3/5 Trama: "Da anni" ha dichiarato Julie Otsuka, "volevo raccontare la storia delle
migliaia di giovani donne giapponesi - le cosiddette "spose in
fotografia" che giunsero in America all'inizio del Novecento. Mi ero
imbattuta in tantissime storie interessanti durante la mia ricerca e
volevo raccontarle tutte. Capii che non mi occorreva una protagonista.
Avrei raccontato la storia dal punto di vita di un "noi" corale, di un
intero gruppo di giovani spose". Una voce forte, corale e ipnotica
racconta dunque la vita straordinaria di queste donne, partite dal
Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America, a
cominciare da quel primo, arduo viaggio collettivo attraverso l'oceano. È
su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, si
scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, immaginano insieme il
futuro incerto in una terra straniera. A quei giorni pieni di
trepidazione, seguirà l'arrivo a San Francisco, la prima notte di nozze,
il lavoro sfibrante, la lotta per imparare una nuova lingua e capire
una nuova cultura, l'esperienza del parto e della maternità, il
devastante arrivo della guerra, con l'attacco di Pearl Harbour e la
decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani
di origine giapponese come potenziali nemici. Fin dalle prime righe, la
voce collettiva inventata dall'autrice attira il lettore dentro un
vortice di storie fatte di speranza, rimpianto, nostalgia, paura,
dolore, fatica, orrore, incertezza, senza mai dargli tregua.
La parte originale di questo libro è senza dubbio la coralità con cui è scritto.
La voce narrante parla sempre al plurale, tutto quello che hanno vissuto queste donne è una cosa comune...
Poi a mano a mano che il libro scorre e la storia cambia, queste famiglie giapponesi vengono allontanate, e la voce narrante le ricorda come fosse un'estranea...
Ecco. Questo cambiamento di tono, di coralità, è interessante e ti lascia una strana sensazione addosso...però la storia non mi ha preso molto, non c'è stato tanto sentimento nel raccontarla.
La voce narrante parla sempre al plurale, tutto quello che hanno vissuto queste donne è una cosa comune...
Poi a mano a mano che il libro scorre e la storia cambia, queste famiglie giapponesi vengono allontanate, e la voce narrante le ricorda come fosse un'estranea...
Ecco. Questo cambiamento di tono, di coralità, è interessante e ti lascia una strana sensazione addosso...però la storia non mi ha preso molto, non c'è stato tanto sentimento nel raccontarla.
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