5/5 Trama: Un paesino isolato del Carso Istriano fa da sfondo a questo romanzo. I
protagonisti sono due fratelli che, arrivati sul posto per una ricerca
archeologica sulla locale necropoli illirica, porteranno alla luce ben
piu' di quanto si fossero aspettati. La necropoli nasconde infatti
antichi orrori di cui gli abitanti del paese, contadini superstiziosi e
xenofobi, non vogliono parlare. Il loro silenzio non frena la curiosità
dei due fratelli che, ben presto, si accorgeranno di essere il tassello
fondamentale di un mistero spaventoso. Antiche credenze e rituali di
sangue, un macabro gioco di tira e molla con il destino, l'amore
fraterno, la vita e la morte, il dolore di un lutto, l'eterna lotta tra
il bene e il male.
[spoiler]
La storia narrata in questo libro è agghiacciante. Forse per la storia
in sè, ma anche per l'ambientazione. Il Carso è sicuramente un posto
inospitale, duro, pietroso, un territorio spoglio, freddo, e queste
sensazioni si percepiscono in modo molto chiaro dalla descrizione
accurata della scrittrice. La storia poi è di quelle che ti mettono
paura, angoscia, a tratti anche terrore, ma al tempo stesso curiosità.
Chi per es. da bambino non è stato attratto da un cimitero o da
un'abitazione un po' paurosa intorno alla quale si sono nutrite leggende
e storie per spaventare. Poi crescendo una sensazione di angoscia è cmq
rimasta, nonostante la consapevolezza data dall'età delle storie
inventate. Invece i protagonisti della storia, vogliono andare a fondo
sia per curiosità sia per lavoro. E così partono alla ricerca di certi
misteri che gravitano intorno ad un paesino dal nome impronunciabile, a
contadini poveri che però portano avanti tradizioni e leggende, a storie
narrate dal padre, a riti per sfamare Maya la Mora, alla comprensione
del perchè in ogni famiglia con figli gemelli uno viene sempre
sacrificato. Fino al rischiare loro stessi la vita. Un horror fine,
pungente, pauroso, molto affascinante.
Note:
PAG.13 Il destino si lasciava plasmare solo fino a un certo punto e ogni cosa seguiva infine un percorso stabilito....
Si preparavano a dare una mano al destino, invece di contrastarlo.
Perchè era più forte di loro e sempre lo sarebbe stato. Il pallido
tentativo che stavano facendo di ribellarsi non sarebbe stato tanto
efficace da fermare la ruota.
PAG.100 Da piccoli s'incassano cadute e ferite con
una disinvoltura sorprendente. Gli adulti si fermano lì dove il bambino
si getta in avanti a rotta di collo. Crescendo non diventiamo più
forti, ci accorgiamo solo di quanto siamo vulnerabili.
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