domenica 12 maggio 2013

ANTOLOGIA DI SPOON RIVER di Edgar Lee Masters

4/5 Trama: Le storie provinciali di Spoon River, l'incomprensione statuaria dei rapporti affettivi, non si dimenticano facilmente. Nata dalla lettura degli epigrammi sepolcrali della greca Antologia Palatina, Spoon River allinea, in versi appena ritmati, le lapidi del cimitero di una piccola citta del Midwest. Le "voci" dei personaggi, uomini e donne che non hanno capito e che non sono riusciti a farsi capire, affascinano inesorabilmente. Recitate dalle lapidi come litanie di morte che non e possibile scongiurare, raccontano con brutale franchezza l'eterno ritorno dei fantasmi del passato, e svelano nel contempo le ipocrisie del potere, le menzogne degli amanti, l'inconsistenza della rispettabilita, restando sospese tra amarezza, ironia e redenzione.

I morti sono pettegoli come da vivi.

In un paesino di montagna che dista un paio d'ore da casa mia, c'è una chiesetta piccola con attorno un cimitero ancora più piccolo, circondato da un muretto di pietra. Se ti sporgi parecchi metri più sotto ci sono prati verdi che scendono fino a valle.
Ogni volta che passo ci faccio un giretto, e sorrido.
Si sono blasfema e irrispettosa, non ho perso nessuno di così importante nella mia vita da piangere su una tomba, perciò dovrei solo tacere perchè chi lo sa il domani cosa mi riserva... Però non posso farne a meno, perchè il paesino è così piccolo che si conoscono benissimo tutti, e me li immagino quando passano a miglior vita che continuano a spettegolare e criticarsi come quando erano in vita. Il cimitero non fa differenze per i suoi ospiti, non ci sono lapidi, solo croci di legno con una foto e un nome.
Ma io me li immagino: io qui non voglio starci, di fianco a lui poi, figuriamoci, tagliava l'erba ogni volta sempre più in qua fintanto che si è appropriato di una parte del mio giardino, quello là.
O ancora: di fianco a questa non voglio stare, il mio nome verrebbe infangato, per una vita quella là è stata la puttana del paese, e quando arrivavano i turisti, pure con quelli.
Ecco io me li immagino così e leggendo questo libro ho avuto le stesse sensazioni, l'arraffone, il vigliacco, il disonesto, la puttana, la pettegola, tutti, come in vita così in morte, tutto uguale.
E' da ridere, un po' più poetico di come me lo figuravo io.

Note:
PAG.63
CONRAD SIEVER
Non in quel giardino abbandonato
dove i corpi si trasformano in erba
che non nutre greggi, e in sempreverdi
che non portano frutto -
là dove lungo i sentieri ombrosi
si odon vani sospiri,
e si sognano sogni anche più vani
d'intima comunione coi morti -
ma qui sotto il melo
che amavo, vegliavo e sarchiai
con dita nodose
per lunghi, lunghi anni;
qui sotto le radici della vedetta del Nord
nel suolo e nella carne dell'albero,
e negli epitaffi viventi
di mele più rosse! 
PAG.69
SARAH BROWN
Maurizio, non piangere, non sono qui sotto il pino.
L'aria profumata della primavera bisbiglia nell'erba dolce,
le stelle scintillano, la civetta chiama,
ma tu ti affliggi, e la mia anima si estasia
nel nirvana beato della luce eterna!
Va' dal cuore buono che è mio marito,
che medita su ciò che lui chiama la nostra colpa d'amore: -
diglia che il mio amore per te, e così il mio amore per lui,
hanno foggiato il mio destino - che attraverso la carne
raggiunsi lo spirito e attraverso lo spirito, pace.
Non ci sono matrimoni in cielo,
ma c'è l'amore. 
PAG.111
ANER CLUTE
Molte e molte volte mi chiesero,
mentre pagavano il vino o la birra,
prima a Peoria, e poi a Chicago,
Denver, Frisco, New York, dovunque vissi,
perchè mai facessi la vita,
e come avevo incominciato.
Dicevo un abiro di seta, e la promessa di un riccone -
(Lucius Atherton).
Ma non fu questo.
Immaginate che un ragazzo rubi una mela
dal cesto della drogheria,
e tutti si mettano a chiamarlo ladro,
il giornalista, il prete, il giudice, tutti -
"ladro", "ladro", "ladro", dovunque vada.
E non possa trovar lavoro, né guadagnarsi il pane
se non rubando: ebbene, quel ragazzo ruberà.
Il modo come la gente considera il furto
è ciò che rende ladro il ragazzo. 
PAG.163
FRANCIS TURNER
Io non potevo correre né giocare
quand'ero ragazzo.
Quando fui uomo, potei solo sorseggiare alla coppa,
non bere -
perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Eppure giaccio qui
blandito da un segreto che solo Mary conosce:
c'è un giardino di acacie,
di catalpe e di pergole addolcite da viti -
là, in quel pomeriggio di giugno
al fianco di Mary -
mentre la baciavo con l'anima sulle labbra,
l'anima d'improvviso mi fuggì. 
PAG.191
IL GIUDICE SELAH LIVELY
Immaginate di esser alto cinque piedi e due pollici
e di aver cominciato come garzone droghiere
finché, studiando legge di notte,
siete riuscito a divetar procuratore.
E immaginate che, a forza di zelo
e di frequenza in chiesa,
siate diventato l'uomo di Thomas Rhodes,
quello che raccoglieva obbligazioni e ipoteche
e rappresentava le vedove
davanti alla Corte. E che nessuno smettesse
di burlarsi della vostra statura, e deridervi per gli abiti
e gli stivali lucidi. Infine
voi diventate il Giudice.
Ora Jefferson Howard e Kinsey Keene
e Harmon Whitney e tutti i pezzi grossi
che vi avevano schernito, sono costretti a stare in piedi
davanti alla sbarra e pronunciare "Vostro Onore" -
Be' non vi par naturale
che gliel'abbia fatta pagare? 
PAG.201
WASHINGTON MCNEELY
Ricco, onorato dai miei concittadini,
padre di molti figli, nati da madre nobile,
tutti allevati là
nella grande villa, dove la città finisce.
Guardate quel cedro sul prato!
Tutti i miei figli frequentarono Ann Arbor, tutte le figlie Rockford,
e la mia vita trascorreva, e accumulavo altre ricchezze e altri onori -
riposando sotto il cedro la sera.
Gli anni passarono.
Mandai le ragazze in Europa;
diedi loro una dote quando si sposarono,
e capitali ai ragazzi per lanciarli negli affari.
Erano figlioli forti, promettenti come mele
quando ancora non mostrano il baco.
Ma John fuggì il paese, rovinato.
Jenny morì di un parto -
io sedevo sotto il cedro.
Harry si uccise dopo una notte di bagordi.
Susan divorziò -
io sedevo sotto il cedro.
Paul si ammalò per il troppo studiare,
Mary divenne reclusa in casa per l'amore di un uomo -
io sedevo sotto il cedro.
Se ne andavano, o la vita li azzoppava o li inghiottiva -
io sedevo sotto il cedro.
La mia compagna, la loro mamma, mi fu tolta -
io sedevo sotto il cedro.
Fino a che i novant'anni scoccarono.
O Terra materna che culli e assopisci la foglia caduta! 
PAG.231
LA SIGNORA SIBLEY
Il segreto delle stelle: la gravitazione.
Il segreto della terra: giacimenti di pietre.
Il segreto del suolo: ricevere il seme.
Il segreto del seme: il germe.
Il segreto dell'uomo: seminare.
Il segreto della donna: il suolo.
Il mio segreto: sotto un tumulo che voi non scoprirete mai. 
PAG.245
L'IGNOTO
Voi anime piene di aspirazioni, ascoltate la storia dell'ignoto
che giace qui, senza lapide a segnarne il luogo.
Da ragazzo, temerario e stordito,
mentre bighellonavo con un fucile in mano per la foresta
vicino alla fattoria di Aaron Hatfield,
sparai su un falcone appollaiato sulla cima
di un albero morto.
Esso cadde con un grido gutturale
ai miei piedi, un'ala spezzata.
Poi lo misi in una gabbia
e qui visse molti giorni gracchiando rabbiosamente contro di me
quando gli offrivo del cibo.
Ogni giorno io cerco nei regni dell'Ade
l'anima del falcone,
per potergli offrire l'amicizia
di uno che la vita ha ferito e messo in gabbia.
       

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