5/5 Trama: Patrimonio, una storia vera, tocca la corda delle emozioni con la
forza di sempre. Lo sguardo di Philip Roth si posa sul padre
ottantaseienne che, famoso, per il suo vigore, il fascino, il repertorio
di ricordi commessi a Newark, lotta contro un tumore al cervello
destinato a ucciderlo. Il figlio, colmo d'amore, ansia e paura,
accompagna il padre attraverso ogni fase del suo spaventoso viaggio
finale, e nel processo mette in luce la determinazione a sopravvivere
che ha caratterizzato la lunga e testarda relazione di Hermann Roth con
la vita.
In vita mia ho letto tantissimi libri, molti di più di quelli
che ho inserito in questa libreria, che si perdono nella memoria dei
tempi.
Ho letto molte storie sulla morte, ma posso garantire una cosa: finché la morte non ti tocca da vicino (molto vicino intendo), puoi leggere quello che vuoi, tanto non ci sarai mai nemmeno lontanamente vicino come sensazione e non sarai mai preparato ad affrontarla.
La mia vita è cambiata completamente da quando papà non c'è più ed egoisticamente non ho avuto il tempo di abituarmi. Per lui che se n'è andato in un lampo, forse è stato meglio così. Non se n'è accorto, non ha sofferto e non si è visto deperire in nessun aspetto.
Se posso dire una cosa, e forse molti di voi non saranno d'accordo e mi odieranno, io sono felice di non averlo visto soffrire, che tanto il risultato è lo stesso e la voragine nel petto di chi resta è comunque enorme. Io gli volevo bene come non saprei dire a parole, e per chi ami vuoi solo il meglio, anche nella morte. Sono disposta a sobbarcarmi questa sofferenza, io che resto, ma non volevo vederla in lui.
Ho letto molte storie sulla morte, ma posso garantire una cosa: finché la morte non ti tocca da vicino (molto vicino intendo), puoi leggere quello che vuoi, tanto non ci sarai mai nemmeno lontanamente vicino come sensazione e non sarai mai preparato ad affrontarla.
La mia vita è cambiata completamente da quando papà non c'è più ed egoisticamente non ho avuto il tempo di abituarmi. Per lui che se n'è andato in un lampo, forse è stato meglio così. Non se n'è accorto, non ha sofferto e non si è visto deperire in nessun aspetto.
Se posso dire una cosa, e forse molti di voi non saranno d'accordo e mi odieranno, io sono felice di non averlo visto soffrire, che tanto il risultato è lo stesso e la voragine nel petto di chi resta è comunque enorme. Io gli volevo bene come non saprei dire a parole, e per chi ami vuoi solo il meglio, anche nella morte. Sono disposta a sobbarcarmi questa sofferenza, io che resto, ma non volevo vederla in lui.
Il libro di Roth mi ha dato ancora di più questa consapevolezza, lui che
ha visto consumarsi nel fisico, nella mente, nell'animo il papà... alla
fine vorrei domandargli se vivere questa agonia l'ha aiutato a prendere
diversamente l'epilogo della vita paterna, o se alla fine l'ha fatto
soffrire ancora di più... Un figlio che vede la malattia divorare il
papà, l'esempio di vita, il punto di riferimento, la forza della tua
stessa vita, che stavolta non può combattere contro i suoi mostri, ma
che per una vita intera si è sacrificato per combattere i mostri che ti
svegliavano di notte, e che ti tormentavano di giorno.
La mia sensazione è quasi quella di ritirarmi ad una vita solitaria, per vivere nell'ombra e scappare dai questi mostri che papà non mi aiuterà più a combattere.
Mi ha dato un passo sicuro per poter camminare anche ora che non c'è più...ma mi sento comunque traballare.
Sono una bambina che sta cercando di imparare a camminare, il papà mi lascia qualche volta la mano, ma io so che lui c'è sempre, pronto a prendermi nel momento del passo incerto. Ora so che c'è ma diversamente, c'è nella sicurezza che mi ha dato in tanti anni, ma per me non c'è stato quel momento in cui il papà diventa vecchio e tu diventi il suo passo fermo. No io sono ancora instabile e lui non c'è più...
Forse sono ancora ferma in piedi, quell'ultimo passo che ho fatto per salutarlo...mi sto ancora guardando attorno...
La mia sensazione è quasi quella di ritirarmi ad una vita solitaria, per vivere nell'ombra e scappare dai questi mostri che papà non mi aiuterà più a combattere.
Mi ha dato un passo sicuro per poter camminare anche ora che non c'è più...ma mi sento comunque traballare.
Sono una bambina che sta cercando di imparare a camminare, il papà mi lascia qualche volta la mano, ma io so che lui c'è sempre, pronto a prendermi nel momento del passo incerto. Ora so che c'è ma diversamente, c'è nella sicurezza che mi ha dato in tanti anni, ma per me non c'è stato quel momento in cui il papà diventa vecchio e tu diventi il suo passo fermo. No io sono ancora instabile e lui non c'è più...
Forse sono ancora ferma in piedi, quell'ultimo passo che ho fatto per salutarlo...mi sto ancora guardando attorno...
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