domenica 12 maggio 2013

TU SEI IL MIO MONDO di Timothée de Fombelle

4/5 Trama: Quando una storia d'amore diventa impegno ecologico. Una riflessione sull'ambiente e il futuro del pianeta in cui ritroviamo tutta la poesia di Timothée De Fombelle, l'autore di Tobia. Celeste è comparsa una mattina nell'ascensore e poi rieccola a scuola, in classe. E dopo? Celeste è sparita e ha lasciato un piccolo cuore infranto. Dov'è Celeste? Celeste è malata, ma di una strana malattia: tutte le ferite del mondo appaiono sul suo corpo. Sulla fronte ha una piccola macchia, come un cuore smangiato. Quella macchia ricorda qualcosa: l'ultimo ettaro di foresta amazzonica. E la spalla? La pelle è spelata e disegna nettamente i contorni dell'Artide. La desertificazione dell'Africa, l'immersione delle coste indiane, tutte le catastrofi ecologiche del mondo appaiono sul corpo di Celeste. Non si può curare Celeste, per salvarla si deve curare il mondo, ma come fare? L'!ndustry - una delle aziende più grandi del mondo - non vuole che la notizia venga diffusa e tiene Celeste nascosta...e allora? Che cosa fare? Rapire Celeste e cercare di avvisare tutte le persone del pianeta... Timothée De Fombelle è nato nel 1973. Dopo essere stato insegnante di lettere, presto si è dedicato al teatro. Nel 1990 ha creato una compagnia, per la quale scrive testi di cui poi cura personalmente la regia. Da allora, non ha mai smesso di scrivere per il teatro. 

Un libro molto delicato con protagonisti due bambini proiettati in un futuro molto tecnologico e molto inquinato.
Un libro ecologico, la bambina, Celeste, si ammala, la sua pelle si corrode in funzione di qualche parte del mondo che muore per colpa dell'essere umano che inquina e maltratta l'ambiente.
Una bella storia di amore e buoni sentimente, che sottintende un maggiore impegno per la Terra, anche partendo dai più piccoli e semplici comportamenti. 

Note:
PAG.9
Avevo deciso di non innamorarmi più.
L'avevo deciso molto presto, verso i sei o sette anni [...] Prima, da zero a sei anni, mi innamoravo di qualsiasi bambina dotata di codini e scarpine alla bebé mi passasse davanti agli occhi.
Ma finiva sempre male.
La sindrome del tostapane.
Sentivo il mio cuore che si riscaldava piacevolmente da entrambi i lati, ma subito dopo schizzava in aria, altissimo, e poi ricadeva, atterrando sulle piastrelle.
Perciò avevo deciso di smettere.

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