mercoledì 29 maggio 2013

UNA FORMA DI VITA di Amélie Nothomb

3/5 Trama: “Quella mattina ricevetti una lettera diversa dal solito.” Inizia così l’ultimo libro di Amélie Nothomb, in cui la scrittrice si confronta con un genere che conosce bene, quello epistolare. Amélie infatti passa parte del suo tempo a rispondere alle lettere dei suoi numerosissimi fan. La lettera arriva da un soldato americano di stanza a Bagdad, Melvin Mapple. Siamo agli inizi della presidenza Obama. L’uomo spera di tornare a casa. Come molti soldati americani in Iraq è afflitto dalla bulimia e da un’obesità sempre più preoccupante, legate alla paura degli attentati, all’orrore della repressione e alle costrizioni della vita militare. Poco a poco Amélie si affeziona al soldato Mapple e ai suoi compagni obesi, quelli di taglia XXXXL. Per aiutarlo a trovare una via d’uscita, gli suggerisce di praticare la body art fotografando sé stesso e il cibo in ogni momento della giornata. All’improvviso però Melvin Mapple smette di scriverle e Amélie, sconcertata, tenta di ritrovarlo… il finale è naturalmente del tutto inatteso. In questo romanzo l’autrice torna ad affrontare temi a lei profondamente congeniali, come la bulimia, la solitudine e la fuga nella monomania.

Gli ultimi libri della Nothomb mi sono stati pensanti come spesso lo è la peperonata a colazione.
L'idea creata dal protagonista è stata ben congegnata senza dubbio, ma abbastanza inverosimile.
Come fa uno a pesare quasi 200 kg ed essere in guerra?
Cioè io uno così me lo immagino assolutamente immobile nella sua maestosità, difficilmente agile tanto da essere in un campo di battaglia, quindi cara Amelie, so che sei una buona di cuore e a volte ingenua però insomma, se questa corrispondenza con il militare t'è capitata davvero come hai fatto a pensare che fosse vera?
E poi dichiararsi terrorista su un aereo per non arrivare all'appuntamento.... t'hanno almeno rimborsato? e poi lui s'è fatto più vivo?
questione irrisolta.
Pesante. 

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