Trama 3/5: James ha 18 anni e vive a New York. Finita la scuola, lavoricchia nella galleria d'arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d'altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell'artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un'alternativa all'università ("Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché"), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite - la lettura e la solitudine -, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Finché un giorno James entra in una chat di cuori solitari e, sotto falso nome, propone a John, il gestore della galleria che ne è un utente compulsivo, un appuntamento al buio...
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Credo di aver sbagliato completamente l'età di lettura, nel senso che la fase dei (meravigliosi?) 18 anni l'ho passata da un bel pezzo e quindi ho un po' dimenticato il disagio che probabilmente tutti abbiamo vissuto in quel periodo per capire bene quale sarebbe stato il nostro posto.
Sì perché con il senno di poi, ora che so qual'è (stata) la mia strada, è tutto più facile, circa.... però all'epoca non sapevi cosa fare, le persone che ti stavano attorno avevano riposto in te delle aspettative, e tu ne portavi già il fardello, e poi dovevi capire bene anche tu chi eri e cosa ti aspettavi da te stesso.
Questo a molti può essere sembrato un libro assolutamente assurdo e inconcludente, il fatto è che lo erano anche i 18 anni (i miei quanto meno lo sono stati)... sembravo in balia della tempesta intervallata da una quiete molto strana che presagiva una tempesta peggiore di quella precedente.
Il libro rappresenta proprio questo, un ragazzo che cerca di capire chi è, cosa prova, quali sono i suoi obiettivi, e che strada prendere, inquieto anche a causa della famiglia disastrosa che si ritrova (papà e mamma separati, mamma al terzo matrimonio durato praticamente meno della luna di miele, sorella che se la fa con un prof sposato con figli). Nel momento di formazione questa situazione non è che aiuti molto a dare certezze e a far camminare un ragazzo appena diciottenne con le proprie gambe.
Se poi ci mettiamo il fatto che lui sa di essere omosessuale, e i genitori vogliono saperlo per "aiutarlo", abbiamo un'ulteriore problema che si affaccia.
L'unica persona che sembra rispettarlo è la nonna, che in qualche modo vuole parlare veramente con lui non solo sapere i fatti suoi per giudicarlo.
Insomma niente di che direi, anche se scorre bene e ha ottimi spunti di lettura!!!
Comunque il protagonista lo capisco quando dice di non voler andare all'università perché non gli piace l'idea di stare con i suoi coetanei, io quella fase l'ho avuta all'asilo: odiavo gli altri bambini, odiavo i giochi che facevano che erano da bambini ma molto insulsi, odiavo il fatto che mettessero tutto in disordine, odiavo il fatto che urlassero. Insomma odiavo tutto e tutti, e infatti ho smesso di andarci, e per la mia esperienza sono cresciuta serena e felice e se potessi tornare indietro probabilmente ci andrei per eliminarne qualcuno ;)
Sì perché con il senno di poi, ora che so qual'è (stata) la mia strada, è tutto più facile, circa.... però all'epoca non sapevi cosa fare, le persone che ti stavano attorno avevano riposto in te delle aspettative, e tu ne portavi già il fardello, e poi dovevi capire bene anche tu chi eri e cosa ti aspettavi da te stesso.
Questo a molti può essere sembrato un libro assolutamente assurdo e inconcludente, il fatto è che lo erano anche i 18 anni (i miei quanto meno lo sono stati)... sembravo in balia della tempesta intervallata da una quiete molto strana che presagiva una tempesta peggiore di quella precedente.
Il libro rappresenta proprio questo, un ragazzo che cerca di capire chi è, cosa prova, quali sono i suoi obiettivi, e che strada prendere, inquieto anche a causa della famiglia disastrosa che si ritrova (papà e mamma separati, mamma al terzo matrimonio durato praticamente meno della luna di miele, sorella che se la fa con un prof sposato con figli). Nel momento di formazione questa situazione non è che aiuti molto a dare certezze e a far camminare un ragazzo appena diciottenne con le proprie gambe.
Se poi ci mettiamo il fatto che lui sa di essere omosessuale, e i genitori vogliono saperlo per "aiutarlo", abbiamo un'ulteriore problema che si affaccia.
L'unica persona che sembra rispettarlo è la nonna, che in qualche modo vuole parlare veramente con lui non solo sapere i fatti suoi per giudicarlo.
Insomma niente di che direi, anche se scorre bene e ha ottimi spunti di lettura!!!
Comunque il protagonista lo capisco quando dice di non voler andare all'università perché non gli piace l'idea di stare con i suoi coetanei, io quella fase l'ho avuta all'asilo: odiavo gli altri bambini, odiavo i giochi che facevano che erano da bambini ma molto insulsi, odiavo il fatto che mettessero tutto in disordine, odiavo il fatto che urlassero. Insomma odiavo tutto e tutti, e infatti ho smesso di andarci, e per la mia esperienza sono cresciuta serena e felice e se potessi tornare indietro probabilmente ci andrei per eliminarne qualcuno ;)
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PAG.50
Io mi sento me stesso solamente quando sono solo. Il rapporto con gli altri non mi viene naturale: mi richiede una sforzo. Con i miei mi sento abbastanza a mio agio, ma qualche volta anche con loro sento la fatica di non essere da solo.
PAG.51
Ho scoperto dopo che Camp Zephyr non era neppure una normale scuola di vela, ma quel genere di posti pubblicizzati sulle ultime pagine dei giornali (insieme agli istituti di preparazione per le accademie militari) dove si cerca di raddrizzare gli adolescenti gravemente problematici grazie alle meraviglie del lavoro manuale e della natura. Anche il motto del campo era sinistro: "Sii forte e paziente; un giorno questo dolore ti sarà utile".
PAG.146
Rispetta la sofferenza degli altri, ma non darle il potere di distruggerti.
PAG.174
Mi dava ai nervi che se ero gay lei pensasse di aiutarmi, magari mettendomi un cerotto, tipo.
E poi oggi non è più un problema, quindi perché avrei tanto bisogno di aiuto? E soprattutto da lei, quando il suo terzo matrimonio era durato solo qualche giorno? Io sapevo di essere gay, anche se non avevo mai fatto niente di gay e non sapevo se lo avrei mai fatto. Non riuscivo a immaginarlo, non riuscivo a vedermi in atteggiamenti intimi, erotici, con un'altra persona: riuscivo a malapena a parlare con gli altri, figuriamoci a farci sesso. Ero omosessuale solo in senso teorico, potenziale.
E poi oggi non è più un problema, quindi perché avrei tanto bisogno di aiuto? E soprattutto da lei, quando il suo terzo matrimonio era durato solo qualche giorno? Io sapevo di essere gay, anche se non avevo mai fatto niente di gay e non sapevo se lo avrei mai fatto. Non riuscivo a immaginarlo, non riuscivo a vedermi in atteggiamenti intimi, erotici, con un'altra persona: riuscivo a malapena a parlare con gli altri, figuriamoci a farci sesso. Ero omosessuale solo in senso teorico, potenziale.
PAG.178
Credo che sia questo a farmi paura: la casualità di tutto. Persone che per te potrebbero essere importanti, ti passano accanto e se ne vanno. E tu fai altrettanto. Come si fa a saperlo?
PAG.190
A volte le brutte esperienze aiutano, servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero. Forse ti sembro troppo ottimista, ma io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non sono molto interessanti. Possono essere appagate, e magari a modo loro anche felici, ma non sono molto profonde. Ora la tua ti può sembrare una sciagura che ti complica la vita, ma sai... godersi i momenti felici è facile. Non che la felicità sia necessariamente semplice. Io non credo, però, che la tua vita sarà così, e sono convinta che proprio per questo tu sarai una persona migliore.
Il difficile è non lasciarsi abbattere nei momenti brutti. Devi considerarli un dono - un dono crudele, ma pur sempre un dono.
Il difficile è non lasciarsi abbattere nei momenti brutti. Devi considerarli un dono - un dono crudele, ma pur sempre un dono.
PAG.204
Però non gliene ho mai parlato. Forse temevo che parlandole, trasformando il ricordo in parole, potesse svanire o decomporsi come certi fragili e preziosi oggetti antichi che si sbriciolano appena tornano alla luce.
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