lunedì 12 giugno 2017

UNA TESTA SELVATICA di Marie-Sabine Roger


Trama 5/5: Qui si racconta la storia di Germain, lo "scemo del villaggio". Centodieci chili di muscoli per sorreggere una testa selvatica, un passato di mancata educazione sentimentale e un presente di conta dei piccioni e pomeriggi spesi al bar. Qui si racconta di un incontro straordinario nel più ordinario dei luoghi, un parco pubblico. Si traccia il delicato resoconto della più improbabile delle complicità, quella tra un gigante semi analfabeta e una vecchina con i capelli viola e la passione per i libri. Si dimostra che l'intelligenza è altra cosa dalla cultura. Quando le vite di Germain e Margueritte si accomodano sulla medesima panchina, ogni cosa, dentro e fuori, comincia a cambiare. E così questa può anche essere una storia che parla di avventure o di amore... o di indiani. Perché no? I sentimenti, come le parole, non sono innati. Bisogna acquisirli, piano piano. E quando sbocciano non conta più il vuoto che c'è ancora da riempire, ma tutto il pieno che invade il cuore e la testa come gramigna che non si può più estirpare. Il mondo in cui pianta le sue radici un'altra selvatichezza, fatta di affetti, fatta di parole. Come quella di Germain e Margueritte, e del vocabolario che ne riscrive i destini. 
 
Lo scemo del villaggio ci sta un po' ovunque no?
Che sia nel paesello fuori città o nel quartiere cittadino, e gli aneddoti si sprecano...
Che poi io mi sono sempre chiesta due cose:
uno-quanto di vero ci sia in questi aneddoti o se passando di bocca in bocca non si sia aggiunto qualcosa a piacere tanto per arricchire la trama
due-se lo scemo del villaggio sa quanto viene detto in giro di lui e magari si fa pure una risata stando a vedere cosa sono capaci di imbastire questi fantasiosi pettegoli

Fatto sta che comunque sia, forse è scemo davvero, e forse è tutto vero quello che si dice, ma questo Germain è sensibile, un po' ingenuo forse ma non del tutto scemo.
E poi è pure un sentimentale, che forse qualcuno dei pettegoli potrebbe prendere spunto no?
Però è carino, tanto :)


Note:
PAG.41
Per essere coglioni fino a 'sto punto, a parer mio, ci vuole del talento. 

PAG.46
Io credo che non abbia torto e che per giunta guardare sempre la vita dall'alto debba farti girare la testa di brutto. Morale: me ne starò a mezza costa, sempre che io riesca ad arrivarci. 

PAG.84
Le distanze sono nella testa. Andare in fondo all'orto era per così dire un gesto simbolico. E' quello che gli avrei spiegato, se avessi avuto la parola sottomano. Sì, avrei proprio detto questo, testuale.
La roulotte era simbolica.
Comoda per giunta, data la vicinanza. 

PAG.94
Invecchiare a volte fa attenuare il desiderio di vendetta in certi uomini, al contrerio che negli elefanti. 

PAG.96
Il fatto è che le disgrazie degli altri, casomani non l'aveste notato, non ci consolano delle nostre. E non ci fanno nemmeno sentire meno soli. Proprio il contrario, a volte. 

PAG.136
L'affetto è una cosa che cresce sottobanco, mette radici nostro malgrado e invade tutto peggio della gramigna. Poi è troppo tardi: non puoi passarti il tosaerba sul cuore per sradicare la tenerezza. 

PAG.150
Quando si sa di persone che hanno passato la vita a scassare la minchia agli altri e che moriranno dormendo nel loro letto a novantacinque anni, in gamba sino all'ultimo...da far pensare che la bile conservi bene gli stronzi come l'aceto i cetrioli. 

PAG.177
Essere un imbecille diventa presto un'abitudine, sapete? Perlo un po' per esperienza.
Uno comincia per pigrizie, e poi ci resta.

        

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