giovedì 27 giugno 2013

LE VERGINI SUICIDE di Jeffrey Eugenides

4/5 Trama: Un narratore "collettivo", voce di un gruppo di coetanei maschi, rievoca a vent'anni di distanza la vicenda delle cinque sorelle Lisbon, oggetto proibito della loro adolescenza, avvolte in un'aura di mistero che la tragica fine comune - si sono tutte tolte la vita nel breve spazio di un anno - ha fissato per sempre. Nella memoria di questi antichi, tenacissimi spasimanti, esse divengono il simbolo di una possibilità remota e perduta: l'irruzione di un fremito ignoto nel mondo tranquillo, ordinario, opprimente dell'America suburbana degli anni Settanta. Il libro segna l'esordio folgorante di uno scrittore poco più che trentenne, ma già padrone di uno stile e di un universo letterario affatto personali. 

Non si può spoilerare questo libro, il titolo dice praticamente tutto quello che c'è da sapere. E parte proprio da questo, dal fatto in sé.
I libri normalmente celano i segreti e l'epilogo è alla fine, qui l'epilogo è l'inizio di tutto.
Ho provato una strana sensazione leggendo Le Vergini Suicide, perchè all'inizio mi sembrava una specie di soap opera, dove tutti quelli che sapevano qualcosa delle sorelle Lisbon potevano spettegolare.
Una sorta di riunione di paese, quei paesini dove tutti si conoscono e sopratutto tutti sanno tutto.
Immaginate un sacco di personaggi che a turno vengono inquadrati e aggiungono un pezzettino al puzzle.
Poi c'era la sfilza di reperti, quindi subentrava una forma di CSI in cui venivano analizzate scene indizi e reperti... Qualche dottore fa la sua comparsa parlando di ipotetiche malattie mentali ecc....
E poi ci sono le sorelle Lisbon, che non sembrano mai essere inquadrate direttamente dalla telecamera, anche quando parlano, ti danno sempre la sensazione di distacco, ci sono ma effettivamente non ci sono.
Ad un certo punto invece mi è venuto in mente il film I Tennenbaum, demenziali al massimo, e ho pensato "ma si, se fosse un film, oltre alle inquadrature dei pettegoli, la famiglia sarebbe esattamente così".
Poi verso la fine invece il dramma prende piede e il libro lo leggi in un altro tono, il tono di una famiglia che voleva proteggere le figlie, a modo loro, un modo bigotto quasi, e finisce che loro sono quasi destinate al suicidio quale forma di liberazione.
Il lettore cambia faccia a seconda del punto della narrazione.
E' un libro stupendo, in qualsiasi chiave lo leggiate, qualsiasi tono vogliate darci.
[*Le vergini suicide* era una canzone....non tutte le sorelle lo erano...] ma questo è un altro discorso....

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