Trama 5/5: Qui si racconta la storia di Germain, lo "scemo del
villaggio". Centodieci chili di muscoli per sorreggere una testa
selvatica, un passato di mancata educazione sentimentale e un presente
di conta dei piccioni e pomeriggi spesi al bar. Qui si racconta di un
incontro straordinario nel più ordinario dei luoghi, un parco pubblico.
Si traccia il delicato resoconto della più improbabile delle complicità,
quella tra un gigante semi analfabeta e una vecchina con i capelli
viola e la passione per i libri. Si dimostra che l'intelligenza è altra
cosa dalla cultura. Quando le vite di Germain e Margueritte si
accomodano sulla medesima panchina, ogni cosa, dentro e fuori, comincia a
cambiare. E così questa può anche essere una storia che parla di
avventure o di amore... o di indiani. Perché no? I sentimenti, come le
parole, non sono innati. Bisogna acquisirli, piano piano. E quando
sbocciano non conta più il vuoto che c'è ancora da riempire, ma tutto il
pieno che invade il cuore e la testa come gramigna che non si può più
estirpare. Il mondo in cui pianta le sue radici un'altra selvatichezza,
fatta di affetti, fatta di parole. Come quella di Germain e Margueritte,
e del vocabolario che ne riscrive i destini.
Lo scemo del villaggio ci sta un po' ovunque no?Che sia nel paesello fuori città o nel quartiere cittadino, e gli aneddoti si sprecano...
Che poi io mi sono sempre chiesta due cose:
uno-quanto di vero ci sia in questi aneddoti o se passando di bocca in bocca non si sia aggiunto qualcosa a piacere tanto per arricchire la trama
due-se lo scemo del villaggio sa quanto viene detto in giro di lui e magari si fa pure una risata stando a vedere cosa sono capaci di imbastire questi fantasiosi pettegoli
Fatto sta che comunque sia, forse è scemo davvero, e forse è tutto vero quello che si dice, ma questo Germain è sensibile, un po' ingenuo forse ma non del tutto scemo.
E poi è pure un sentimentale, che forse qualcuno dei pettegoli potrebbe prendere spunto no?
Però è carino, tanto :)
Note:
PAG.41
Per essere coglioni fino a 'sto punto, a parer mio, ci vuole del talento.
PAG.46
Io credo che non abbia torto e che per
giunta guardare sempre la vita dall'alto debba farti girare la testa di
brutto. Morale: me ne starò a mezza costa, sempre che io riesca ad
arrivarci.
PAG.84
Le distanze sono nella testa. Andare in fondo all'orto era per così dire un gesto simbolico. E' quello che gli avrei spiegato, se avessi avuto la parola sottomano. Sì, avrei proprio detto questo, testuale.
La roulotte era simbolica.
Comoda per giunta, data la vicinanza.
La roulotte era simbolica.
Comoda per giunta, data la vicinanza.
PAG.94
Invecchiare a volte fa attenuare il desiderio di vendetta in certi uomini, al contrerio che negli elefanti.
PAG.96
Il fatto è che le disgrazie degli altri,
casomani non l'aveste notato, non ci consolano delle nostre. E non ci
fanno nemmeno sentire meno soli. Proprio il contrario, a volte.
PAG.136
L'affetto è una cosa che cresce
sottobanco, mette radici nostro malgrado e invade tutto peggio della
gramigna. Poi è troppo tardi: non puoi passarti il tosaerba sul cuore
per sradicare la tenerezza.
PAG.150
Quando si sa di persone che hanno passato
la vita a scassare la minchia agli altri e che moriranno dormendo nel
loro letto a novantacinque anni, in gamba sino all'ultimo...da far
pensare che la bile conservi bene gli stronzi come l'aceto i cetrioli.
PAG.177
Uno comincia per pigrizie, e poi ci resta.
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