domenica 12 maggio 2013

LADY MOON di Annette Curtis Klause

5/5 Trama: Vivian Gandillion ha sedici anni e vive in una famiglia non del tutto ‘normale’. E di sicuro non è semplice comportarsi come se niente fosse quando sei un licantropo. A Vivian piace il brivido della trasformazione, il dolore dolce e crudele che l’accompagna. Lei è talmente bella che tutti i suoi coetanei pendono dalle sue labbra. Ma il suo problema è che nulla riesce a farle superare la perdita del padre: ora che lui è scomparso, il branco è rimasto senza un capo. Vivian vorrebbe una vita normale. Ma un licantropo può davvero conoscere la normalità? Poi Vivian si innamora di un umano, Aiden, ‘un ragazzo in carne e ossa‘ come lo chiamano i suoi. È gentile e premuroso, niente a che vedere con i giovani del suo branco. Vivian sente di aver trovato quello giusto, crede di potergli rivelare la propria natura senza paura di vederlo fuggire a gambe levate. Ma quando un omicidio efferato sconvolge ancora una volta gli equilibri del branco, Vivian si ritrova di fronte a un bivio. In bilico fra due mondi, si sente estranea a entrambi. Chi o cos’è veramente? Qual è la sua vera natura? Sceglierà il sapore dei baci di Aiden o quello ancora più dolce del sangue?

La muta mi prende.
Ho letto in rapida successione questa autrice, con Il bacio d'argento che parlava di vampiri e questo, Lady Moon che parla di licantropi.
Spesso che si appassione ad un genere, sia come lettore che come scrittore, difficilmente passa all'altro, perciò è stata per me una grande sorpresa leggere Lady Moon. Se l'altro era carino e scorrevole, ma niente di eccezionale, ho trovato invece in questo libro ciò che manca nell'altro. Mi ha trascinato, l'ho divorato, all'inizio è partito fiacco, più per collocare la storia che per altro. Poi a mano a mano che le pagine scorrono c'è questa crescita della protagonista che è attirata dall'uomo in carne ed ossa ma che la sua natura non può sopportare, verso poi la scelta del branco quasi inevitabile.
E' una metafora della crescita di ogni adolescente, che vorrebbe far parte del gruppo "fico" ma inevitabilmente siamo tutti già destinati al nostro branco di appartenenza, non possiamo negarlo e non possiamo evitarlo, e prima lo accettiamo prima accetteremo la nostra natura, perchè diverso non vuol dire peggiore di altro. 

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