualità ecc... cosa che appunto se volevo leggere mi sarei presa il suo libro, non questo.
Sono arrivata al capitolo 23 "Commemorazione" pag.209 e lì è stata una discesa meravigliosa, è stato molto introspettivo perché la protagonista perde il padre e non riesce ad accettarlo, ma da qui, un po' per il suo lavoro con Mabel un po' perché ha imparato da White, un po' perché capita a tutti, un giorno di alzi dal letto e capisci dove sbagli, qual è il tuo posto in questo mondo dopo la perdita e quei terreni dove lei andava con l'astore tu li vedi attorno a te, i graffi sulla pelle in mezzo alle sterpaglie te li sei fatti anche tu, e la ferita sul cuore ce l'hai anche tu, ed è tutto poeticamente perfetto e meraviglioso.
E sono contenta di averlo letto e di non aver perso la fiducia!

IL CONSOLATORE di Jostein Gaarder

Trama 2/5: Jakop vive da solo, ma non si sente mai solo. Perché, alla sua veneranda età, ha un hobby che forse può apparire molto strano, ma che gli riempie le giornate e la vita. E non solo a lui. Jakop infatti ama partecipare ai funerali degli sconosciuti, mischiarsi tra la folla degli amici e dei conoscenti e, millantando di conoscere il defunto, inventare aneddoti e ricordi di vicende mai vissute. Storie capaci di commuovere, racconti edificanti e divertenti, che diventano subito parte delle memorie di parenti e amici. Nelle parole di Jakop, trovano straordinaria e creativa consolazione. Jakop conosce bene il potere delle parole, dell'arte infinita del racconto, ed è consapevole che quando sai raccontare hai sempre degli amici...

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Era molto tempo che non leggevo un libro di Gaarder, mi ero profondamente innamorata di lui con le letture di Maya e L'enigma del solitario in particolare.
Poi dall'uscita di Scacco Matto, che secondo me tuttora resta una grande trovata commerciale per rilanciarlo in un momento di stasi, mi ritrovo in mano il Consolatore.
Un po' ricordando il vecchio Gaarder e i suoi enigmi, mi sono buttata a capofitto nella lettura e sono molto contrastata da quello che ho trovato.
Da una parte ho trovato affascinanti i racconti e i collegamenti nell'etimologia delle parole, ma davvero davvero affascinante perché le lingue europee sono più imparentate di quello che pensiamo e per me che non sono portata alle lingue straniere è stato un viaggio in giro per l'Europa che mi ha svelato molti segreti. Come ho trovato molto tenero e triste questo povero ometto che è di una solitudine unica, senza famiglia, senza legami, mi ha fatto tenerezza.
Però d'altro canto ho trovato inquietante il burattino che si mette sul braccio sinistro e che vive di una vita propria, perché io trovo inquietanti i burattini a prescindere.
E poi questo poveretto si infila a tutti i funerali inventando dei legami fantasiosi con il defunto di turno da raccontare ai parenti.
Ora in gioventù capisco l'infilarsi senza invito ai matrimoni, giusto per fare un po' di conoscenza, ma infilarsi ai funerali un po' più in là con l'età è triste, ma molto molto triste.
Che poi le storie che inventava fossero verosimili, tanto di cappello, ma io sta cosa dei funerali e del burattino proprio....
E' un po' come quando le persone che conosci sono tutte ottimiste e spettegolano e poi appena superano una certa età si raccontano solo di chi è morto...
Inquietante!
Ho percepito un Gaarder un po' stanco, un po' forse acciaccato anche lui con l'età, probabilmente pure lui ha superato la soglia e ora ha cominciato a spettegolare su chi è morto, però un po' mi spiace, fa tenerezza, però guarda, lascia perdere il burattino te prego!!!! Prova con il Karaoke, è più divertente sai?

L'APPARENZA DELLE COSE di Elizabeth Brundage

Trama 5/5: Un tardo pomeriggio d'inverno nello Stato di New York, George Clare torna a casa e trova la moglie assassinata e la figlia di tre anni sola - da quante ore? - in camera sua. Da poco, con riluttanza, George ha accettato un posto in un college locale come insegnante di Storia dell'arte, e si è trasferito con la famiglia nella vicina cittadina. George diventa subito il sospettato numero uno, e mentre i genitori cercano di salvarlo dalle accuse, un implacabile poliziotto si incaponisce nel dimostrare che Clare è un crudele assassino...

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Scusate la latitanza ma dicembre è sempre un mese di duro lavoro, niente ferie e tanta tanta stanchezza. Ricevuto in regalo in anteprima rispetto all'uscita, mi sono gustata questo libro come prima lettura dell'anno e direi che se si apre così ho buoni motivi per pensare che sarà un buon anno di letture.
L'epilogo della storia lo abbiamo già chiaro fin dalle prime pagine, ma il bello del libro è che parte da molto lontano per spiegare come si arriva a quanto letto in apertura.
E' la storia di una casa che sembra infestata dai fantasmi visto che sono morte delle persone dentro, un padre e una madre, la casa viene messa all'asta e venduta a poco per poi vederla nuovamente protagonista di una morte (quella in apertura). La giovane donna uccisa si accoppia con un uomo decisamente antipatico, hanno una figlia e i ragazzi rimasti orfani dalla morte del padre e della madre ritorneranno nella casa per aiutare la giovane donna...
Al di là dei personaggi e dell'intrigo, che può sembrare trito e ritrito, nulla di nuovo e noioso, la cosa che mi ha affascinato del libro è la narrazione scorrevole che ti tiene incollato alle pagine, il ripercorrere le vicende nei minimi dettagli, ma non solo, anche gli stati d'animo, tutti sono protagonisti, per tutti c'è il giusto spazio e la giusta attenzione, non risulterà nessuno dei protagonisti lasciato a margine, o con qualche domanda senza risposta. L'autrice è stata molto accurata e questo mi è piaciuto...
C'è solo un neo alla fine, una mia personale sensazione che il colpevole non paghi come merita ma è una mia idea, magari mi direte la vostra opinione a lettura ultimata.
Comunque direi un ottimo esordio e un ottimo libro.

UN PRETE A DACHAU di Erino D'Agostini

Trama 3/5: Don Erino D'Agostini scrisse in una sorta di diario i fatti che lo videro partecipare al movimento di liberazione partigiana nel Friuli orientale, poi in veste di prigioniero politico nel carcere di Udine, sino al suo internamento nel lager di Dachau. Entrò nel luglio del 1944 nella resistenza con il nome di battaglia Unio. Dopo mesi di assistenza alla popolazione e ai partigiani combattenti, fu arrestato nel mese di dicembre a Canal di Grivò dai cosacchi, che presidiavano per conto dei nazisti l'alto Friuli. Incarcerato a Udine, nel febbraio del 1945 salì sul convoglio dei deportati destinati al campo di concentramento di Dachau.

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L'argomento è uno di quelli che devi trattare con i guanti e pinzette, perché è talmente delicato e importante che non si può valutarlo e trattarlo come qualunque altro.
Ad una prima lettura devo dire che però non mi è piaciuto così tanto.... o meglio, questo non è un libro che deve piacere o meno, ma deve toccare, ecco.
Ho letto già molti altri libri sull'argomento, sugli ebrei, sui campi di concentramento, sulla guerra, e onestamente non è mai bello leggerli, cioè uno non lo legge perché è un bel libro, ma perché interessa l'argomento o vuole approfondirlo, ma non perché piace.
Sono anni che mi propongono la gita ad Auschwitz, come se si potesse anche solo pensare di mettere nella stessa frase gita e Auschwitz, ma io non ho il coraggio. E Dachau è la stessa cosa, non ho il coraggio, ho paura di sentire la sofferenza talmente densa e pesante da non poterla reggere, da non poterla sostenere. Ho paura dei fantasmi. Per me è così, là dove si sono svolte certe tragedie tipo appunto i campi di concentramento, o per esempio la diga del Vajont che sta vicino a casa mia, mi prende questo nodo allo stomaco e mi sembra di dover piangere tutte le lacrime che ho a disposizione.
Questo libro non è da meno perché oltretutto è ambientato in Friuli e la mia famiglia è friulana, io sono friulana anche se abito in Veneto, e niente i paesi nominati li conosco come sono ora però non com'erano allora, ed è tutto più familiare quando ad un nome abbini una piazza un bar un negozietto... Però nonostante tutto non ho apprezzato il libro, mi è sembrato più una raccolta di nozioni date e nomi, ma poco sentimento è trapelato tra le righe, o semplicemente l'obiettivo era parlare di uno spaccato di vita, ma senza approfondire. Comunque niente, andrò a mettere un fiorellino sulla sua tomba quando passo dalle sue parti, giusto per...

IL LIBRO DI CHARLOTTE di R.J. Palacio

Trama 4/5: Charlotte, insieme ad altri due studenti, è stata scelta per dare il benvenuto ad Auggie nella nuova scuola. Il suo sogno è di diventare una star della danza, anche se è una ragazzina un po' insicura, ed è combattuta tra la lealtà verso Auggie e il desiderio di poter entrare nel gruppo delle ragazze popolari. Ma, quando inizia la guerra tra i sostenitori del nuovo arrivato e quelli che lo vorrebbero cacciare, non ha dubbi: è lei a passare a Jack la lista di "chi sta con chi". Perché in nome dell'amicizia, prima o poi bisogna essere capaci di prendere posizione... [4° volume - Wonder Story]

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E forse questo volume rende ancora di più l'idea perchè di Auggie il protagonista di Wonder ci sono solo pochi riferimenti.
La protagonista è Charlotte, la bambina che doveva aiutare Auggie ad inserirsi a scuola che si trova nel gruppo sbagliato, nel gruppo delle impopolari, ma per motivi di ballo e preparazione dello spettacolo di primavera, si ritroverà a fare gruppo con Summer migliore amica di Auggie e con la ragazza irraggiungibile e snob del gruppo delle popolari. Una giusta storia per far capire cosa è veramente importante, gli obiettivi giusti da porsi, le persone da non giudicare dalle apparenze e molto altro!

IL LIBRO DI CHRISTOPHER di R.J. Palacio

Trama 4/5: Christopher e Auggie si conoscono da sempre. Nati nello stesso ospedale, da subito sono diventati miglioriamici. In terza elementare, però, Christopher si è trasferito e ha perso un po’ i contatti con Auggie. Adesso sono entrambi in prima media media e Christopher non sta vivendo un momento felice: i genitori si stanno separando e sembra che tutto vada storto.
Per questo, quando viene a sapere della morte di Daisy, la cagnetta di Auggie, non se la sente di chiamarlo. Non ha voglia di brutti pensieri.
Ma a cosa servono gli amici, se non a essere presenti nel momento del bisogno? Ancora una volta sarà Auggie a ricordarlo a Christopher e a noi lettori, con la forza di un personaggio straordinario e di una storia che non smette mai di emozionare. [3° volume - Wonder Story]

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Rispetto al secondo volume della serie Wonder Story, ho trovato questo volume un po' più staccato dal contesto. Infatti non narra proprio le vicende tra Christopher e Auggie ma solo di Christopher che si troverà ad affrontare non solo una brutta giornata ma anche una brutta vicenda familiare.
E solo alla fine entrerà in gioco il suo migliore amico di sempre, Auggie.
Diciamo che nel libro ci sono vari riferimenti alla loro amicizia, qualche domanda che giustamente Christopher si pone nella sua esperienza quotidiana ma soprattutto nella sua esperienza di formazione e di evoluzione.
Nel secondo volume avevo pensato che fosse una mossa commeciale, d'altra parte se ti è piaciuto Wonder perché non proseguire? Da una parte sono ancora dello stesso parere, però è anche vero che spesso in un libro per non renderlo noioso e infinito, valorizzi uno o due protagonisti, e gli altri li lasci a margine, tanto che a volte non capisci cosa passi per la testa di questi e un po' ti rimane l'amaro in bocca. L'autrice qui in effetti vuole dare voce a tutti coloro che sono stati sono e forse saranno amici di Auggie, il bambino diverso. E forse ha tutto molto senso se visto nell'ottica che questi libri sono destinati a giovani che si stanno affacciando da poco nel mondo reale e si stanno confrontando con i primi disagi e le prime diversità.


LE COSE CHE RESTANO di Jenny Offill

Trama 5/5: Il padre di Grace crede nella scienza e costruisce per la figlia una casa di bambole con luci che si accendono davvero. La madre di Grace le racconta leggende africane e trascrive la storia dell’universo in una stanza dalle pareti dipinte di nero. Grace ha otto anni e la sua vita è come un labirinto da cui si diramano sentieri per altri mondi, fatti di numeri e fiabe, assurdità e meraviglie: ma poco alla volta anche quei mondi sbiadiscono, e la sua famiglia si disgrega. Grace è costretta a scegliere tra i propri genitori vulnerabili, diversissimi, pieni di difetti, e per farlo deve lasciare la sua casa nel Vermont e spingersi fino alle strade allagate di New Orleans, al deserto del Nevada, in un viaggio drammatico e fiabesco. Con la stessa poesia e intelligenza feroce di "Sembrava una felicità", Jenny Offill tesse il racconto di una bambina che vuole ardentemente capire la differenza tra verità, menzogna e speranza. Un romanzo che parla del confine sottile tra futuro e passato, il filo d’acciaio del presente su cui camminiamo come funamboli.

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Questo è il tipico libro difficilissimo da recensire.
Ad una prima e superficiale lettura sembra un libro insignificante, perché racconta le storie di una bimba di 8 anni (e la voce narrante per me è lei più grande) con una madre un po' bizzarra e sognatrice e un padre all'opposto metodico e pragmatico.
Ma tra le righe ci sono molti interrogativi e fa riflettere sulla vita futura di ogni "figlio" in base ai genitori che si ritrova. C'è chi pensa che avere i genitori sulle nuvole sia un vantaggio per avere un'infanzia felice e divertente, ma che poi non ti permette di avere le basi per una vita responsabile. Poi c'è chi pensa che avere genitori poco elastici e con mille regole sia una noia mortale per l'infanzia ma che in prospettiva a lungo termine permette di essere assolutamente ligi e corretti.
Insomma, dove sta la verità? La verità secondo me si colloca un po' di qua e un po' di là, gli estremi non vanno mai bene, però trovo che sia giusto avere genitori che ti permettono di sognare, genitori che ti raccontano storie, che ti permettono di inventarle e aggrapparti a questi sogni per rimanere un po' bambino sempre. Poi con l'andare dell'età sarà la vita stessa che ti togle i sogni, perché diciamolo fintanto che studi pensi sempre di sognare o di poter fare qualsiasi cosa, poi appena ti danno un lavoro (a me è capitato così), sembra che ti tolgano qualsiasi voglia di sognare ancora e alla fine, passano gli anni e non hai più nulla. Io ho avuto la fortuna di poter giocare e inventare storie con i miei genitori e ne ho un ricordo talmente bello che vorrei essermi fermata all'epoca. Poi mi hanno dato anche le giuste chiavi per crescere ed adattarmi alla vita, ma dentro di me un pizzico di sogno ce lo metto sempre perché lo trovo un ingrediente fondamentale per poter sopravvivere in mezzo a tanta deprimente realtà. D'altro canto se fossi cresciuta in mezzo a mille regole, mille restrizioni, mille impegni da adulti come vedo molti bambini moderni, penso che sarei diventata un adulto peggiore, perché mi avrebbero tolto già da parecchio tempo la capacità di sognare.
Non intendo "sogno" nel senso di vivere con la testa tra le nuvole, intendo la capacità di conoscere la differenza tra sogno e realtà e rifugiarsi in una o nell'altra a seconda del bisogno. Questo forse è ciò di cui devo ringraziare di più i miei genitori.
In questo libro sono presentati gli estremi, e in mezzo c'è questa bambina di 8 anni che si trova tra la mamma fin troppo sulle nuvole e il papà fin troppo pratico. La lettura è molto scorrevole ma al tempo stesso tagliente e spietata come poche. L'ho trovato un libro veramente molto profondo e che da spunto per moltissimi approfondimenti, ma soprattutto da spunto per leggere tra le pagine la storia di ogni lettore, l'analisi di ogni genitore che abbiamo avuto e che saremo, o che non saremo.
Una piccola perla tra i libri di questo stupendo editore :)