venerdì 30 agosto 2013

LA SCHIUMA DEI GIORNI di Boris Vian

4/5 Trama: Colin è un giovane parigino ricco e annoiato. Passa il tempo dedicandosi aricette inverosimili, strimpellando bizzarri strumenti di sua invenzione,bighellonando con Chick - il suo migliore amico - un ingegnere spiantato esperperone che ha uno strano pallino: collezionare le opere di Jean-SolPartre. Poi, nella vita del signorino entra, in modo esplosivo, l'amore.L'incontro con la bella Chloé è un colpo di fulmine: decidono di sposarsi nelgiro di pochi giorni. Al ritorno dal viaggio di nozze, Chloè si ammala. Neisuoi polmoni si annida un male terribile, fatica a respirare. Mentre il tempova sempre più veloce, e l'appartamento dove vivono, inizialmente di dimensionifaraoniche, si fa sempre più stretto...

Questo è uno dei libri più difficile in assoluto da definire.
Non lo si può collocare in un genere preciso perché racchiude in sé tanti generi.
Non si può dire che parli solo di un argomento perché solo l'occhio distratto del lettore non consapevole ne vede uno solo, gli altri ne vedono fin troppi. 

La prima cosa che si nota appena si inizia la storia, è l'ambientazione e le conversazioni surreali, una sorta di Willy Wonka o di Cappellaio Matto. Le frasi sconnesse, il cuoco Nicolas altrettanto improbabile quanto lo sono i piatti che prepara. E Colin e Chick che disquisiscono su argomenti pazzeschi.
Ricco sfondato uno e spendaccione l'altro, una sorta di denuncia alla superficialità e alla scontentezza latente di chi non deve sacrificarsi per guadagnare qualche spicciolo. 

Le ragazze Alise e Chloé, le donne romantiche che credono nell'amore puro che si accompagnano ai due uomini superficiali. L'una innamorata dello spendaccione che non ha i soldi per sposarla, e Chloé che dopo pochi giorni sposa Colin.
Chissà perché ma queste due mi hanno fatto venire in mente Il grande Gatsby... 
La malattia di Chloé che la accomuna a qualunque altra persona, che in ricchezza o povertà poco importa, la malattia (in tutte le sue accezioni) non guarda il portafoglio.
E con la malattia di Chloé tutto sembra cambiare prospettiva, la luce del sole, i tappeti nelle stanze e nei corridoi, la camera che rimpicciolisce, una sorta di ambientazione fantascientifica che cambia continuamente, un caleidoscopio di prospettive e di forme. 

E Colin che vorrebbe salvare Chloé dalla sua malattia, come Alise vuole salvare Chick dalla sua superficialità. E librerie che vanno a fuoco e librai uccisi per aver venduto l'ennesimo libro a Chick del famoso Jean Sol-Patre facendolo finire sul lastrico, creandogli una dipendenza. Senza fargli capire le priorità della vita.
E mi sono immaginata Fahrenheit 451 e i roghi... 

Insomma, qui dentro c'è tutto, tutto Vian nel suo splendore, con la sua mente aperta e innovatrice.
Va letto senza pregiudizi questo libro, va letto tra le righe, va letto con calma per capire i significati nascosti.
Va letto e basta. 

Note
PAG.193
"Ma lei cosa fa nella vita?" domandò il professore.
"Imparo delle cose" disse Colin. "E amo Chloé". 

PAG.218
"Invece sì" disse Colin. "La gente non cambia. Sono le cose che cambiano". 

L'ANALFABETA - Racconto autobiografico - di Agota Kristof

5/5 Trama: Undici capitoli per undici episodi della sua vita, dalla bambina che divora i libri in Ungheria alla scrittura dei primi libri in francese. L'infanzia felice, la povertà del dopoguerra, gli anni di solitudine in collegio, la morte di Stalin, la lingua materna e le lingue nemiche (il tedesco, il russo e in un certo senso anche il francese), la fuga in Austria e l'arrivo a Losanna, profuga con un bebè.

E' l'occupazione più inattiva che ci sia.

Leggo. E' come una malattia. Leggo tutto ciò che mi capita sottomano, sotto gli occhi: giornali, libri di testo, manifesti, pezzi di carta trovati per strada, ricette di cucina, libri per bambini. Tutto ciò che è a caratteri di stampa.
 
Una piccola ma concisa biografia di una grande donna e scrittrice.
Un libro che inizia così potrebbe anche finire subito.
Dice un sacco di cose, anche senza dirle.
In 50 pagine la biografia più ampia ed essenziale che esista.
E' lei la meraviglia.
Grazie di aver scritto per noi.

UNA COSA PICCOLA CHE STA PER ESPLODERE di Paolo Cognetti

4/5 Trama: Una raccolta di racconti in cui il filo rosso scelto dall'autore segue la più tenera, la più violenta, la più tormentata età della nostra vita: l'adolescenza. Che si tratti di ragazze ricche, perverse e affascinanti chiuse in una clinica per anoressiche o di ragazzi scaraventati in solitudine nel naufragio del matrimonio dei loro genitori, l'adolescenza in questi racconti diventa la roulette su cui si gioca il futuro: il momento, vivo e straziante, in cui si prende coscienza della propria identità, si scopre il sesso, l'amicizia, la crudeltà del mondo cercando di trasformare tutto questo in un'occasione di riscatto e di emancipazione.

Credo che si dia per scontato molte volte un fattore importante: la prima grande prova (o scelta) per un genitore è decidere se vuole essere effettivamente genitore o meno.
Perché nessuno lo obbliga, ma nel momento in cui nasce una creatura, l'obbligo c'è eccome!
Non esiste un ragazzo difficile (va bene, è un discorso relativo...però), esiste solo una famiglia alle spalle che non ha saputo scegliere. O ha scelto la cosa sbagliata.
L'anoressica di 'Pelleossa'
l'adolescente che non vuole lavorare con il padre di 'Meccanica del motore a due tempi'
la figlia visionaria di un padre che non c'è di 'La figlia del giocatore'
il ragazzino al campeggio con la mamma che non vede più tornare il padre di 'La stagione delle piogge'
e per finire l'analisi di un figlio di tutte le cose che non sa della madre e che non saprà mai o saprà in maniera distorta dai racconti altrui di 'Tutte le cose che non so di lei'.
Sono tutti modi di interiorizzare o esteriorizzare un disagio, una mancanza, e la colpa non è certo del figlio ma sempre del genitore che vorrebbe il meglio che lui non ha avuto, obbligando il figlio a fare qualcosa che non vuole, o che per paura se ne va perché è più facile.
Dimentichiamo che la vita è una sola, e non dovremmo sprecarla a fare i padri padroni, obbligando i nostri figli a fare qualcosa come la vorremmo noi, ma dovremmo investire il tempo per capirli e indirizzarli verso quello che la società e l'epoca vuole per loro, e verso le loro attitudini! 
Note
PAG.124
Dice la nonna che la vita degli adulti comincia con una bugia. L'adolescenza, per quanto la riguarda, è solo un'invenzione borghese. C'è un'età dai segreti innocui, ma quelli cadono come i denti da latte, e i segreti che crescono dopo sono minati da una carie inconfessabile. Sesso.
Perciò ecco dimostrato il suo teorema: la vita degli adulti è arte del mentire.


ISTRUZIONI PER LA MANUTENZIONE DEL PARQUET di Will Wiles

1/5 Trama: Cosa ci vorrà mai a prendersi cura di un appartamento di lusso? Basta lasciar fare alla domestica, non giocherellare coi tasti del pianoforte a coda, non sfondare i divani in pelle nera, non sporcare le pareti color bianco ghiaccio e attenersi alle istruzioni. Sì, perché il padrone di casa Oskar, famoso compositore minimalista e poliglotta, amante del design e della semplicità che costa un occhio, impegnato a Los Angeles con gli avvocati della moglie sul piede di guerra, non solo ha affidato la sua elegante casa, situata in una città dell'Europa dell'Est, a un vecchio amico di università e aspirante scrittore, "inesorabilmente, illecitamente bloccato" al primo romanzo, ma gli ha lasciato anche biglietti, noticine e istruzioni per ogni situazione possibile. Tuttavia, quando l'ospite, dopo una serata trascorsa in un locale di lap dance in compagnia di una ragazza coi capelli color ambra e microscopica minigonna di pvc o lattice, torna a casa ubriaco e si accascia sul letto trascurando i gatti, quasi come si fosse innescata un'antica maledizione, tutto precipita verso la catastrofe: il prezioso parquet in quercia francese si macchia in una maniera orribile; uno dei due gatti tira le cuoia, stecchito sotto il peso del coperchio del pianoforte; la donna delle pulizie stramazza al suolo nella cucina tutta vetro e acciaio; e così via fino al sorprendente, inaspettato colpo di scena finale.

Facciamo una premessa: non mi lascerò più ingannare da un gatto in copertina e dalla parola 'parquet' perché effettivamente gatto e parquet sono due parole che non cozzano bene tra di loro.
Quindi qualsiasi suggerimento risulta vano. 

Altra riflessione: per anni sono andata in ferie alternandomi con i miei genitori, visto che abbiamo gatti. Ora che papà non c'è più sicuramente andrò in ferie portandomi la mamma, e i gatti a chi li lascio? I suoi si sistemano facilmente, basta lasciare il cibo al vicino tanto loro sono liberi, ma i miei che sono in casa? A chi potrei lasciare la casa? E se dicessi a qualcuno di trasferirsi per qualche giorno a casa mia così mi guarda sia la casa che i gatti?
Ecco diciamo che dopo aver letto questo libro non andrò in ferie fino alla morte dei miei gatti.
Non so bene cosa possa piacere/colpire di questo libro, ma per un po' mentre leggevo mi girava in testa la canzonetta fastidiosa degli stacchetti di Benny Hills, in cui capitava di tutto, perché anche nel libro capitava di tutto. Più cresceva l'ansia per il parquet rovinato più aumentavano i disastri del ragazzo che lo occupava. Il vino rovesciato, la porta dello studio aperto, il pianoforte intoccabile, il gatto morto nel pianoforte, per non parlare dei biglietti che comparivano appena il giovane curioso allungava la mano verso un cd, un cassetto, un giornale.
Nonostante tutto credo che avrebbe messo a dura prova anche me, che sono pignola in casa.
Mi sono immaginata a chi poter lasciare i miei messaggi, di chi potrei anticipare le mosse e le curiosità e soprattutto i malanni.
Se il parquet era una metafora della vita, beh è un po' complicata.
Tutti vorremmo un parquet perfetto e lucido, ma per averlo così non dovresti camminarci.
Ergo se si vuole una vita perfetta non si deve viverla, quindi tanto vale prenderla con un po' di più filosofia, che i graffi gli strisci e i segni sono quelli che fanno di noi, un ottimo parquet vissuto con molte storie da raccontare....
Questa però è stata pessima!

LA LUCINA di Antonio Moresco

4/5 Trama: Lontano da tutto, tra i boschi, in un vecchio borgo abbandonato e deserto, un uomo vive in totale solitudine. Ma un mistero turba il suo isolamento: ogni notte, sempre alla stessa ora, il buio è improvvisamente spezzato da una lucina che si accende sulla montagna, proprio di fronte alla sua casa di pietra. Cosa sarà? Un abitante di un altro paese disabitato? Un lampione dimenticato che si accende per qualche contatto elettrico? Un ufo? Un giorno l'uomo si spinge fino al punto da cui proviene la luce. Ad attenderlo trova un bambino, che vive anche lui solo in una casa nel bosco e sembra uscito da un'altra epoca o, davvero, da un altro pianeta. Nuove domande affollano la mente dell'uomo: chi è veramente quel bambino? E quale rapporto li lega? Lo scopriremo a poco a poco, avvicinandoci sempre più al cuore segreto di questa storia terribile e lieve, fino all'inaspettato finale. Con questo suo "piccolo principe", Antonio Moresco mette in scena una meditazione commossa sul senso dell'universo e della vita. In un dialogo continuo con gli esseri che popolano i boschi, radici aeree, alberi, lucciole, rondini, Moresco come Leopardi riflette sulla solitudine e il dolore dell'esistenza, ma anche su ciò che lega uomini e animali, vivi e morti. 

E' il primo libro di Moresco che leggo. Avevo letto delle recensioni ad altri libri e andando in biblioteca mi è capitato questo tra le mani.
Non so se sia questo il suo genere, per tutti i libri intendo, ma questa piccola perla l'ho veramente assaporata e apprezzata.
Il protagonista mi ricordava un po' mio papà, quando diceva che avrebbe voluto invecchiare tra i monti, in mezzo alla natura e con il minimo indispensabile.
L'ambientazione mi ha dato quella ventata di aria frizzante che solo la montagna è in grado di darti.
E la storia gotica è stata suggestiva, tenera quasi dolce, di spettrale non c'era nulla.

Note
PAG.133
Erano loro che riempivano i calamai con dei pezzi di carta assorbente, per farlo asciugare più in fretta, perché si divertivano a vedermi arrivare con quella caraffa di latta per riempirli di nuovo. Intingevano i pennini in quella poltiglia di inchiostro e di carta assorbente, restavano sempre quei peluzzi nelle parole che scrivevano sui quadernoi, cercavano di tirarli via con le dita prima di ricominciare a scrivere, dalla punto del pennino, staccavano anche il pennino dalla cannuccia per toglierli meglio, avevano sempre le dita tutte nere di inchiostro. Si scambiavano i pennini, tirandoli fuori dalle loro scatoline. Ce n'erano di rame, d'acciaio, dorati, e avevano molte forme: a torre, a lancia, a bastoncino... Ogni bambino aveva le sue preferenze. Si chiamavano proprio così: la torre, la lancia, il bastoncino... Andavano dal cartolaio e gli dicevano mi dia una lancia, oppure tre bastoncini, due torri... E il cartolaio andava a prendere la scatolina giusta. Bidello, bidello! E' finito l'inchiostro! chiamavano dalle aule, con quelle loro vocine. E io correvo... ALoora ero il bidello della mattina, quando sono entrato qui. Be', insomma, diciamola tutta... quando ero vivo. 

PAG.141
"Chissà se il cielo ha sopra di sé un altro cielo?"  

PAG.143
Certe volte penso che non ci siano più dei vivi, nel resto del mondo. Ma ce ne sono. Perché oggi pomeriggio, mentre c'era ancora luce, alzando all'improvviso gli occhi, ho visto che l'azzurro terso era attraversato da parte a parte da una stricia bianca perfettamente diritta che si allungava nel cielo, tracciata da un aereo così lontano che non se ne sentiva nemmeno il rombo nella vastità dello spazio.  

MUSES - La decima musa - di Francesco Falconi

3/5 Trama: Alice De Angelis ha percorso fino in fondo la strada pericolosa che l’ha portata a conoscere il suo passato. Ha scoperto l’origine del suo dono e il potere devastante delle nove Muse.Quella strada però l’ha fatta precipitare in un baratro: la sua vita è appesa a un filo sottile su cui scorrono misteriose immagini di un presente che lei non può più vedere.
Immobilizzata in un letto, legge negli occhi delle altre Muse violenza, passione, potere. Tutto va verso lo scontro finale. Se Alice vuole sopravvivere non può fare altro che tornare ad affrontare il passato, combattere oltre se stessa e scoprire il segreto della Decima Musa. [2° volume]

Avete presente quando mangiate un piatto che desideravate da molto tempo? Avete talmente tanta aspettativa che deve essere assolutamente eccellente...
Poi il primo boccone lo assaporate, lo girate e rigirate in bocca, lo centellinate, e sì è ottimo ma...
Ottimo come lo volevate voi, come lo aspettavate da tanto, ma... sembra che manchi qualcosa, un po' di quell'ingrediente, troppo dell'altro, un po' di sale, meno condimento.
Ecco.
La sensazione è quella.
Avevamo lasciato una Alice con molti dubbi sia su se stessa e sulla sua storia, sia su chi la attorniava, di chi fidarsi o meno.
Ora la ritroviamo cresciuta, molti tasselli vanno al loro posto. Finalmente capisce la storia della zia e della mamma, la zia non è poi così cattiva come aveva pensato fin dall'inizio, e altre persone che lei sembra odiare invece si riveleranno ciecamente innamorate.
Però manca qualcosa, non so definirlo, è un po' come se tutta la storia filasse perfettamente ma...
Forse avrei caratterizzato diversamente qualche personaggio, ne avrei approfondito le differenze con gli altri. Le muse sembra tutte uguali...Ecco forse è questo.
Chi ha avuto la stessa impressione? 

IL LIBRO GATTO di Silvia Borando

5/5

IL POTERE DEL CANE di Don Winslow

5/5 Trama: Art Keller è un poliziotto ambizioso, con una mentalità da crociato, deciso a combattere in prima fila la guerra che gli Stati Uniti hanno lanciato contro il traffico internazionale di droga. Barrera è il boss della Federacion, il cartello che riunisce tutti i narcos messicani e i suoi nipoti, Adan e Raul, smaniano all'idea di ereditarne l'impero. Nora Hayden, dopo un'adolescenza complicata, è diventata una prostituta d'alto bordo, sempre in bilico tra il cinismo più spinto e un insolito senso morale. Padre Paranda è un sacerdote cresciuto in mezzo al popolo, potente quanto incorruttibile. Sean Callan è un ragazzo irlandese che si è trasformato quasi per caso in un killer spietato, al soldo della mafia. Sono tutti, in modo diverso, coinvolti nel mondo feroce del narcotraffico messicano: una guerra che coinvolge sicari senza scrupoli e politicanti corrotti, i servizi segreti americani e la mafia, tra inganni e vendette spietate. Una guerra dove non esiste innocenza possibile e dove è sempre in agguato, pronto ad esplodere, il male assoluto: quella demoniaca crudeltà di uomini e cose cui una millenaria tradizione ha saputo dare un solo nome, evocativo quanto misterioso. Il potere del cane.
Avere tra le mani un libro da poco più di 700 pagine...
Non stancarsi mai di leggerlo, non stancarsi mai dei personaggi, non averne mai abbastanza.
Stare sempre all'erta per capire come i vari narcotrafficanti si muoveranno, dove andranno, che sicari recluteranno, chi faranno fuori.
E Art Keller che deve incastrarli, Nora prostituta doppiogiochista, Callan sicario innamorato, e i Barrera intoccabili, e molte altre persone che fanno di questa storia, un libro meraviglioso e appassionante.

Mi sono domandata spesso lungo il racconto, quanto ci sia di inventato e quanto di vero...
Cambiando i nomi mi sa che non ci discostiamo molto da un saggio sui narcotrafficanti del centro-sud America.

LA FORESTA-RADICE-LABIRINTO di Italo Calvino

4/5 Trama: Re Clodoveo ritorna dalla guerra, ma intorno alla sua città è cresciuta un'inestricabile foresta, e il re si ritrova a vagare in un labirinto di radici che sembrano rami che si confondono con le radici. E come lui si perdono sua figlia Verbena e il giovane Mirtillo, l'infedele matrigna e il ministro traditore, tanto che tornare a palazzo sembra impossibile, e bisogna cercarsi e inseguirsi alla luce delle torce, finché il mistero della foresta-radice-labirinto non verrà risolto...

Il primo libro di politica per bambini!

ALTA FEDELTA' di Nick Hornby

3/5 Trama: In una Londra irrequieta e vibrante, le avventure, gli amori, la passione per la musica, i sogni e le disillusioni di una generazione di trentenni ancora piena di voglia di vivere. Commovente, scanzonato, amaro ma soprattutto molto divertente, Alta fedeltà è il libro culto della nuova narrativa inglese, diventato un grande successo internazionale.

Chi ha già letto questo libro saprà (e chi non l’ha letto lo saprà ora) che si incontrano spesso classifiche su canzoni, cantanti, situazioni ecc.
Allora facciamo un gioco: rimaniamo in tema! 

Ora vi dirò la mia classifica di “le 5 migliori canzoni di sempre per me” [non discutibile]
1-Riders on the storm (The Doors)
2-On the turning away (Pink Floyd)
3-Growing Up (Peter Gabriel)
4-Starway to heaven (Led Zeppelin)
5-Smock on the water (Deep Purple) 

Ora vi dirò la mia classifica di “i 5 migliori film di sempre per me” [non discutibile]
1-Labyrinth (regia Jim Henson) con David Bowie e Jennifer Connelly
2-L’uomo bicentenario (regia Chris Columbus) con Robin Williams
3-Blade Runner (regia di Ridley Scott) con Harrison Ford
4-Edward mani di forbice (regia di Tim Burton) Con Johnny Depp
5-La vita è meravigliosa (regia di Frank Capra) con James Stewart 

Ora vi dirò la mia classifica di “i 5 migliori telefilm di sempre per me” [potrebbe essere discutibile]
1-Mork e Mindi
2-The Big Bang Theory
3-Scrubs
4-Nip & Tuck
5-Lie to me 

Ora vi dirò la mia classifica di “i 5 migliori libri di sempre per me” [in evoluzione continua]
1-Un fiocco di neve nella mia mano di Samantha Mooney
2-Battle Royale di Koushun Takami
3-Il mondo nuovo-Ritorno al mondo nuovo di Aldous Huxley
4-La trilogia della città di K. di Agota Kristof
5-Stoner di John Williams 

Adesso che abbiamo fatto questa classifica vi dirò qualcosa del libro (facciamo una classifica va)…

1-Do un grande merito a Hornby che è quello di essere uomo e aver sviscerato paturnie e insicurezza maschili. Non riesco a tollerare l’opposto (uomo-donna / donna-uomo), a parlare del sesso opposto di solito non si è obiettivi e si finisce per tirare fuori un po’ di astio. 

2-Bello e interessante il mix tra storia e musica, sarebbe stato bello ascoltare tutte le canzoni nominate a mano a mano che si incontravano, ma così è stato stimolante lo stesso fare un revival delle proprie canzoni insieme al protagonista. (perché intanto che narrava un po’ rivedevo la mia vita e la colonna sonora nella mia vita) 

3-Tristissimo il protagonista, insicuro, confuso, con scarso senso delle priorità, mi sono vivamente augurata che al mondo esistano anche tipi meno dubbiosi, visto che parecchi li ho già incontrati magari quelli che mi restano da incontrare sono meglio no? 

4-Anche la fidanzata è tristissima, perché rimanere con qualcuno solo perché è meno peggio di altri mi lascia quel senso di svuotamento tale da rimanere inebetita davanti alla situazione. Capisco che spesso ricominciare una storia con una persona nuova che non conosci è impegnativo, è quindi più facile rimanere con un ragazzo che si conosce e farsi andare bene i suoi difetti, ma questo chi sa perché me lo aspetterei da un uomo piuttosto che da una donna. 

5-La morte del padre è stata una parte del libro che avrei saltato volentieri, la recente perdita di papà l’ho già detto è una ferita aperta, e visto che in quel momento ho eliminato il mio ex per comportamenti sconvenienti, mi ha fatto una rabbia che solo a leggere avrei chiamato il mio ex e gli avrei vomitato in faccia tutto quello che ho dentro e che forse non voglio che esca… o forse sì… 


Faccio una piccola sottolineatura: quello che ho provato leggendo questo libro mi ha riportato a vari episodi della mia vita, a persone che ho incontrato e a fatti realmente accaduti. Perciò potete non essere d’accordo con molto di quello che ho scritto, ma giuro che è personalissimo e accetterò ogni critica, meglio se ne parliamo di persona, io faccio il thé per tutti.
Per un giudizio del libro, ammetto che non l’ho letto mal volentieri, ma non è nella mia classifica di libri preferiti e forse continuerò a non leggere Hornby con buona pace dei sensi (i miei ovviamente). 

Note
PAG.27
La gente si preoccupa perché i ragazzini giocano con le armi, perché gli adolescenti guardano film violenti; c'è la paura che nei giovani finisca per imporsi una specie di cultura della violenza. Nessuno si preoccupa dei ragazzini che ascoltano migliaia di canzoni - migliaia, letteralmente - che parlano di cuori spezzati, e abbandoni e dolore e sofferenza e perdita.  

PAG.46
Non mi sono mai veramente ripreso dallo shock di scoprire che le donne fanno esattamente quello che facciamo noi: tengono il paio migliore di slip per le sere in cui sanno che andranno a letto con qualcuno. Quando vivi con una donna, compaiono improvvisamente questi scarti dei grandi magazzini, scoloriti, sbrindellati e rimpiccioliti, spesi sui termosifoni di tutta casa; e i sogni lascivi che facevi da ragazzino, pregustando la maturità come l'epoca in cui saresti stato cinrcondato da conturbante biancheria femminile per omnia saecula saeculorum...vanno in cenere. 

PAG.67
[...] e io sono qui, in questo piccolo stupido appartamento, da solo, e ho trentacinque anni, e ho un buco di negozio che non va certo a gonfie vele, e i miei amici non mi sembrano affatto degli amici, bensì gente di cui per caso non ho perso il numero di telefono. [...]
Così mi viene da pensare che sia importante avere qualcosa che funziona, nel lavoro o nella vita privata, altrimenti non è vita, ma sopravvivenza. 

PAG.138
Sembra quasi che se metti la musica (e i libri, probabilmente, e i film, e il teatro, e qualsiasi cosa procuri emozioni) al primo posto, non riuscirai mai a chiarire la tua vita amorosa, e non arriverai mai a considerarla come un prodotto finito.
[...]
Forse noi viviamo troppo protesi verso un apice, dico noi che assorbiamo emozioni da mattina a sera, e di conseguenza non riusciamo mai a sentirci semplicemente contenti: noi dobbiamo essere o disperati, o al settimo cielo, e questi sono stati d'animo difficili da raggiungere in una relazione stabile e solida.  

PAG.214
Voglio dire che se credi in una relazione monogamica a lungo termine, allora devi accettare che alle persone succedano delle cose, o anche non succedano. Altrimenti, che senso ha? 

PAG.247
E per dirla tutta, ma che resti fra voi e me, adesso ho capito che nelle viscere c'è materia fecale, non cerebrale.   
  

RITORNO A POMPEI di Amélie Nothomb

4/5 Trama: Un dialogo serrato e scintillante di ironia fra una scrittrice rompiscatole dioggi e Celsius, abitante del futuro. Un'antiutopia tagliente che prendel'avvio da un evento storico lontano nel tempo, o forse appena avvenuto:l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., e la conseguente distruzione di Pompei.

Leggendo questo libro, mi sono immaginata di vedere due amici seduti a tavola insieme ad una bella compagnia numerosa.
Ad un certo punto uno dice la parola magica, quella che fa scattare due persone che sullo stesso argomento si trovano su fronti opposti. Ma non è una conversazione politica. Potrei dire che tifano due squadre sportive diverse, o sono appassionati di un personaggio dei fumetti, o un remake di un film se era meglio l'originale o la nuova versione. Cose così insomma.
E loro ne sanno una più del diavolo sull'argomento, e la dialettica non manca di certo.
E tu che sei seduto al loro tavolo e hai mangiato e bevuto con loro, rimani con il bicchiere in mano o la forchetta a mezz'aria, perché sei affascinato dalla loro lotta a parole.
E finisci per non capire nemmeno di cosa stanno parlando, perché il succo non è l'argomento ma loro due che battibeccano.
Lo stesso per questo libro, tu ad un certo punto non capisci più quale sia l'argomento, e non importa nemmeno tanto, perché sei così preso dai due che argomentano a suon di botta e risposta, che alla fine ne vorresti ancora.
Ma solo per loro due!

Note:
PAG.63
- D'altronde, lo ripeto, non ho mai capito come ci si possa innamorare di un essere umano. Che pessimo investimento! Dedicare tanto tempo a un modello così limitato nel Tempo! Trovo aberrante provare amore per una creatura così poco duratura. Tenuta bene, Pomepi può vivere millenni mentre, nella migliore delle ipotesi, l'essere umano non arriva al secolo - e in quale stato di conservazione!
- Ha ragione, è incontestabile. Quello però che sembra non comprendere è che non si sceglie. Non si decide di innamorarsi di un essere umano: ci si innamora di un essere umano. Come lei dice, è un pessimo investimento, ma non dipende dalla nostra buona volontà. 

PAG.87
- Di che sta parlando, allora?
- Delle cose di cui non si parla. Quelle inquietudini, quei dubbi che non possono non assalirla, quelle cose incomprensibili e intraducibili che si percepiscono nei meandri di certi concerti di Bach, che la notte impediscono di dormire, che inducono a pensare che siamo ciechi e sordi...  

PAG.105
- Fin dall'infanzia ho pensato spesso alla fine del mondo, chiedendomi se l'avrei vissura o piuttosto se ne sarei morta. Cercavo di immaginare in cosa sarebbe consistita l'apocalisse; una delle mie ipotesi era che non ci saremmo resi conto di niente, che avremo continuato col nostro piccolo quotidiano senza neanche accorgerci della scomparsa nostra e di quella dell'universo. Sembra che chi subisce un'amputazione conservi la sensazione dell'arto tagliato: il nostro destino pare non essere diverso. Gli arti strappati via siamo lei, io, che non esistiamo, che non siamo mai esistiti, ma che un'articolazione immateriale tiene ancora legati al grande cervello dell'universo. 

PAG.106
[...] Se c'è gente che muore nel sonno, non è verosimile che i dormienti si sveglino dall'altra parte, senza essersi accorti di quanto è successo? Perché dovrebbero credere di essere morti? Se già da vivi gli esseri umani fanno tanta fativa ad ammettere che un giorno moriranno, perché lo dovrebbero trovare più tollerabile dolo il loro decesso? E poi i distratti ci sono sempre stati: sono loro che probabilmente diventano fantasmi. Erano con la testa tra le nuvole al momento del trapasso. Non si sono accorti di niente.   

IL CASTELLO INTERIORE di Jean Stafford

2/5 Trama: Uomini e donne segnati da ferite, fisiche e mentali, con cui imparare a convivere, ragazze in cerca della propria emancipazione, individui combattuti fra desiderio di appartenenza e bisogno di autonomia. Scritte con uno stile cristallino, le storie di Jean Stafford si concentrano sui minuti dettagli della solitudine, sulle imprevedibili dinamiche che plasmano i rapporti interpersonali. In filigrana, dentro ciascuno dei suoi personaggi, c'è l'autrice, donna dotata di una sensibilità fuori dal comune, accresciuta ed esasperata da un destino tragico. Sposata a lungo con il poeta Robert Lowell, brillante ma mentalmente instabile, la Stafford uscì infatti distrutta nel corpo e nello spirito da quel rapporto, che le costò tra l'altro il coinvolgimento in un grave incidente automobilistico, le cui conseguenze sono ben descritte nel vivido e spietato racconto che dà il nome a questa raccolta. Premiata con il Pulitzer e finora inedita in Italia, la sua opera è, nel panorama letterario statunitense, una punta di eccellenza che sta alla pari di autori come John Cheever, Flannery O'Connor ed Eudora Welty.

IL LIBRO DEI GATTI TUTTOFARE di T.S. Eliot

4/5 Trama: Uno squisito gioco letterario di uno dei maggiori poeti del nostro tempo. Una raccolta di poesie dedicate all'idea del gatto e alle sue elusive incarnazioni.
"Questo libro sui gatti," scrive Tadini, "e un libro sui nomi." Non a caso nella prima poesia Eliot stesso sostiene che ogni gatto deve avere tre nomi: un nome sensato, "a scopo familiare", un nome più dignitoso che gli permetta di "mettere in mostra i baffi" e "mantenere la coda perpendicolare", e infine "il Nome", che solo il gatto può conoscere. Se vediamo un gatto in profonda meditazione non possiamo avere dubbi: sta contemplando il suo "ineffabile effabile effineffabile profondo inscrutabile ed unico Nome". Così tra Pelastinco Rotella de' Binario e Brunero, gatto del mistero, tra un Gattatrac e un Gattafascio, vedremo sfilare gatti dai caratteri più disparati: gatti singolari, bizzarri, gatti energici, gatti indaffaratissimi, ma nessuno arriva all'"evidenza luminosa di quel primo gatto accoccolato sulla soglia del libro" a contemplare il proprio Nome. 

Tutti pensano di dare un nome al gatto appena lo portano a casa...
Sbagliato!
Il gatto ha già un nome, o meglio ha già IL nome.
Poi il nome che vuoi dargli tu....beh lo devi fare appena la sua natura, quella vera, salta fuori.
Allora il nome si svelerà da solo!
E poi non sei tu ad adottare un gatto....Si sa che è il gatto ad adottare te, perché sa che da solo non ce la puoi fare e ti prende sotto la sua ala protettrice quasi con compassione.
Povero umano...e non fa nemmeno le fusa. Inutile.

LA GRANDE FABBRICA DELLE PAROLE di Agnès de Lestrade

5/5 Trama: C'è un paese dove le persone parlano poco. In questo strano paese, per poter pronunciare le parole bisogna comprarle e inghiottirle. Le parole più importanti, però, costano molto e non tutti possono permettersele. Il piccolo Philéas è innamorato della dolce Cybelle e vorrebbe dirle "Ti amo", ma non ha abbastanza soldi nel salvadanaio. Al contrario Oscar, che è ricchissimo e spavaldo, ha deciso di far sapere alla bambina che un giorno la sposerà. Chi riuscirà a conquistare il cuore di Cybelle?

In questo paesino c'è una grande fabbrica e la gente non può parlare.
Per farlo deve comprare le parole.
E come sempre accade i ricchi possono comprare tante parole, fare dei lunghi discorsi, i meno ricchi comprano le parole indispensabili, i poveri rovistano nei cassonetti e trovano 'baggianate' e 'fichi secchi'.
Le immagini sono dolcissime, e insegnano che le parole non servono, servono i fatti.
Si può stare in silenzio e dimostrare il proprio amore per un'altra persona.
Poi c'è il ricco che promette mari e monti, ma lo spessore delle sue parole ci lascia indifferenti.
Sarebbe bello però poter comprare le parole giuste da dire in un momento difficile, o forse come sempre le parole ci sono, dentro di noi, e se non ci sono, lasciamoci guidare dal sentimento.
Il messaggio arriverà comunque (e con meno fraintendimenti)

L'ULTIMO ANGELO di Becca Fitzpatrick

3/5 Trama: Nora è sicura che Patch sia il suo unico, vero, grande amore. Che sia un angelo caduto non importa, lui è tutto quello che lei vuole. Purtroppo, però, il loro destino sembra quello di essere nemici mortali. Angeli caduti e Nephilim, infatti, sono padroni e vassalli, da secoli in lotta tra loro. Come se questa sanguinosa e dolorosa rivalità non bastasse, Nora è stata costretta a giurare di condurre i Nephilim in guerra contro il loro eterno nemico, e se dovesse mancare alla parola data condannerebbe a morte lei e sua madre. Eppure, Nora e Patch affronteranno fianco a fianco anche quest'ultima battaglia, convinti che ciò che li lega non può essere sciolto. Il campo di battaglia si delinea e indietro non si può tornare... Esistono ostacoli che nemmeno l'amore può vincere? [4° volume]

Purtroppo mi rendo conto che devo cambiare metodo, devo assolutamente avvicinarmi alle saghe quando tutti i libri sono finiti (o quasi) perché giuro quando ho iniziato il 4 e ultimo libro di questa saga, il buio più totale mi ha attorniato.
Non ricordavo nulla della storia, se non vari sprazzi, ed è stato veramente complicato ri-capire il tutto.
Mi è venuto da ridere perché per un attimo (è passato subito) ho pensato di rileggerli tutti perché mi pareva di brancolare nel buio.
Facciamo così non vi dirò nulla, vi lascio nella curiosità di leggere questo 4° capitolo della storia (mi avete creduto? non parlerò del libro perchè non lo ricordo, e perchè non ricordando il 'prima' il dopo è piuttosto nebuloso... fidatevi)
Un consiglio però, lo do a voi ma ancora di più a me stessa... leggete le prime righe del mio commento, poi rileggetele, e fatene una filosofia di vita.
Maledette saghe...e maledetta Italia che traduce e pubblica dopo millenni...

LA PIOGGIA PRIMA CHE CADA di Jonathan Coe

3/5 Trama: La Zia Rosamond non è più. È morta nella sua casa nello Shropshire, dove viveva sola, dopo l'abbandono di Rebecca e la morte di Ruth, la pittrice che è stata la sua ultima compagna. A trovare il cadavere è stato il suo medico. Aveva settantatré anni ed era malata di cuore, ma non aveva mai voluto farsi fare un bypass. Quando è morta, stava ascoltando un disco e aveva un microfono in mano. Sul tavolo c'era un album di fotografie. Evidentemente, la povera Rosamond stava guardando delle foto e registrando delle cassette. Non solo. Stava anche bevendo del buon whisky, ma... Accidenti, e quel flacone vuoto di Diazepam? Non sarà stato per caso un suicidio? La sorpresa viene dal testamento. Zia Rosamond ha diviso il suo patrimonio in tre parti: un terzo a Gill, la sua nipote preferita; un terzo a David, il fratello di Gill; e un terzo a Imogen. Gill e David fanno un po' fatica a capire chi sia questa Imogen, perché prima sembra loro di non conoscerla, poi ricordano di averla vista solo una volta nel 1983, alla festa per il cinquantesimo compleanno di Rosamond. Imogen era quella deliziosa bimba bionda venuta con gli altri a festeggiare la padrona di casa. Sembrava che avesse qualcosa di strano. Sì, era cieca. Occorre dunque ritrovare Imogen per informarla della fortuna che le è toccata. Ma per quanti sforzi si facciano, Imogen non si trova. E allora non resta - come indicato dalla stessa Rosamond in un biglietto - che ascoltare le cassette incise dalla donna...

[spoiler]
Anni fa mi è stato consigliato questo autore. Io prontamente comprai *La casa del sonno* e ovviamente rimase lì a fissarmi dallo scaffale per parecchio tempo. Credo poi di averlo rivenduto a qualcuno che me lo chiese pensando che "tanto non lo leggerò mai".
Poi l'ho ricomprato e l'ho letto con molto piacere pensando di essere stata una stupida perché come si fa a comprarlo venderlo e ricomprarlo, quando avrei potuto leggerlo subito e amarlo? Ma ogni libro ha il suo tempo, il suo momento.
Così sull'onda mi dico che visto che mi sono dovuta ricredere perché non adottare anche questo?
Però....
Ecco che arriva un però.
La forma di questo libro è originalissima (è rettangolare come gli altri eh).
La storia viene raccontata attraverso i ricordi guardando delle fotografie.
Facendo una sintesi per farvi capire: Muore una zia (non lascia eredi perché era lesbica) quindi i diretti eredi sono i nipoti e una certa Imogen, che non si sa bene chi sia.
Lascia dei nastri registrati in cui attraverso 20 fotografie di venti momenti diversi della sua vita, racconta dall'infanzia alla vecchiaia.
Ai nipoti lascia l'incombenza di trovare questa Imogen e di consegnare tutti i nastri compresa l'eredità a lei spettante.
Ma visto che nessuno conosce Imogen e non si riesce a rintracciarla, una dei nipoti (assieme alle due figlie) ascolterà i nastri per ricostruire la mappa della vita di questa zia e nella speranza di trovare nuovi elementi utili alla ricerca di questa ragazza.
Ora ovviamente non dirò null'altro, lascio a voi la curiosità di scoprire le foto, le storie che racchiudono in sè, e vi lascio cercare Imogen insieme ai protagonisti.
L'unica cosa che mi ha un po' annoiato è stato proprio questo raccontare nei minimi dettagli queste foto. Inizialmente pensavo che fosse proprio la caratteristica (unica) descrittiva del libro ad avermi annoiato, perché sembra tutto molto piatto.
Invece dopo un po' che la lettura si era sedimentata, ho capito che questa forma è stata geniale nel suo essere, solo che c'erano due possibilità: o metteva delle foto a corredo (cosa magari anche impossibile perché la storia è inventata) oppure lasciava un po' di suspense.
Cioè poco mi importa che descriva come era vestita in questa o quell'altra foto, poteva farne una panoramica veloce, quasi una sorta di scaletta per toccare i venti momenti della sua vita che ci aiutano ad arrivare all'epilogo.
Questo è il motivo del mio voto a "mezza via"... però non deve essere fuorviante per la vostra decisione di leggerlo, perché merita (veramente) di essere letto.

QUALCOSA DA TENERE PER SE' di Margherita Oggero

5/5 Trama: Le severe architetture di Torino si tingono di colori, le strade brulicano di persone: è l'atmosfera elettrica ed euforica delle Olimpiadi invernali, grazie alle quali anche la prof Carnilla Baudino gode di una vacanza fuori programma. Scuole chiuse, Marito e figlia in montagna per seguire da vicino le gare, Camilla resta in città e assapora la prospettiva di un intervallo di solitudine, di qualche giorno tutto per sé, libera dai doveri della quotidianità. Ma un'imprevedibile malinconia e l'irrompere del caso sconvolgono i propositi di riposo: la prima la induce a fare una telefonata a lungo desiderata e rinviata, il secondo le fa incontrare Liuba, una ventiduenne dura e al tempo stesso fragile, che lavora in un sexy shop più per protesta che per scelta e vive in una comune con un gruppo di ragazzi che affrontano le difficoltà della vita con una sorta di rassegnata ribellione. E' proprio Liuba a chiedere aiuto a Camilla: vorrebbe ritrovare il goffo e lento Quantunque, l'ultimo arrivato nella comune, un ragazzo di cui nessuno sa niente e che é scomparso nel nulla. La ricerca delle due donne s'intreccia presto con l'indagine della polizia sull'assassinio della prostituta Flora, in un contrappunto serrato tra l'inchiesta ufficiale e quella - più discreta e 'femminile', ma non meno efficace - della prof. Che finirà per trovarsi di fronte a una domanda difficile, una di quelle domande universali eppure terribilmente urgenti: la giustizia coincide necessariamente con lo svelamento della verità, di tutta la verità? Con la sua consueta ironia, con il suo stile veloce e pungente, capace di delicatezza anche nel raccontare il male e il dolore, Margherita Oggero ci regala una nuova emozionante avventura della professoressa-detective, e ci suggerisce che, nel nostro mondo saturo di parole, qualche volta è importante "tenere qualcosa per sé"...

Io che non amo molto i thriller, non più come una volta comunque, ho apprezzato notevolmente questo libro.
Avevo bisogno di uno stacco, quelle letture che si interpongo tra letture impegnate, che ti sollevano qualche giornata da pensieri più profondi.
Si lascia leggere con molta fluidità e sono contenta di averlo letto perché la Oggero l'avevo avvicinata con una romanzetto sui gatti che avevo apprezzato molto, ma il lato thriller mi mancava.
Lo consiglio caldamente, anche come lettura da spiaggia, non perché sia poco impegnativo badate bene, ma perché ha la qualità di essere avvincente ma non complicato.
Quando vuoi rilassarti ma leggere qualcosa di interessante senza essere armata di carta e penna per annotarti i nomi dei diecimila personaggi, allora prendete questo libro e portatelo con voi.
La storia è accattivante, la protagonista (una prof) aiuterà gli altri personaggi incontrati più o meno per caso a svelare il mistero dell'amico scomparso che si intreccia con l'uccisione di una prostituta. Ma lei non è una di quelle saccenti, anzi, è una che ha i suoi problemi familiari, è annoiata spesso dalla routine della vita e il poliziotto è il suo amante ma non è troppo convinta... Insomma, non è IL classico personaggio perfetto, anzi è carina proprio perché imperfetta, e anche i ragazzi che incontra in questa vicenda sono tutti ragazzi con problemi che vivono in una specie di comunità.
Alla fine ti affezioni perché vorresti aiutarli un po' anche tu, al di là dei misteri da svelare...
Sono persone con cui berresti una birra una sera parlando del più e del meno, ognuno di una parte oscura della propria anima. 

Note
PAG.222
Gentili tutti e due, di una gentilezza fredda, formale, di staccata, quella gentilezza che, molto meglio dell'arroganza, stabilisce inequivocabilmente le gerarchie e i ruoli, quella gentilezza che è figlia del senso di superiorità e del disprezzo.  

PAG.258
[...] Perché scuoti la testa?
"Perché penso che i sentimenti sono degli inquilini che ci abitano quasi a tradimento. Degli abusivi che sfondano le porte o entrano dalle finestre senza essere invitati, senza chiedere il permesso. E quello che invece abbiamo accolto con piacere o trepidazione fiduciosa a un certo momento cominciano a mutare, ma con variazioni così impercettibili che noi ce ne accorgiamo soltanto dopo, quando si sono trasformati in qualcos'altro, se non nel loro opposto. Sono anche capaci di imprevedibili capriole, di fughe all'indietro, di smentite e controsmentite. Sono inquilini che non traslocano quando vorremmo che se ne andassero, che si barricano quando gli diamo lo sfratto, o che scappano di notte all'improvviso come ladrim che lasciano la casa cuota desolata e fredda in pieno inverno, quando avremmo più bisogno di calore e di conforto. Sono delle serpi in seno pronte a iniettarci il veleno, e quando dormono invece di lasciarle in pace le stuzzichiamo con ogni mezzo. 

PAG.273
Pensa quello che vuoi. Ma la verità è una rete fatta di tanti fili intrecciati, che sono le coincidenze, le occasioni mancate, l'impossibilità di ricrearle, e il filo più vistoso, quello che chiude la rete, è la necessità di non raccontare tutto, di tenere qualcosa per sè, di lasciare delle maglie di silenzio.   

IL MESSAGGERO - MESSENGER di Lois Lowry

4/5 Trama: Quando Matty è arrivato al Villaggio sei anni prima era un ragazzino inquieto e ribelle che amava definirsi "la Belva fra le Belve". Ora è cresciuto sotto la guida del cieco Veggente ed è pronto per l'assegnazione del suo vero nome: "Messaggero". Ma qualcosa nel Villaggio sta cambiando: da quando al mercato si barattano i sentimenti con effimeri beni materiali, la comunità è diventata improvvisamente ottusa e caparbia. La società utopica che un tempo amava accogliere tutti i rifugiati e i derelitti sta innalzando un muro di isolamento. Matty è uno dei pochi capaci di districarsi nel fitto della Foresta e il suo compito ora è quello di portare il messaggio del drastico cambiamento ai paesi vicini e convincere Kira, la figlia del veggente, a tornare con lui al Villaggio, prima che sia troppo tardi. Ma la Foresta, che gli è sempre stata amica, si è rivoltata contro di lui, animata da una forza oscura e senziente, e Matty si trova a fronteggiare il pericolo armato solo di un nuovo potere che ancora non riesce completamente a gestire e a comprendere. [3° volume]

[spoiler]
Ecco che finalmente qualche tessera va al suo posto...Avevo fatto un po' fatica a capire con che logica procedeva questa storia, ma ora mi è più chiaro. 

In
*the giver* la storia si localizzava in un futuro prossimo, dove venivano annullate le sensazioni, quali il dolore l'amore e le differenze sociali. Jonas il protagonista arrivato alla soglia dei 12 anni avrebbe partecipato alla Cerimonia dei Dodici, una cerimonia in cui ogni bambino riceveva il lavoro della sua vita. E a Jonas è capitato di ricevere "le memorie dell'umanità", e le può provare fisicamente come se si stessero svolgendo nel momento stesso. Ma Jonas scappa perché riesce a provare il dolore, l'amore e tutto il resto e la vita nel villaggio non è la sua. 

In
*the gathering blue* troviamo un filo logico, l'ambientazione sembra primitiva anche se pur sempre futuristica, e anche qui si portano avanti la mancanza di sentimenti, rafforzata in questo caso dagli emarginati. Kira è la protagonista ed è stata emarginata fin da piccola per una gamba malformata. Kira accetterà la sua emarginazione, perché riesce a far valere altre sue capacità. 

In
*the messenger* ritroviamo Kira, e Matty un piccolo bambino emarginato che Kira ha contribuito ad aiutare ripulendolo e tirandolo via dalla strada. In questo terzo volume, il papà di Kira manda Matty a prenderla oltre la foresta, che sta diventando gonfia e insidiosa e minacciosa.
Questa minaccia ha reso il villaggio egoista invece che unito come lo era sempre stato, erano riusciti a creare una piccola oasi di pace e di amore, ma una minaccia esterna spesso non aiuta al mantenimento della quiete. Il capo del villaggio vede tutto questo perché altri non è che Jonas.
Lui che aveva visto le memorie dell'umanità era riuscito a creare un ambiente armonioso.
Ma nonostante questo l'egoismo riesce a ingigantire e alimentare le minacce, dovendo quindi sacrificare la vita di qualcuno per raggiungere almeno uno scopo: quello di far rientrare Kira prima della chiusura del villaggio alla foresta. 

Ho fatto un po' fatica ad inquadrare bene i personaggi e lo svolgersi della vicenda, perché leggendo tra le righe, ci sono degli argomenti piuttosto impegnativi mascherati da romanzo fantasy/fantascienza. La privazione dei sentimenti per avere un popolo di sudditi che non chiedono nulla quindi non ragionano e di conseguenza non creano problemi alle alte sfere.
Gli emarginati, un costo per la società, meglio relegarli lontani per non costare e non creare nuove domande tra i sudditi. Il sacrificio per il raggiungimento dei propri sogni, quando invece si è troppo abituati ad avere tutto pronto e surrogato. E l'egoismo, la diffidenza verso gli altri che ci porta a chiuderci in noi stessi e in piccole comunità invece di apprezzare la compagnia, e il mutuo soccorso.
Merita di essere letto con un po' di attenzione, perché non è tutto così semplice come sembra nella storia, ed è aggiornato al quotidiano più che mai! (inquietante)

PATRIMONIO - Una storia vera - di Philip Roth

5/5 Trama: Patrimonio, una storia vera, tocca la corda delle emozioni con la forza di sempre. Lo sguardo di Philip Roth si posa sul padre ottantaseienne che, famoso, per il suo vigore, il fascino, il repertorio di ricordi commessi a Newark, lotta contro un tumore al cervello destinato a ucciderlo. Il figlio, colmo d'amore, ansia e paura, accompagna il padre attraverso ogni fase del suo spaventoso viaggio finale, e nel processo mette in luce la determinazione a sopravvivere che ha caratterizzato la lunga e testarda relazione di Hermann Roth con la vita.

In vita mia ho letto tantissimi libri, molti di più di quelli che ho inserito in questa libreria, che si perdono nella memoria dei tempi.
Ho letto molte storie sulla morte, ma posso garantire una cosa: finché la morte non ti tocca da vicino (molto vicino intendo), puoi leggere quello che vuoi, tanto non ci sarai mai nemmeno lontanamente vicino come sensazione e non sarai mai preparato ad affrontarla.
La mia vita è cambiata completamente da quando papà non c'è più ed egoisticamente non ho avuto il tempo di abituarmi. Per lui che se n'è andato in un lampo, forse è stato meglio così. Non se n'è accorto, non ha sofferto e non si è visto deperire in nessun aspetto.
Se posso dire una cosa, e forse molti di voi non saranno d'accordo e mi odieranno, io sono felice di non averlo visto soffrire, che tanto il risultato è lo stesso e la voragine nel petto di chi resta è comunque enorme. Io gli volevo bene come non saprei dire a parole, e per chi ami vuoi solo il meglio, anche nella morte. Sono disposta a sobbarcarmi questa sofferenza, io che resto, ma non volevo vederla in lui.
Il libro di Roth mi ha dato ancora di più questa consapevolezza, lui che ha visto consumarsi nel fisico, nella mente, nell'animo il papà... alla fine vorrei domandargli se vivere questa agonia l'ha aiutato a prendere diversamente l'epilogo della vita paterna, o se alla fine l'ha fatto soffrire ancora di più... Un figlio che vede la malattia divorare il papà, l'esempio di vita, il punto di riferimento, la forza della tua stessa vita, che stavolta non può combattere contro i suoi mostri, ma che per una vita intera si è sacrificato per combattere i mostri che ti svegliavano di notte, e che ti tormentavano di giorno.
La mia sensazione è quasi quella di ritirarmi ad una vita solitaria, per vivere nell'ombra e scappare dai questi mostri che papà non mi aiuterà più a combattere.
Mi ha dato un passo sicuro per poter camminare anche ora che non c'è più...ma mi sento comunque traballare.
Sono una bambina che sta cercando di imparare a camminare, il papà mi lascia qualche volta la mano, ma io so che lui c'è sempre, pronto a prendermi nel momento del passo incerto. Ora so che c'è ma diversamente, c'è nella sicurezza che mi ha dato in tanti anni, ma per me non c'è stato quel momento in cui il papà diventa vecchio e tu diventi il suo passo fermo. No io sono ancora instabile e lui non c'è più...
Forse sono ancora ferma in piedi, quell'ultimo passo che ho fatto per salutarlo...mi sto ancora guardando attorno...

IL LIBRO DEI GATTI di H.P. Lovecraft

3/5 Trama:

Insisto sul fatto che chi adora i gatti è meglio che stia a contemplarli tutto il giorno, piuttosto che leggere un romanzo/saggio/qualsiasi cosa, su di loro..
A me viene a noia anche un saggio di Lovecraft...era meglio un bel thriller con un gatto :) 

Note:
PAG.35
Non è traditore, perchè non ha mai riconosciuto obbedienza a nessuno se non ai propri comodi e desideri; e tradimento implica, fondamentalmente, un venir meno a un patto convenuto in modo esplicito. Il gatto è realista, e non un ipocrita. Prende ciò che gli piace quando ne ha voglia e non fa promesse. Non induce mai ad aspettarvi da lui più di quanto dà, e se decidete di essere stupidamente vittoriani al punto di scambiare le sue fusa e sfregamenti di autosoddisfazione per segni di momentaneo affetto nei vostri confronti, ebbene, non è colpa sua. Lui non va ha mai fatto credere per un solo istante di volere da voi niente più di cibo, calore, un riparo e divertimento - ed è certamente giustificato nel criticare la vostra immaginazione e il vostro buon senso estetico se non riuscite ad apprezzare la grazia, bellezza e gaia influenza decorativa con cui ripaga a sufficienza tutto cià che gli date.

LA MORTE DI IVAN IL'IC di Lev Tolstoj

4/5 Trama: Ivan Il'ic ha una vita soddisfacente, una buona carriera, una vita familiare e sociale apparentemente appagante. Nel nuovo appartamento di Pietroburgo, città in cui si è trasferito dopo una promozione, cade da uno sgabello, sistemando una tenda, e prende un colpo al fianco. Il dolore provocato dalla caduta diventa, nei giorni, sempre più forte e tutte le cure si rivelano inutili. Il pensiero della morte gli fa riconoscere la falsità della sua vita, di chi lo circonda, dei suoi apparenti successi. L'unica persona che gli sa stare vicino è un giovane servo che lo assiste fino alla terribile agonia. Morente, capisce che così libererà, prima che se stesso, gli altri dalla sofferenza e con questo pensiero muore sereno. 

Fate caso ad un fatto: qualsiasi stato d'animo tu abbia in questo momento, entra in libreria, e senza leggere la quarta di copertina prendi tre libri a caso che ti ispirano, per la copertina, per il titolo, per quello che vuoi...
Tutti e tre i libri parleranno di quello che ti tormenta ora, che sia amore, ansia, amicizia, morte, cibo, malattia o quant'altro.
Così è per me in questo momento, la morte mi ha preso una persona importante, anzi fondamentale nella mia vita e inevitabilmente (ma tutto sommato anche senza volontà da parte mia) mi trovo in mano libri che ne parlano.
Questo libro pur essendo un classico parla della morte come epilogo di una percorso di malattia, non è il mio caso...però mi ha aiutato non poco. La malattia è egoisticamente quello che serve a chi rimane per dare un senso alla morte. Chi è malato soffre, soffre talmente tanto che non vede l'ora che finisca visto che non ha speranze. E poi, dopo che la malattia ha debilitato il corpo, comincia a far marcire anche la mente e l'anima. E oltre al dolore fisico cominceranno anche le paranoie mentali, il cambiamento, il vedere tutti come odiose ombre della vita, che non sono state capaci di amare e ora il sentimento prevalente è il fastidio, l'odio profondo.
Per non parlare del vedersi inerme, mentre qualcuno ti pulisce i bisogni che ti sei fatto addosso, o ti imbocca per il pranzo.
Non so voi, ma io credo che morire così sia la cosa più brutta al mondo, e non vorrei, ma soprattutto non sarei capace di volerlo per una persona della famiglia che ho amato oltre il limite.
Quindi caro Tolstoj, non mi hai aiutato a trovare pace, ma in fondo al cuore hai piantato il seme della consapevolezza e della felicità che mi ha permesso di non vederlo soffrire, ma di morire in pace tra le sue amate montagne.
Forse un po' troppo presto per me, che resto con in mano solo sabbia, ma con tanto dentro di quello che lui mi ha insegnato.

Note:
PAG.72
Nel profondo dell'anima Ivan Il'Ic sapeva che stava morendo, ma non solo non si abituava all'idea, semplicemente non la capiva, non riusciva a capirla in alcun modo.
Quell'esempio di sillogismo che aveva appreso nella logica di Krizewerter: CAIO è un uomo, gli uomini sono mortali, quindi Caio è mortale, in tutta la sua vita gli era parso corretto solo in relazione a Caio, ma non rispetto a se stesso. Quello era Caio-Uomo, un uomo in generale, ed era assolutamente giusto; ma lui non era Caio, e non era un uomo in generale, lui era sempre stato una creatura del tutto speciale, distinta da tutte le altre [...] E Caio era precisamente mortale, ed era giusto che morisse ma io, Ivan Il'Ic, con tutti i miei sentimenti, i miei pensieri, per me è tutt'altra faccenda. E non è possibile che io debba morire. Sarebbe troppo terribile.

IL KARMA DEL GATTO di Christopher Moore

3/5 Trama: Due brevi racconti giovanili dell'autore di Sacre Bleu e II Vangelo secondo Biff. "Il Karma del gatto" è la storia di Chang, un pescatore che lavora duramente e guadagna pochissimo, la cui vita è riscaldata dalla presenza della gatta Ling-Ling. Tutti considerano Chang un povero pazzo, tranne il vecchio e ricco Kwok che un giorno propone al pescatore di sposare sua figlia per avere così l'erede maschio che ha sempre desiderato. Nel giro di poche settimane, Chang vede la sua vita trasformarsi, grazie all'amore della bellissima moglie e della sua gatta. Ma un giorno un mercante invidioso decide di porre fine alla fortuna del pescatore nel modo più odioso. Nel secondo racconto, "Nostra Signora delle calze a rete", un misero villaggio dell'America Centrale, un manipolo di ribelli armati, una suora coraggiosa e una bambina ancor più coraggiosa sono i protagonisti di un piccolo miracolo: una raffica di pallottole destinate a suor Ottavia e alla piccola Estrella rimangono sospese in aria, come fermate da una mano invisibile. Immediatamente si sparge la voce e nel paesino iniziano ad arrivare agenti dell'intelligence, militari, scienziati, orde di fedeli e persino il Papa, desideroso di verificare personalmente l'accaduto. Con la proclamazione ufficiale del miracolo ha inizio una serie di eventi assurdi e paradossali che porteranno Estrella alla beatificazione, al matrimonio e al gran finale nel quale giustizia divina sarà fatta, anche se di un Dio alquanto burlone. 

Non mi dispiace leggere quello che un grande autore ha scritto nei primi sviluppi del suo talento...
Però spesso non è che sia proprio una grande soddisfazione.
Magari potevano rimanere inediti questi racconti, o messi come bonus alla fine di un altro suo libro...
Ma spendere € 7.50 mi sembra anche eccessivo. 

lunedì 26 agosto 2013

WE ARE FAMILY di Fabio Bartolomei

4/5 Trama: Al Santamaria è un bambino prodigio, probabilmente il più grande genio del ventesimo secolo, colui che salverà il genere umano appena avrà risolto un problema più urgente: trovare una casa per la sua famiglia. Perché la vita dei Santamaria non è sempre facile, per la verità: uno specchio dell'Italia degli ultimi quarant'anni, sospesa tra voglia di riscatto e illusioni di grandezza, immobilizzata dall'incapacità di credere veramente in ciò che sogna. Al invece, tra mille difficoltà e prove potenzialmente distruttive, non ha cedimenti e costruisce pezzo dopo pezzo il suo mondo, con l'aiuto della sorella Vittoria, serial killer di animali domestici, e delle risorse della sua età. Risorse che sono illimitate perché lui, nemmeno lo sa, resterà bambino per tutta la vita.

La prima parte mi ha rapito...troppo divertenti i personaggi e la loro caratterizzazione.
La seconda parte mi ha lasciato un senso di vuoto visto che due personaggi diventano marginali, mi è dispiaciuto perchè mi piacevano...Sarà il periodo, sarà che io sono così...fatto sta che i genitori che se ne vanno mi ha svuotato...
La terza parte spiega. Spiega una cosa che non avrei capito anche se l'ho percepita e gli indizi c'erano tutti.
Però è stato bello, come il Natale in casa Santamaria.
Lo aspettavo sempre anch'io e quando sono cresciuta lo ricordavo sempre insieme a mamma e papà.
E ora lo ricorderò con mamma...
E un po' di vuoto resta. 

Note
PAG.28
Poi c'è un'altra cosa che non capisco: perchè il mondo ha bisogno di essere salvato? Cosa c'è che non funziona? Evidentemente lì fuori le cose non vanno come a casa mia, forse non tutti i papà iniziano la giornata cantando le canzoni di Elvis, non tutte le mamme preparano i ciambelloni al cioccolato, non tutte le famiglie giocano con il registratore tedesco buono. Devo sapere di più, devo studiare. 

PAG.77
Sul diario di pelle umana scrivo che tutto il cielo è paradiso, il cielo arriva fino a terra, quindi tutto è paradiso tranne la terra, dove stiamo noi. 

PAG.172
"Niente" è la parola più infingarda di tutto il vocabolario. Almeno finchè non diventi vecchio. Esce dalla tua bocca con il significato di "nulla", "zero attività", "assenza di problemi" e arriva all'orecchio di chi ascolta trasformata in "qualcosa", "affare losco", "problema". 

PAG.194
E' la solita storia delle sorprese. Lo so, una sorpresa è una sorpresa se fai tutto per bene, se non dici nulla fino all'ultimo, ma i Natale di casa Santamaria erano meravigliosi. Non solo per i regali, quelli arrivano comunque, mamma e papà sono bravissimi, sanno sempre cosa desidero anche se nelle lettere non lo scrivo mai per evitare che spendano soldi. Quello che mi manca è l'atmosfera, la preparazione della cena, l'attesa della mezzanotte, l'arrivo di Babbo Natale Elvis. 

PAG.213
Questo gioco mi dà una sensazione di benessere profondo e diffuso. Mattone su mattone, costruendo il primo metro di parete, ricostruisco qualcosa di più importante che non capisco. Lo percepisco appena, confuso tra la frenesia dei gesti, nella felice disperazione delle nostre vite. 

PAG.229
Penso di essere cresciuto, in questo preciso istante...
...Posso dirle che l'amore è la scoperta che dentro hai un sacco di spazio ed è un peccato non usarlo tutto?

PAG.248
Il giorno in cui hai giocato stando attento a non sudare, a non sporcare i pantaloni e a non graffiare le scarpe, ecco, quel giorno hai iniziato a invecchiare.  

PAG.265
Non è possibile rendere felice il genere umano tutto insieme. Quella per la salvezza del mondo è una battaglia che si combatte casa per casa. 

PAG.271
Il denaro ci basta perchè bastiamo noi, sono ininfluenti i ristoranti che ci fanno da sfondo, i mezzi di trasporto che ci inscatolano, i monumenti che c'incorniciano nelle foto. 

PAG.273
Non sono più il bambino che voleva salvare il mondo. Molti anni fa mi disse che nessuno può salvarlo da solo, perchè è una cosa bella e va fatta tutti insieme.    
      

CHAOS di Lauren Oliver

5/5 Trama: Nel mondo di Lena l’amore è bollato come delirium, una terribile malattia che va estirpata da ogni ragazza. Lena non vede l’ora di ricevere la cura, perché ha paura di innamorarsi, ma proprio il giorno dell’esame conosce Alex, un ragazzo bellissimo e ribelle. L’amore tra Lena e Alex cresce ogni giorno di più, fino a che i due innamorati non decidono di scappara nelle Terre Selvagge. Ma purtroppo i piani non vanno come previsto… Lena si ritrova sola, senza Alex, che è rimasto dall’altra parte della rete, e senza la vita che conosceva. Vuole dimenticare quello che è successo, perché ricordare fa troppo male. Adesso è il tempo di farsi nuovi amici ed è il tempo di unirsi alla ribellione: contro chi vuole estirpare la possibilità di amare dal cuore di tutti gli uomini e contro chi le ha portato via Alex…[2° volume]

[Spoiler]
Lena ha perso Alex.
Questo è il punto, e tu lettore che avevi sofferto verso la fine del primo volume, bastano poche parole per essere catapultato nuovamente in questo nulla, in questo dolore tangibile.
Ora deve ricrearsi una vita, perché il futuro è troppo doloroso e arduo parlarne.
Fuori dal recinto si confronterà con altre persone, con altri drammi, con altre perdite.
Sarà addestrata, soffrirà ancora, ma vedrà anche un po' di luce.
Però...
Alla fine del libro Alex torna. Poche righe dalla fine lui ricompare.
Ecco, devo dire che un po' me l'aspettavo, era troppo un colpo di scena per mancare, l'ho sperato girando molte pagine, come se fosse dietro l'angolo.
Unica nota stonata, la tempistica.
A parte tornare alla fine del libro (quindi attendere il 3° volume), possibile che questi uomini tornino sempre quando finalmente ti sei data pace e hai deciso di voltare pagina????
Accidenti. 

Note
PAG.43
Il lutto è come affondare, come essere sepolti. Sono in un'acqua dal colore bruno del fango smosso. A ogni respiro mi sento soffocare. Non c'è nulla cui aggrapparmi, nessuna sponda, nessun modo per tirarmi sù. Non c'è altro da fare che lasciarmi andare. Lasciarsi andare. Sentire il peso tutto intorno a me, sentir strizzare i polmoni, la lenta, schiacciante pressione. Lasciarsi andare più a fondo. Non c'è altro che il fondo, c'è soltanto il sapore del metallo e gli echi di cose andate, e giorni che sembrano bui.  

PAG.52
I suoi occhi sono un vortice di azzurro e di verde e d'oro, come la superficie dell'oceano in una giornata di sole e, dietro quel piattume, quella calma ammaestrata, mi sembra di vedere balenare qualcosa: un'espressione che sparisce prima che riesca a trovarle un noome. 

PAG.143
Una volta ho letto di una specie di fungo che cresce negli alberi. Il fungo comincia a invadere le vie che portano all'acqua e il nutrimento dalle radici ai rami. Le mette fuori servizio, una alla volta, le soffoca. Ben presto, il fungo toglie all'albero l'acqua e gli elementi chimici, e tutto ciò di cui ha bisogno per sopravvivere. Contemporaneamente, piano piano fa marcire l'albero dal di dentro, trasformandolo in marciume, minuto per minuto. E' così anche l'odio. Ti nutrirà e allo stesso tempo ti trasformerà in qualcosa di marcio. 

PAG.148
Nei luoghi approvati, ogni storia ha il suo perché. Ma i libri proibiti sono molto di più. Alcuni sono ragnatele: ci si può far strada a tentoni lungo i loro fili, fino agli angoli sconosciuti e bui. Alcuni sono mongolfiere che salgono in cielo, del tutto indipendenti e irraggiungibili ma bellissimi da guardare. E alcuni, i migliori, sono porte.    

ASCEND - Il regno ritrovato di Amanda Hocking

3/5 Trama: Se in Switched. Il segreto del regno perduto Wendy scopriva la sua vera natura e in Torn. Ritorno al regno perduto si trovava a dover scegliere tra istinto e ragione, ora la nostra eroina si trova ad avere l'intero destino di un mondo tra le mani.
Siamo alla resa dei conti finale e Wendy Everly si trova di fronte a una scelta impossibile. Ormai è una donna pienamente consapevole dei suoi poteri, ma l’unico modo per salvare i Trylle dal loro nemico mortale è sacrificare se stessa. Se non si arrenderà ai Vittra, il suo popolo dovrà affrontare una brutale guerra, ma come può Wendy abbandonare tutti i suoi amici, anche se questo fosse l’unico modo di salvarli?
La principessa deve anche decidere chi amare, se Finn o Loki, a entrambi i quali è profondamente legata. Uno di loro due è la sua anima gemella e l’ha capito solo nel momento del più grave pericolo.
Il destino di un intero mondo è nelle mani della ragazza, che seguendo il suo cuore arriverà dove nessuno era mai riuscito, là dove i due popoli conosceranno per la prima volta la pace. [3° volume]

[spoiler]
Che dire?
Forse tra i tre volumi è quello che ho apprezzato di più, ma il mio voto è comunque basso perchè l'ho trovato frettoloso in alcuni tratti, soprattutto la battaglia finale che tanto ho aspettato e poi in men che non si dica la cara Wendy ha decapitato il re Vittra.
In altri punto invece è stato dettagliato al limite del noiosetto...
Ma la cosa che più mi rattrista è che non ho sentito nessun trasporto ne per la protagonista ne per nessun'altro dei personaggi.
Al termine della trilogia posso dire con assoluta tranquillità (e senza perdita di appetito e/o sonno) che è perdibile!

BARBABLU' di Amélie Nothomb

1/5 Trama: Saturnine, giovane ragazza belga, cerca un alloggio a Parigi. Trova, per una cifra davvero modesta, un suntuoso appartamento da condividere con l'eccentrico proprietario, il Grande di Spagna don Elemirio Nibaly Milcar. Ma l'irriverente Saturnine non sa che otto donne prima di lei hanno abitato quella magnifica casa, che hanno indossato abiti dai colori meravigliosi creati dalle mani di don Elemirio, e che di loro nessuno ha più notizie. Un romanzo che rivendica il diritto ad avere dei segreti e che indaga i meccanismi dell'amore, il cannibalismo sentimentale e la doppiezza della natura umana. 

Non ho dubbi sul fatto che:
Amelie Nothomb è una grande scrittrice.
la fiaba di Barbablù è molto educativa sulla curiosità femminile.
Il binomio però non mi è piaciuto.


Note
PAG.60
Innamorarsi è il fenomeno più misterioso dell'universo. Chi si innamora a prima vista vive la versione meno inesplicabile del miracolo: se prima non amava, è perchè ignorava l'esistenza dell'altro. Il colpo di fulmine a scoppio ritardato è la più gigantesca sfida alla ragione. 
 

LA CASA PER BAMBINI SPECIALI DI MISS PEREGRINE di Ransom Riggs

4/5 Trama: Quali mostri popolano gli incubi del nonno di Jacob, unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia di ebrei polacchi? Sono la trasfigurazione della ferocia nazista? Oppure sono qualcosa d'altro, e di tuttora presente, in grado di colpire ancora? Quando la tragedia si abbatte sulla sua famiglia, Jacob decide di attraversare l'oceano per scoprire il segreto racchiuso tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all'orrore della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e dei detriti di vite lontane, Jacob potrà stabilire se i ricordi del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero, erano solo invenzioni buone a turbare i suoi sogni notturni. O se, invece, contenevano almeno un granello di verità, come sembra testimoniare la strana collezione di fotografie d'epoca che Abraham custodiva gelosamente. Possibile che i bambini e i ragazzi ritratti in quelle fotografie ingiallite, bizzarre e non di rado inquietanti, fossero davvero, come il nonno sosteneva, speciali, dotati di poteri straordinari, forse pericolosi? Possibile che quei bambini siano ancora vivi, e che - protetti, ma ancora per poco, dalla curiosità del mondo e dallo scorrere del tempo - si preparino a fronteggiare una minaccia oscura e molto più grande di loro?

Ho letto dei commenti poco entusiasti di questo libro, invece devo dire di averlo apprezzato molto.
Prima di tutto la storia si allaccia a delle foto raccolte nel volume, molto belle e particolari, anche per l'aspetto anticato dell'edizione. E poi la storia di per sè l'ho trovata davvero originale. Bambini speciali con poteri straordinari (ma non da scambiare per supereroi, mai esagerati e fastidiosi) che vivono in quello che si potrebbe definire un orfanotrofio, chiusi in un anello temporale. La loro giornata si ripete infinite volte e loro pur essendo anziani hanno sempre l'aspetto di bambini.
Possono uscire dall'anello, anche se questo li porterebbe all'invecchiamento quasi istantaneo.
Uno di loro ha scelto di uscire, si è fatto la sua vita cacciando Spettri e Vacui, che si cibano di bambini speciali. Il nipote, alla sua morte, cercherà di fare tesoro di quanto il nonno gli ha detto, anche se per un po' aveva pensato di essere pazzo. Cercherà su un'isola quasi sperduta la casa, foto e testimonianza fintanto che scopirà come entrare in questo mondo parallelo e che la nuova vita e le nuove amicizie fatte nell'anello potrebbero essere più normali per lui...
E per salvare Miss Peregrine, la direttrice, aspetteremo un seguito.