giovedì 27 giugno 2013

L'ALTRO COLORE DELL'INVERNO di Judy Budnitz

4/5 Trama: “Sono nata in tempi violenti”, racconta Ilana, e dev’essere proprio vero se la notte in cui nacque al posto della levatrice bussarono alla porta i briganti.
Nel suo villaggio “così piccolo che non ha nome”, dove tutto è sepolto nella neve e i colori sono una specie di miracolo, Ilana cresce piccola e leggera come una bestia selvatica. Potrebbe scappare veloce nella neve quando un giovane brigante dagli occhi di ghiaccio le rivolge la parola nel folto della foresta bianca, e invece sarà proprio lui a cambiare per sempre il suo destino, donandole un gioiello talmente prezioso da sembrare fatato: un minuscolo uovo “coperto di pietre che brillavano come fuoco e ghiaccio”, al cui interno si scorge un paesaggio meraviglioso, fatto di castelli e giardini. La promessa rappresentata dal misterioso oggetto e la crudele fine del ragazzo la spingono a intraprendere un viaggio avventuroso fatto di incontri sorprendenti, in un sottile equilibrio tra realtà e fiaba che solo una scrittrice come la Budnitz sa condurre. 

Lo inizi ad agosto, nell'estate paragonabile a quella del 2003, torrida, che ti toglie il fiato.
E pensi che non va bene, perchè la storia inizia nella neve...
O forse va bene perchè ti sembra portare refrigerio.
Poi scopri che il libro ti toglie il fiato più dell'umidità.
Qui gli uomini sono indispensabili, ma sacrificabili.
Le donne invece dure di tempra sono inarrestabili.
Inizia Sashie, partorisce molti figli e Llana.
Llana partorisce due gemelli maschi (che moriranno in guerra) e una bimba che chiamerà come la mamma Sashie.
Sashie partorirà un maschio e una femmina Mara.
Il maschio morirà in mare non prima di aver concepito un figlio illegittimo. Sarà una femmina e le donne di famiglia (morta la madre biologica) se ne prenderanno cura, si chiamerà Naomi (Nomie più tardi).
E ad un certo punto, quel maglione infilato nella testa di Mara, sarà un cappio per il lettore, che si sentirà intrappolato. 

[Note]
PAG.65
Lo inizi ad agosto, nell'estate paragonabile a quella del 2003, torrida, che ti toglie il fiato.
E pensi che non va bene, perchè la storia inizia nella neve...
O forse va bene perchè ti sembra portare refrigerio.
Poi scopri che il libro ti toglie il fiato più dell'umidità.
Qui gli uomini sono indispensabili, ma sacrificabili.
Le donne invece dure di tempra sono inarrestabili.
Inizia Sashie, partorisce molti figli e Llana.
Llana partorisce due gemelli maschi (che moriranno in guerra) e una bimba che chiamerà come la mamma Sashie.
Sashie partorirà un maschio e una femmina Mara.
Il maschio morirà in mare non prima di aver concepito un figlio illegittimo. Sarà una femmina e le donne di famiglia (morta la madre biologica) se ne prenderanno cura, si chiamerà Naomi (Nomie più tardi).
E ad un certo punto, quel maglione infilato nella testa di Mara, sarà un cappio per il lettore, che si sentirà intrappolato. 
PAG.131
Certi sentimenti sono troppo vasti per le parole. Ci sono storie che sfidano chiunque a raccontarle. Non ci capivamo senza parlare, come succede a due persona quando stanno insieme da tanto tempo.  
PAG.199
Il golf era il mio piccolo mondo, un universo intero con un caldissimo cielo di lana e puntini luminosi come stelle: pensavo che non ne sarei mai uscita.
Cercai di togliermelo e ricominciare da capo, ma mi si era incastrato chissà come sotto le ascelle, e non veniva via [...] Cercai di chiamare auto ma la voce rimase intrappolata dentro il golf. Resterò qui per sempre, pensai, tutta sola n questo posto stretto e soffocante, con gli altri fuori che ridono di me. Invecchierò. Morirò qui dentro. 
PAG.200
Mi sembrava di stare chiusa lì da ore. Da settimane. Sentivo che l'estate stava finendo, che sulle mie gambe cominciava a soffiare un vento autunnale. Udii delle foglie secche che strusciavano contro la finestra, i venditori per strada che chiudevano le bancarelle e il violinista senzatetto all'angolo che si soffiava sulle dita. Il golf era come un essere vivente che mi si abbarbicava addosso, un parassita, e mi venne in mente che scagliandomi contro il muro l'avrei ucciso. 
PAG.242
Tutte la tenevamo in braccio, ce la passavamo di mano in mano, e ciascuna le mormorava all'orecchio: Sappi che non ti lascerò mai. Sappi che ti starò vicina per sempre. Ti insegnerò tutto quanto.
Ce la passavamo di mano in mano. Mi faceva pensare alla catastrofi, a lunghe file di uomini che si passavano di mano in mano secchi d'acqua davanti a un incendio, o sacchi di sabbia durante un'inondazione.    

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