venerdì 30 agosto 2013

ISTRUZIONI PER LA MANUTENZIONE DEL PARQUET di Will Wiles

1/5 Trama: Cosa ci vorrà mai a prendersi cura di un appartamento di lusso? Basta lasciar fare alla domestica, non giocherellare coi tasti del pianoforte a coda, non sfondare i divani in pelle nera, non sporcare le pareti color bianco ghiaccio e attenersi alle istruzioni. Sì, perché il padrone di casa Oskar, famoso compositore minimalista e poliglotta, amante del design e della semplicità che costa un occhio, impegnato a Los Angeles con gli avvocati della moglie sul piede di guerra, non solo ha affidato la sua elegante casa, situata in una città dell'Europa dell'Est, a un vecchio amico di università e aspirante scrittore, "inesorabilmente, illecitamente bloccato" al primo romanzo, ma gli ha lasciato anche biglietti, noticine e istruzioni per ogni situazione possibile. Tuttavia, quando l'ospite, dopo una serata trascorsa in un locale di lap dance in compagnia di una ragazza coi capelli color ambra e microscopica minigonna di pvc o lattice, torna a casa ubriaco e si accascia sul letto trascurando i gatti, quasi come si fosse innescata un'antica maledizione, tutto precipita verso la catastrofe: il prezioso parquet in quercia francese si macchia in una maniera orribile; uno dei due gatti tira le cuoia, stecchito sotto il peso del coperchio del pianoforte; la donna delle pulizie stramazza al suolo nella cucina tutta vetro e acciaio; e così via fino al sorprendente, inaspettato colpo di scena finale.

Facciamo una premessa: non mi lascerò più ingannare da un gatto in copertina e dalla parola 'parquet' perché effettivamente gatto e parquet sono due parole che non cozzano bene tra di loro.
Quindi qualsiasi suggerimento risulta vano. 

Altra riflessione: per anni sono andata in ferie alternandomi con i miei genitori, visto che abbiamo gatti. Ora che papà non c'è più sicuramente andrò in ferie portandomi la mamma, e i gatti a chi li lascio? I suoi si sistemano facilmente, basta lasciare il cibo al vicino tanto loro sono liberi, ma i miei che sono in casa? A chi potrei lasciare la casa? E se dicessi a qualcuno di trasferirsi per qualche giorno a casa mia così mi guarda sia la casa che i gatti?
Ecco diciamo che dopo aver letto questo libro non andrò in ferie fino alla morte dei miei gatti.
Non so bene cosa possa piacere/colpire di questo libro, ma per un po' mentre leggevo mi girava in testa la canzonetta fastidiosa degli stacchetti di Benny Hills, in cui capitava di tutto, perché anche nel libro capitava di tutto. Più cresceva l'ansia per il parquet rovinato più aumentavano i disastri del ragazzo che lo occupava. Il vino rovesciato, la porta dello studio aperto, il pianoforte intoccabile, il gatto morto nel pianoforte, per non parlare dei biglietti che comparivano appena il giovane curioso allungava la mano verso un cd, un cassetto, un giornale.
Nonostante tutto credo che avrebbe messo a dura prova anche me, che sono pignola in casa.
Mi sono immaginata a chi poter lasciare i miei messaggi, di chi potrei anticipare le mosse e le curiosità e soprattutto i malanni.
Se il parquet era una metafora della vita, beh è un po' complicata.
Tutti vorremmo un parquet perfetto e lucido, ma per averlo così non dovresti camminarci.
Ergo se si vuole una vita perfetta non si deve viverla, quindi tanto vale prenderla con un po' di più filosofia, che i graffi gli strisci e i segni sono quelli che fanno di noi, un ottimo parquet vissuto con molte storie da raccontare....
Questa però è stata pessima!

Nessun commento:

Posta un commento