5/5 Trama: Il libro è un'autobiografia scanzonata e irriverente dei primissimi anni
divita della scrittrice. La scoperta del gusto, del peccato, della
potenza e della fascinazione della parola impegnano il tubo-Amélie,
apparentemente inerte. In una compulsione di pensieri e metafore
l'autrice consegna al Dubbio di tutti i tempi, del nostro tempo, una
sola formula corrosiva che condensa irrequietezza e catarsi: "Vivere è
rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio del
lavandino". [1° volume - biografia Nothom]
E' il primo libro che leggo della Nothomb.
Mi era stato detto che era una scrittrice spettacolare ma non immaginavo così tanto. E' la biografia dei primi anni di vita dell'autrice, una biografia un po' ironica e spiritosa che però fa riflettere su temi importanti della vita, sempre attuali.
Mi era stato detto che era una scrittrice spettacolare ma non immaginavo così tanto. E' la biografia dei primi anni di vita dell'autrice, una biografia un po' ironica e spiritosa che però fa riflettere su temi importanti della vita, sempre attuali.
Note:
PAG.11
E invece tutti si sbagliavano. Poiché le
piante, ortaggi compresi, hanno pur sempre una vita, anche se
impercettibile all’occhio umano. Tremano all’approssimarsi del
temporale, piangono di felicità all’alba, si armano di disprezzo se
vengono aggredite e si esibiscono nella danza dei sette veli all’arrivo
della stagione dei pollini. Hanno uno sguardo, senza ombra di dubbio,
anche se nessuno sa dove sono le loro pupille. Il tubo invece era pura e
semplice passività.
PAG.13
La forza d’inerzia, questa è la potenza
del larvale. Quando un popolo rifiuta un progresso facile da
raggiungere, quando un veicolo, spinto da dieci uomini, rimane
inchiodato sul posto, quando un bambino si abbruttisce davanti al
televisore per ore e ore, quando un’idea di cui è stata dimostrata
l’inutilità continua a nuocere, allora si scopre, con stupore, lo
spaventoso potere dell’immobile. Era questo il potere del tubo.
PAG.16
Lo sguardo è una scelta. Chi guarda decide
di soffermarsi su una determinata cosa e di escludere dunque
dall’attenzione il resto del proprio campo visivo. In questo senso lo
sguardo, che è l’essenza della vita, è prima di tutto un rifiuto. Vivere
vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell’orifizio
di un lavandino. Per vivere bisogna essere capaci di non mettere più
sullo stesso piano, al di sopra di se stessi, la mamma e il soffitto.
Bisogna rinunciare a uno dei due e decidere di interessarsi o alla mamma
o al soffitto. L’unica scelta sbagliata è quella di non fare una
scelta.
PAG.39
Che cosa avevano dunque pensato che
facessi nella mia culla, per tutto quel tempo, se non morire la mia
vita, morire il tempo, morire la paura, morire il niente, morire il
torpore? La morte: avevo esaminato la cosa da vicino. La morte era il
soffitto. Quando si conosce il soffitto meglio di se stessi, questo si
chiama morte. Il soffitto è ciò che impedisce agli occhi di salire e al
pensiero di elevarsi. Chi dice soffitto dice tomba: il soffitto è il
coperchio del cervello.
Nessun commento:
Posta un commento