4/5 Trama: Orfana del padre, Eiko vive con la madre e la nonna, proprietarie di un
ristorante. Finito il liceo, la giovane decide di trasferirsi a Tokyo e
trova un'occupazione in un ristorante indonesiano, l'Arcobaleno. Alla
morte delle due donne, si ritrova completamente sola. Per vincere il
dolore della perdita, Eiko si concentra completamente sul suo lavoro. Il
signor Takada, proprietario dell'Arcobaleno, si dimostra molto solidale
e comprensivo con lei e le propone di aiutare la moglie incinta nella
conduzione domestica. Questo nuovo impegno,a contatto con un ambiente in
apparenza tranquillo, consente a Eiko di riprendersi. Ma presto si
accorge di quanto siano orribili i rapporti tra il marito e la moglie,
fatti di bugie e tradimenti.
LE CASE TRISTI, ANCHE SENZA UNA RAGIONE PARTICOLARE, FINISCONO COL RENDERE TRISTI CHI LE ABITA.
Ammetto che questo libro forse non è il migliore di Banana, la
storia tutto sommato è semplice, un po' troppo. Il finale un po'
scontato anche se a pensarci bene il classico lieto fine qui non poteva
che starci bene. Però c'è una cosa che in tutto questo libro mi ha
riempito davvero molto, e che lo rende bello al pari di altri. La
descrizione delle sensazioni vissute nella casa, la presenza degli
animali e la cura del giardino. Temi anche a me molto cari che mi hanno
fatto immaginare non tanto come fosse la casa descritta, quanto quello
che provo io quando penso a casa mia, tra l'altro in un momento come
questo, in cui sto comprando casa con il mio ragazzo e penso a come sarà
appena entreremo e ordineremo le nostre cose. Non dovrà essere una casa
triste, ma una casa che rispecchia esattamente ciò che siamo. Ecco, se
non altro per questo, merita in pieno il mio voto.
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