venerdì 4 agosto 2017

IL LIBRO DELL'INVERNO di Tove Jansson

Trama 2/5: L’inverno bianco del Nord, la neve fitta che sommerge il paesaggio finché nessuno più ricorda cosa c’era sotto, l’orizzonte che sprofonda finché la terra intera pare capovolgersi. E intorno a una calda stufa di maiolica, una vivace casa-atelier, un piccolo regno dell’arte e della fantasia. È questo il mondo speciale in cui cresce Tove Jansson, tra le enigmatiche donne bianche create del padre scultore e l’universo poetico della madre illustratrice, i capricci della scimmietta Poppolino e i sogni cullati da note di balalaike ed echi di feste bohémiennes. Con il suo sguardo fresco e senza filtri e la disarmante saggezza di chi sa indagare il mondo con la lente dell’immaginazione, una bambina racconta le sue piccole grandi iniziazioni alla vita. La grossa pietra dai riflessi argentei che trova sotto un mucchio di carbone e spinge attraverso i mille ostacoli della città come in un nuovo mito di Sisifo, lo splendido iceberg che rincorre fino al promontorio senza poi osare saltarci sopra e “se uno non ha il coraggio subito, non lo avrà mai”, l’eccitazione del Natale, con il suo carico di amore e aspettative, e la tranquillità dei giorni dopo, “quando si è ricevuto il perdono per tutto quanto e si può ridiventare come al solito”. Quelli che appaiono come comuni eventi quotidiani si accendono di magia, di grazia poetica, di inattese rivelazioni sul sentire umano, della sottile ironia involontaria con cui i bambini infrangono ogni ipocrisia e ci fanno riscoprire il valore della leggerezza.

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Alla fine di questo libro, c'è una nota che spiega che questi racconti facevano parte di altri libri in edizione diversa e molto più datata, ed è stata fatta qui una riedizione. Altri racconti invece non sono stati inclusi in questa raccolta ma li si possono trovare sugli altri volumi Iperborea della stessa autrice.
I racconti sono decisamente autobiografici, e lo si capisce in modo più palese rispetto al libro dell'Estate, che lascia trasparire qualcosa ma non troppo. Si torna un po' indietro come tempo, infatti l'autrice qui è nel periodo dell'infanzia, e racconta alcuni eventi particolari che evidentemente hanno segnato la sua evoluzione. Cresciuta con genitori artisti, ha incontrato parecchie persone particolari nella sua vita, che in qualche modo a mio avviso hanno accelerato il processo di crescita, facendole provare sensazioni più da adulta che da bimba.
Però manca quella grinta, non intesa come "una marcia in più" nelle avventure o negli eventi narrati, manca proprio quel po' di passione, perché i racconti non mi hanno coinvolta, ne come sentimenti descritti ne nello stile di scrittura.
Forse l'unico che merita veramente è stato il racconto intitolato "Natale" perché in qualche modo mi ha riportato alla sensazione che provavo io quando ero piccola, e quella è una sensazione che nonostante gli anni passino è più viva che mai.
Il bilancio di questi due libri dell'autrice non è particolarmente positiva. Non li boccio del tutto perché qualcosa dentro c'è però mi aspettavo molto di più.

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PAG.19
Un amico può dire cose terribili ma il giorno dopo sono già dimenticate. Un amico non perdona, semplicemente dimentica, mentre una donna perdona tutto ma non dimentica mai. Così è. Per questo le donne non possono fare baldoria. Essere perdonati è molto sgradevole.

PAG.101
Il Natale ha sempre frusciato. Ogni volta frusciava in modo misterioso di carta d'argento e carta d'oro e carta velina, una profusione esagerata di carta luccicante che nascondeva tutto e dava una sensazione di sperpero sfrenato.

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