mercoledì 1 maggio 2013

METAFISICA DEI TUBI di Amélie Nothomb

5/5 Trama: Il libro è un'autobiografia scanzonata e irriverente dei primissimi anni divita della scrittrice. La scoperta del gusto, del peccato, della potenza e della fascinazione della parola impegnano il tubo-Amélie, apparentemente inerte. In una compulsione di pensieri e metafore l'autrice consegna al Dubbio di tutti i tempi, del nostro tempo, una sola formula corrosiva che condensa irrequietezza e catarsi: "Vivere è rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio del lavandino". [1° volume - biografia Nothom]

E' il primo libro che leggo della Nothomb.
Mi era stato detto che era una scrittrice spettacolare ma non immaginavo così tanto. E' la biografia dei primi anni di vita dell'autrice, una biografia un po' ironica e spiritosa che però fa riflettere su temi importanti della vita, sempre attuali.

[Un'autobiografia scanzonata e irriverente dei primissimi anni di vita dell'autrice. La scoperta del gusto, del peccato, della potenza e della fascinazione della parola impegna il tubo-Amélie, apparentemente inerte: "Vivere è rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio del lavandino."]

Note: 
PAG.11
E invece tutti si sbagliavano. Poiché le piante, ortaggi compresi, hanno pur sempre una vita, anche se impercettibile all’occhio umano. Tremano all’approssimarsi del temporale, piangono di felicità all’alba, si armano di disprezzo se vengono aggredite e si esibiscono nella danza dei sette veli all’arrivo della stagione dei pollini. Hanno uno sguardo, senza ombra di dubbio, anche se nessuno sa dove sono le loro pupille. Il tubo invece era pura e semplice passività. 
PAG.13
La forza d’inerzia, questa è la potenza del larvale. Quando un popolo rifiuta un progresso facile da raggiungere, quando un veicolo, spinto da dieci uomini, rimane inchiodato sul posto, quando un bambino si abbruttisce davanti al televisore per ore e ore, quando un’idea di cui è stata dimostrata l’inutilità continua a nuocere, allora si scopre, con stupore, lo spaventoso potere dell’immobile. Era questo il potere del tubo. 
PAG.16
Lo sguardo è una scelta. Chi guarda decide di soffermarsi su una determinata cosa e di escludere dunque dall’attenzione il resto del proprio campo visivo. In questo senso lo sguardo, che è l’essenza della vita, è prima di tutto un rifiuto. Vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell’orifizio di un lavandino. Per vivere bisogna essere capaci di non mettere più sullo stesso piano, al di sopra di se stessi, la mamma e il soffitto. Bisogna rinunciare a uno dei due e decidere di interessarsi o alla mamma o al soffitto. L’unica scelta sbagliata è quella di non fare una scelta.
PAG.39
Che cosa avevano dunque pensato che facessi nella mia culla, per tutto quel tempo, se non morire la mia vita, morire il tempo, morire la paura, morire il niente, morire il torpore? La morte: avevo esaminato la cosa da vicino. La morte era il soffitto. Quando si conosce il soffitto meglio di se stessi, questo si chiama morte. Il soffitto è ciò che impedisce agli occhi di salire e al pensiero di elevarsi. Chi dice soffitto dice tomba: il soffitto è il coperchio del cervello.




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