lunedì 26 agosto 2013

L'ARTE DI ASCOLTARE I BATTITI DEL CUORE di Jan-Philipp Sendker

4/5 Trama: A Kalaw, una tranquilla città annidata tra le montagne birmane, vi è una piccola casa da tè dall'aspetto modesto, che un ricco viaggiatore occidentale non esiterebbe a giudicare miserabile. Il caldo poi è soffocante, così come gli sguardi degli avventori che scrutano ogni volto a loro poco familiare con fare indagatorio. Julia Win, giovane newyorchese appena sbarcata a Kalaw, se ne tornerebbe volentieri in America, se un compito ineludibile non la trattenesse lì, in quella piccola sala da tè birmana. Suo padre è scomparso. La polizia ha fatto le sue indagini e tratto le sue conclusioni. Tin Win, arrivato negli Stati Uniti dalla Birmania con un visto concesso per motivi di studio nel 1942, diventato cittadino americano nel 1959 e poi avvocato newyorchese di grido... un uomo sicuramente dalla doppia vita se le sue tracce si perdono nella capitale del vizio, a Bangkok. L'atroce sospetto che una simile ricostruzione della vita di suo padre potesse in qualche modo corrispondere al vero si è fatto strada nella mente e nel cuore di Julia fino al giorno in cui sua madre, riordinando la soffitta, non ha trovato una lettera di suo padre. La lettera era indirizzata a una certa Mi Mi residente a Kalaw, in Birmania, e cominciava con queste struggenti parole: "Mia amata Mi Mi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l'ultima volta".

[...]Quando veniamo fuori da qualcosa, proseguiamo per la nostra strada lasciandoci alle spalle ciò che è passato. Ma i morti, ce li lasciamo alle spalle o li portiamo con noi? Credo che li portiamo con noi. Ci accompagnano. Ci restano vicini - solo in un'altra forma. Dobbiamo imparare a convivere assieme a loro e alla loro morte.[...] 

Avevo adocchiato questo libro fin dalla sua prima uscita nelle librerie. Ma dato che i libri ci chiamano in determinato momento della nostra vita, questo è stato il suo momento.
L'8 febbraio 2013 mio papà ha un incidente banalissimo in montagna, che però non lascia scampo. Muore tra le braccia di mia madre e di un amico che era a passeggio con loro su un sentiero senza nessuna difficoltà. Mio papà scivola sbattendo la testa.
Sono giorni che mi ripeto che mio papà non tornerà e non riesco a capire, è una frase senza senso per me.
Avevo iniziato questo libro e poi l'ho abbandonato, ma in questi giorni di atroce dolore mi sono detta che dovevo continuare.
Il libro non è un capolavoro, in certi tratti ha un po' rubacchiato qualche idea da altri libri, ma arrivo alla fine.
Non so se mi ha convinto a vivere la morte di mio papà in modo diverso, non so se mai troverò pace in questa vita.
Però voglio pensare, e ne sono certa, che papà ci ha amato oltre ogni umana concezione e per questo motivo ne devo essere felice, perchè altri non hanno avuto la mia stessa fortuna.
Ma fa un gran male.
Tin Wn e Mi Mi li ho visti proprio come mio papà e mia mamma.
Solo che i libri hanno sempre un lieto fine la vita un po' meno...

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