lunedì 26 agosto 2013

LA CASA DEL SONNO di Jonathan Coe

4/5 Trama: In "La casa del sonno" si racconta l'avventura di un gruppo di giovani. Da studenti, nei primi anni Ottanta, vivono tutti nella severa Ashdown: Gregory, che studia medicina e ha la mania di spiare il sonno altrui; Veronica, una lesbica volitiva, ultrapoliticizzata e appassionata di teatro; Terry, che dorme quattordici ore al giorno e da sveglio sogna di girare un film che richiederà cinquant'anni di riprese; Robert, romantico studente di lettere, che scrive poesie d'amore per Sarah; e Sarah, appunto, intorno alla quale girano le vicende di tutti gli altri. Dodici anni dopo, Ashdown è diventata una clinica dove si cura la narcolessia e nei sotterranei si svolgono oscuri esperimenti. E' un autentico "castello dei destini incrociati", dove si avverano sogni e si dissolvono visioni; dove c'è chi dorme troppo e chi troppo poco, chi ama sognare piuttosto che vivere e chi non vorrebbe perdere un solo minuto di vita nel sonno. E, mentre si interroga ossessivamente sul valore e il significato del sonno, l'eterogenea comunità di studenti, diventata adulta, inciampa nel malessere, nella follia e nelle comiche incongruenze della vita.

All'indomani della morte di mio papà, avevo parecchi problemi con il sonno. Incubi continui, dormite intermittenti, e casualmente mi sono ritrovata tra le mani questo libro.
I libri non arrivano mai per caso, ne sono sempre più convinta. 

Nella quarta trovo questo riferimento: *Ashdown è diventata una clinica dove si cura la narcolessia e nei sotterranei si svolgono oscuri esperimenti. E' un autentico castello dei destini incrociati [si legga Calvino], dove si avverano sogni e si dissolvono visioni; dove c'è chi dorme troppo e chi troppo poco, chi ama sognare piuttosto che vivere e chi non vorrebbe perdere un solo minuto di vita nel sonno.* 

Anch'io mi sono interrogata sul sonno in questo periodo, se fosse il momento che tanto aspettavo per rivedere mio papà e sentirlo ancora vicino, o sperare di non sognare affatto e fuggire per qualche ora da tutto e tutti.
Se preferire di vivere da eremita persa nel mio dolore o se ricominciare pian piano a vivere e ricercare le sensazioni di un tempo, non le stesse ma almeno tentare qualche sfumatura diversa... 

Fatto sta che questo libro mi ha fatto stare bene, non saprei dirne il motivo, non mi ha aiutato ne a dormire ne a stare sveglia, semplicemente mi ha fatto stare. Mi ha fatto distogliere l'attenzione dai miei sogni e visioni, e ho volto lo sguardo su questi ragazzi, che vengono descritti e narrati su due linee temporali parallele a 12 anni di distanza.
Ci sono amori e persone e sensazioni che ti restano appiccicate addosso per tutta la vita, nonostante le avversità.
E altri amori e persone e sensazioni che pur avendole davanti al naso tutti i giorni, non le vediamo e non le vedremo mai.
Credo mi sia piaciuto proprio per questa consapevolezza, l'avevo prima e l'avrò sempre, ci sono persone che riconoscono le proprie fortune (e non parlo di quelle economiche ma di quelle morali) e chi no. Io le ho viste, le ho toccate, e mi ritengo (nonostante le avversità) molto fortunata.

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