lunedì 29 aprile 2013

PIETRA di Kristle Reed

5/5 Trama: Un paesino isolato del Carso Istriano fa da sfondo a questo romanzo. I protagonisti sono due fratelli che, arrivati sul posto per una ricerca archeologica sulla locale necropoli illirica, porteranno alla luce ben piu' di quanto si fossero aspettati. La necropoli nasconde infatti antichi orrori di cui gli abitanti del paese, contadini superstiziosi e xenofobi, non vogliono parlare. Il loro silenzio non frena la curiosità dei due fratelli che, ben presto, si accorgeranno di essere il tassello fondamentale di un mistero spaventoso. Antiche credenze e rituali di sangue, un macabro gioco di tira e molla con il destino, l'amore fraterno, la vita e la morte, il dolore di un lutto, l'eterna lotta tra il bene e il male. 

[spoiler]
La storia narrata in questo libro è agghiacciante. Forse per la storia in sè, ma anche per l'ambientazione. Il Carso è sicuramente un posto inospitale, duro, pietroso, un territorio spoglio, freddo, e queste sensazioni si percepiscono in modo molto chiaro dalla descrizione accurata della scrittrice. La storia poi è di quelle che ti mettono paura, angoscia, a tratti anche terrore, ma al tempo stesso curiosità. Chi per es. da bambino non è stato attratto da un cimitero o da un'abitazione un po' paurosa intorno alla quale si sono nutrite leggende e storie per spaventare. Poi crescendo una sensazione di angoscia è cmq rimasta, nonostante la consapevolezza data dall'età delle storie inventate. Invece i protagonisti della storia, vogliono andare a fondo sia per curiosità sia per lavoro. E così partono alla ricerca di certi misteri che gravitano intorno ad un paesino dal nome impronunciabile, a contadini poveri che però portano avanti tradizioni e leggende, a storie narrate dal padre, a riti per sfamare Maya la Mora, alla comprensione del perchè in ogni famiglia con figli gemelli uno viene sempre sacrificato. Fino al rischiare loro stessi la vita. Un horror fine, pungente, pauroso, molto affascinante.

Note:
PAG.13 Il destino si lasciava plasmare solo fino a un certo punto e ogni cosa seguiva infine un percorso stabilito....
Si preparavano a dare una mano al destino, invece di contrastarlo. Perchè era più forte di loro e sempre lo sarebbe stato. Il pallido tentativo che stavano facendo di ribellarsi non sarebbe stato tanto efficace da fermare la ruota.
PAG.100 Da piccoli s'incassano cadute e ferite con una disinvoltura sorprendente. Gli adulti si fermano lì dove il bambino si getta in avanti a rotta di collo. Crescendo non diventiamo più forti, ci accorgiamo solo di quanto siamo vulnerabili.  
 

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