lunedì 29 aprile 2013

ESTASI CULINARIE di Muriel Barbery

3/5 Trama: Nel signorile palazzo di rue de Grenelle, già reso celebre dall'"Eleganza del riccio", monsieur Arthens, il più grande critico gastronomico del mondo, il genio della degustazione, è in punto di morte. Il despota cinico e tremendamente egocentrico, che dall'alto del suo potere smisurato decide le sorti degli chef più prestigiosi, nelle ultime ore di vita cerca di recuperare un sapore primordiale e sublime, un sapore provato e che ora gli sfugge, il Sapore per eccellenza, quello che vorrebbe assaggiare di nuovo, prima del trapasso. Ha così inizio un viaggio gustoso e ironico che ripercorre la carriera di Arthens dall'infanzia ai fasti della maturità, attraverso la celebrazione di piatti poveri e prelibatezze haute cuisine. A fare da contrappunto alla voce dell'arrogante critico c'è la nutrita galleria delle sue vittime (i familiari, l'amante, l'allievo, il gatto e anche la portinaia Renée), ciascuna delle quali prende la parola per esprimere il suo punto di vista su un uomo che, tra grandezze pubbliche e miserie private, sembra ispirare solo sentimenti estremi, dall'ammirazione incondizionata al terrore, dall'amore cieco all'odio feroce. Anche in questo romanzo d'esordio Muriel Barbery racconta, assieme ai piaceri e alle tenerezze della vita, l'arroganza e la volgarità del potere (in un ambiente spietato dove - è cronaca di questi anni - un cuoco si uccide perché ha perso una stella Michelin).

Estasiata dalla delusione...

Ora capisco perchè in Italia è stato pubblicato successivamente a "l'eleganza del riccio". Quel libro mi aveva stregata, e ho comprato questo pensando di ritrovare non dico la stessa bellezza, ma almeno lo stesso piacere. Ma non è stato così. I personaggi sono gli stessi dell'altro libro, solo che a parlare non è la portinaia protagonista del Riccio, ma il signore che sta morendo, il grande critico gastronomico, e tutta una serie di persone che hanno vissuto nella sua orbita.
La scrittura è affascinante, indubbia quindi la capacità dell'autrice nel rapirti e nel descrivere situazioni e profumi, la storia non è niente di che invece. Si certo, un uomo importante alla fine dei suoi giorni, e intorno a lui le persone che l'hanno visceralmente odiato o visceralmente amato. Il tutto condito da ricordi culinari, sapori, piaceri irripetibili.
Peccato, mi aspettavo molto di più. 
Note:
PAG.42 Ed eccomi qui tra i singhiozzi, la voce rotta, il cuore a pezzi, distrutto; io ti odio e ti amo, e mi odio così tanto da urlare per questa ambivalenza, questa cazzo di ambivalenza che mi ha rovinato la vita, perchè sono rimasto tuo figlio, perchè non sono mai stato altro che il figlio di un mostro! Il calvario non è lasciare quelli che ti amano, ma staccarsi da quelli che non ti amano 
PAG.63 Domani? All'alba? O questa notte? Questa stessa notte... Notte anche mia, perchè il testimone muore per il tormento della perdita, e il protettore muore per aver fallito, e l'ammiratore, infine, muore per dover adorare un cadavere destinato alla pace dei cimiteri... La mia notte... Ma non rimpiango nulla, ma rivendico tutto, perchè era lui, e perchè ero io. 
PAG.80 Tutti pensano che i bambini non sanno niente. Viene da chiedersi se i grandi sono mai stati bambini. 
PAG.118 L'indifferenza è più crudele dell'odio; venivo dal non essere, e al non essere ritornai. 
PAG.142 Il punto non è mangiare né vivere, èè sapere perchè. Nel nome del padre, del figlio e del bignè, amen. Muoio.      

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