Trama 5/5: Quando stai tanto male, quando ti capita spesso di sentirti come un pesce che boccheggia sulla spiaggia, a volte avresti voglia di mollare, di alzare le mani e dire: «Okay, mi arrendo». Troppa fatica, troppo dolore. Che se una cosa ce l’hai, tipo la vita, devi poterla usare, altrimenti che senso ha? E quando sei malata, malata per davvero, sei come i bambini poveri davanti alla pasticceria. Tanto vale che rinunci, che smetti di alitare sui vetri. Di sognare una vita che non afferrerai mai davvero.
Poi, però, basta una parola, uno sguardo, una carezza. Un messaggio su Facebook o un sms hanno il potere di ribaltare il mondo. Ti rimettono al tuo posto, ti ricollocano sullo sfondo. Capisci che non sei sola, che sei come una tesserina del domino e la tua vita condiziona quella degli altri. Che se cadi tu lo fanno anche loro. La tua famiglia, i tuoi amici, il tuo fidanzato. Tutte le persone che ti hanno voluto bene o si sono prese cura di te. E non vuoi farlo, non puoi farglielo. E poi ci sei tu. Va bene che stai male e sei stanca e tutto il resto, ma come la metti con la vita? Voglio dire, come fai? Ti siedi sul ciglio della strada e ci rinunci? Io, Caterina Simonsen? Impossibile. Amo troppo la vita e tutto ciò che mi ha dato. Ogni istante, ogni respiro, ogni colpo di tosse. Con il tempo sono arrivata persino ad amare le cicatrici che punteggiano il mio corpo, a trovarne un significato.
Molti pensano che la malattia, una come la mia specialmente, sia sintomo di tristezza e rassegnazione. Una sorta di attesa. Invece è tutto il contrario.
Poi, però, basta una parola, uno sguardo, una carezza. Un messaggio su Facebook o un sms hanno il potere di ribaltare il mondo. Ti rimettono al tuo posto, ti ricollocano sullo sfondo. Capisci che non sei sola, che sei come una tesserina del domino e la tua vita condiziona quella degli altri. Che se cadi tu lo fanno anche loro. La tua famiglia, i tuoi amici, il tuo fidanzato. Tutte le persone che ti hanno voluto bene o si sono prese cura di te. E non vuoi farlo, non puoi farglielo. E poi ci sei tu. Va bene che stai male e sei stanca e tutto il resto, ma come la metti con la vita? Voglio dire, come fai? Ti siedi sul ciglio della strada e ci rinunci? Io, Caterina Simonsen? Impossibile. Amo troppo la vita e tutto ciò che mi ha dato. Ogni istante, ogni respiro, ogni colpo di tosse. Con il tempo sono arrivata persino ad amare le cicatrici che punteggiano il mio corpo, a trovarne un significato.
Molti pensano che la malattia, una come la mia specialmente, sia sintomo di tristezza e rassegnazione. Una sorta di attesa. Invece è tutto il contrario.
***
Penso che per recensire questo libro si dovrebbe prendere carta e penna, dividere il foglio a metà e fare la bilancia... i pro e i contro delle questioni.
Per iniziare provate a pensare di convivere dalla nascita con 4 malattie rare e ad un certo punto della vostra vita (finora avevate sperato di guarire) vi dicono che una cura non c'è, che ci sono solo dei palliativi per tirare avanti, ma il futuro è segnato e ogni giorno potrebbe finire tutto.
Ecco, in quel momento per me uno comincia a guardare tutto da una prospettiva diversa e non solo continua a lottare con la malattia, ma apprezza e vive in pieno tutto il resto del tempo.
Da qui si può solo IMPARARE perché noi, sani, guardiamo la vita con noia, facciamo programmi a lungo termine che non ci portano mai alla felicità vera, siamo sempre insoddisfatti. Invece questa ragazza riesce a godere di ciò che di bello la sua vita le regala (più di quanto facciamo noi).
Poi c'è che lei ha lanciato una provocazione tempo fa, sulla ricerca in laboratorio sugli animali, ed è stata bersagliata dagli animalisti che le hanno augurato la morte.
Ora, l'argomento scotta, però io voglio dire la mia: nella nostra società siamo arrivati al punto che solo il Dio Denaro governa le nostre vite, e non viviamo più secondo natura ma secondo l'economia.
Mangiamo troppa carne nemmeno facessimo lavori pesantissimi a 12 ore al giorno, la carne la mangiava mio nonno che andava nel campo alle 6 di mattina e tornava con la schiena spaccata alle 6 di pomeriggio. Oltretutto per produrre più carne si sfruttano gli allevamenti intensivi, si pompano gli animali e gli si danno antibiotici che poi creano la "resistenza" ai batteri e quindi a nostra volta i nostri globuli bianchi non sanno come affrontare le malattie, e di conseguenza abbiamo sviluppato patologie che una volta non c'erano e ci ammaliamo più facilmente.
Gli animalisti forse pensano che sacrificare la vita dei topolini sui quali si fanno gli esperimenti sia grave, ma la domanda che mi faccio io è: se l'animalista convinto si ritrova a dover affrontare una malattia (lui o uno dei suoi cari), cosa fa? Rifiuta le cure perché i medicinali sono stati testati sugli animali, o li accetta? Accetterà che i suoi famigliari muoiano senza provare a curarli? Accetterà di vederli morire in nome di alcuni topi? Non si fanno esperimenti sui cuccioli che abbiamo a casa, i topi utilizzati sono nati e allevati in laboratorio, è un sacrificio di pochi per il bene di molti.
Se l'animalista è convinto e rifiuta tutto ciò che è testato sugli animali, non condivido ma lo rispetto (ma deve rifiutare non solo le medicine per qualsiasi cosa, ma anche pellicce e vestiti e scarpe di pelle, essere vegano, e farsi i cosmetici in casa).
Se si è animalisti solo per rompere le palle, allora no!
Farò anche un'altra provocazione: rispetto le idee di tutti, però a questo punto perché non facciamo i test sulle persone schifose che pubblicano in internet le immagini di animali picchiati e seviziati solo per divertimento? Perché cari i miei animalisti, queste sono le persone che non meritano di stare al mondo, Caterina invece lo merita eccome, e piuttosto che criticarla per la "vita di merda che fa dentro e fuori dagli ospedali", lei almeno una vita la sta vivendo, voi invece che state facendo?
Cara Caterina, purtroppo di ignoranti ne è pieno il mondo, evidentemente sono persone che non hanno mai affrontato nessuno scossone nella loro misera vita, ma ricordati che il conto arriva per tutti da pagare! Buona vita a te, alla tua famiglia, in bocca al lupo per la convivenza con Enrico per cui ti stai impegnando, e ogni bene, io ti ammiro davvero, e grazie di esserci stata tra queste pagine, la vita ha un sapore diverso adesso.
Per iniziare provate a pensare di convivere dalla nascita con 4 malattie rare e ad un certo punto della vostra vita (finora avevate sperato di guarire) vi dicono che una cura non c'è, che ci sono solo dei palliativi per tirare avanti, ma il futuro è segnato e ogni giorno potrebbe finire tutto.
Ecco, in quel momento per me uno comincia a guardare tutto da una prospettiva diversa e non solo continua a lottare con la malattia, ma apprezza e vive in pieno tutto il resto del tempo.
Da qui si può solo IMPARARE perché noi, sani, guardiamo la vita con noia, facciamo programmi a lungo termine che non ci portano mai alla felicità vera, siamo sempre insoddisfatti. Invece questa ragazza riesce a godere di ciò che di bello la sua vita le regala (più di quanto facciamo noi).
Poi c'è che lei ha lanciato una provocazione tempo fa, sulla ricerca in laboratorio sugli animali, ed è stata bersagliata dagli animalisti che le hanno augurato la morte.
Ora, l'argomento scotta, però io voglio dire la mia: nella nostra società siamo arrivati al punto che solo il Dio Denaro governa le nostre vite, e non viviamo più secondo natura ma secondo l'economia.
Mangiamo troppa carne nemmeno facessimo lavori pesantissimi a 12 ore al giorno, la carne la mangiava mio nonno che andava nel campo alle 6 di mattina e tornava con la schiena spaccata alle 6 di pomeriggio. Oltretutto per produrre più carne si sfruttano gli allevamenti intensivi, si pompano gli animali e gli si danno antibiotici che poi creano la "resistenza" ai batteri e quindi a nostra volta i nostri globuli bianchi non sanno come affrontare le malattie, e di conseguenza abbiamo sviluppato patologie che una volta non c'erano e ci ammaliamo più facilmente.
Gli animalisti forse pensano che sacrificare la vita dei topolini sui quali si fanno gli esperimenti sia grave, ma la domanda che mi faccio io è: se l'animalista convinto si ritrova a dover affrontare una malattia (lui o uno dei suoi cari), cosa fa? Rifiuta le cure perché i medicinali sono stati testati sugli animali, o li accetta? Accetterà che i suoi famigliari muoiano senza provare a curarli? Accetterà di vederli morire in nome di alcuni topi? Non si fanno esperimenti sui cuccioli che abbiamo a casa, i topi utilizzati sono nati e allevati in laboratorio, è un sacrificio di pochi per il bene di molti.
Se l'animalista è convinto e rifiuta tutto ciò che è testato sugli animali, non condivido ma lo rispetto (ma deve rifiutare non solo le medicine per qualsiasi cosa, ma anche pellicce e vestiti e scarpe di pelle, essere vegano, e farsi i cosmetici in casa).
Se si è animalisti solo per rompere le palle, allora no!
Farò anche un'altra provocazione: rispetto le idee di tutti, però a questo punto perché non facciamo i test sulle persone schifose che pubblicano in internet le immagini di animali picchiati e seviziati solo per divertimento? Perché cari i miei animalisti, queste sono le persone che non meritano di stare al mondo, Caterina invece lo merita eccome, e piuttosto che criticarla per la "vita di merda che fa dentro e fuori dagli ospedali", lei almeno una vita la sta vivendo, voi invece che state facendo?
Cara Caterina, purtroppo di ignoranti ne è pieno il mondo, evidentemente sono persone che non hanno mai affrontato nessuno scossone nella loro misera vita, ma ricordati che il conto arriva per tutti da pagare! Buona vita a te, alla tua famiglia, in bocca al lupo per la convivenza con Enrico per cui ti stai impegnando, e ogni bene, io ti ammiro davvero, e grazie di esserci stata tra queste pagine, la vita ha un sapore diverso adesso.
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