Trama 1/5: Pubblicato per la
prima volta nel 1956, "La morte dell'erba" è diventato da allora un
classico della narrativa, superando di gran lunga i ristretti confini
del genere e della fantascienza. Il libro muove dalla descrizione
dell'agiata esistenza londinese di John Custance e famiglia. Ingegnere,
John predilige i comfort della grande città, e tuttavia non disdegna di
trascorrere lunghi soggiorni nella valle del Westmorland, dove suo
fratello David sovrintende con cura alla sua fattoria. La campagna è,
del resto, il luogo d'origine dei Custance, oltre che il mondo per
eccellenza della "Englishness": un universo flemmatico, rispettabile,
idilliaco, fatto di "campi fertili, cittadine tranquille e borghesi
pasciuti, di cassette delle lettere, birre, partite di cricket, tè del
pomeriggio e correttezza". Un mondo che non batte ciglio dinanzi alle
prime allarmanti notizie che giungono dall'Estremo Oriente. Un virus del
riso altamente contagioso - chiamato Chung-Li - si sta diffondendo a
macchia d'olio nella Cina comunista, distruggendo coltivazioni, causando
carestia e tumulti e mettendo a repentaglio la vita di milioni di
persone. La flemma e la correttezza inglesi si sciolgono, tuttavia, come
neve al sole quando, alla quinta mutazione, il Chung-Li si mostra in
grado di danneggiare ogni tipo di pianta appartenente alla famiglia
delle graminacee, compresi grano, orzo, avena e segale, e dilaga ovunque
in Europa, fino ad attraversare l'Atlantico e giungere in America...
***
A sto punto meglio fumarsela prima che muoia tutta...
Sono un attimo perplessa... ma solo un attimo.
Ecco ora sono affranta...
Dalla quarta: "pubblicato per la prima volta nel 1956, La morte dell'erba è diventato da allora un classico della narrativa superando di gran lunga i ristretti confini del genere e della fantascienza."
Ok per dire, negli anni 50 per esempio Asimov aveva già cominciato a scrivere I robot e l'Impero, e di fantascienza ne sapeva abbastanza, e anche come visionario non era per niente male.
Ora di questo autore (a me sconosciuto finora oibò) non avevo letto nulla, ma dalla prefazione effettivamente mi aspettavo un autore di pari livello. Facendo delle ricerche questo signore tra l'altro ha scritto parecchio e pubblicato molto su Urania, che a quanto ne so io non pubblica carciofi.
Dunque in questo libro si delinea una storia apocalittica nella quale un virus letale che parte dall'oriente uccide l'erba e di conseguenza praticamente ogni tipo di cibo futuro, e sembra una buona storia, ma la narrazione??? Cioè per farvi capire, prendete una vostra lista della spesa, buttate là una trama possibile tra un peperone che muore per un virus e i cetrioli che scappano, le bistecchine di pollo che si seccano e muoiono, e alla fine dovete abbattere anche la fettina di asiago che sta di fianco al pollo.
Prendete poi della carta igienica per tamponare il disastro e seppellire i morti, una bottiglia di acqua dove gettare i cadaveri, e alla fine anche lo yogurt va a male.
Ecco fatto "la morte della spesa".
Punto.
Fine.
Non c'è un minimo di tridimensionalità in questo libro, e nessuna suspance, nessun battito cardiaco che salta, e nemmeno i buoni o i cattivi vi faranno in qualche modo prendere le parti di uno o dell'altro.
Praticamente indifferenti, chiuderete il libro, e direte: "grazie dio, ora posso andare al supermercato" (ci sono le offerte questa settimana eh)
Ecco ora sono affranta...
Dalla quarta: "pubblicato per la prima volta nel 1956, La morte dell'erba è diventato da allora un classico della narrativa superando di gran lunga i ristretti confini del genere e della fantascienza."
Ok per dire, negli anni 50 per esempio Asimov aveva già cominciato a scrivere I robot e l'Impero, e di fantascienza ne sapeva abbastanza, e anche come visionario non era per niente male.
Ora di questo autore (a me sconosciuto finora oibò) non avevo letto nulla, ma dalla prefazione effettivamente mi aspettavo un autore di pari livello. Facendo delle ricerche questo signore tra l'altro ha scritto parecchio e pubblicato molto su Urania, che a quanto ne so io non pubblica carciofi.
Dunque in questo libro si delinea una storia apocalittica nella quale un virus letale che parte dall'oriente uccide l'erba e di conseguenza praticamente ogni tipo di cibo futuro, e sembra una buona storia, ma la narrazione??? Cioè per farvi capire, prendete una vostra lista della spesa, buttate là una trama possibile tra un peperone che muore per un virus e i cetrioli che scappano, le bistecchine di pollo che si seccano e muoiono, e alla fine dovete abbattere anche la fettina di asiago che sta di fianco al pollo.
Prendete poi della carta igienica per tamponare il disastro e seppellire i morti, una bottiglia di acqua dove gettare i cadaveri, e alla fine anche lo yogurt va a male.
Ecco fatto "la morte della spesa".
Punto.
Fine.
Non c'è un minimo di tridimensionalità in questo libro, e nessuna suspance, nessun battito cardiaco che salta, e nemmeno i buoni o i cattivi vi faranno in qualche modo prendere le parti di uno o dell'altro.
Praticamente indifferenti, chiuderete il libro, e direte: "grazie dio, ora posso andare al supermercato" (ci sono le offerte questa settimana eh)
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PAG.91
"Lei, quando ha smesso di illudersi?""Molto tempo fa. Quando mi sono reso conto che tutti gli uomini sono amici per convenienza, e nemici per istinto".
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