venerdì 11 agosto 2017

LE NOSTRE ANIME DI NOTTE di Kent Haruf


Trama 5/5: È nella cittadina di Holt, Colorado, che un giorno Addie Moore rende una visita inaspettata al vicino di casa, Louis Waters. I due sono entrambi in là con gli anni, vedovi, e le loro giornate si sono svuotate di incombenze e occasioni. La proposta di Addie è scandalosa e diretta: vuoi passare le notti da me?Inizia così una storia di intimità, amicizia e amore, fatta di racconti sussurrati alla luce delle stelle e piccoli gesti di premura. Ma la comunità di Holt non accetta la relazione di Addie e Louis, che considera inspiegabile, ribelle e spregiudicata. E i due protagonisti si trovano a dover scegliere tra la propria libertà e il rimpianto.Dopo la Trilogia della Pianura, Le nostre anime di notte è il sigillo perfetto all’opera di Kent Haruf, uno dei più grandi interpreti della letteratura americana contemporanea.

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Sono giorni che penso a questa recensione, a come formularla...
Dunque, partiamo dal presupposto che sono innamorata della scrittura di Haruf, mi piace il fatto che nei dialoghi non apre le virgolette creando una sorta di pausa, come fosse uno spettacolo teatrale. Parla di vita vera, della vita di tutti e quando parliamo tra noi non ci sono virgolette e questo è un aspetto che mi piace molto.
La trilogia della pianura mi era piaciuta tantissimo e poter tornare nella cittadina di Holt mi ha emozionato, anche se ho avuto l'impressione di andare in periferia, senza entrare veramente in città. Questa sensazione di urgenza io a dire il vero non l'ho percepita. Nel senso che ho letto questo libro cercando di abbandonare i pregiudizi, le storie che sapevo già, come il fatto che Haruf aveva urgenza di finire il libro perché stava finendo anche la sua vita. Liberata da questo e facendo finta di non saperlo, non ho avvertito questa cosa... l'urgenza la percepisco come "fiato sul collo" e in questo libro non c'è.
Ci sono semplicemente due anziani che decidono di farsi compagnia, di condividere qualcosa anche se l'età è avanzata...
Non voglio entrare nel merito se sia giusto o sbagliato che due rimasti vedovi si facciano compagnia, se sia vero o meno che a settanta anni puoi ancora innamorarti perdutamente, se sia vero o meno che la famiglia ha sempre il diritto di entrare nella tua vita e decidere le tue sorti anche a costo di vederti soffrire. Credo che tutto sommato siano cose molto delicate e non siano uguali per tutti, ognuno di noi è diverso, e diversa è la sua storia di vita familiare, quindi come poter entrare anche noi in quella casa e puntare il dito?
Quindi io non esprimerò nessun giudizio sui due protagonisti, forse sarebbe bene che scrollassimo tutti di dosso i pregiudizi che la società (o la chiesa) ci impone, e potessimo semplicemente prendere una posizione in base a ciò che ci rende felici.
Se loro sono felici perché giudicarli? Se il nipote ha vissuto un bel periodo con la nonna e il nonno acquisito e il cane, perché rompere tutto? C'è forse un manuale su come vivere la vita che mi è sfuggito di comprare? Non me l'hanno dato quando sono nata e credo che ogni giorno cambiamo in base a ciò che ci succede intorno e soprattutto in base a ciò che decidiamo per noi e per le persone che amiamo. Credo che le nostre vite ci riservino ancora molte sorprese a cui dovremmo avvicinarci con una certa apertura mentale invece che con chiusura e critica. Forse semplicemente cambiamo senza accorgerci e non cambiamo mai l'approccio critico alla vita, nostra e altrui.
Vivete felici senza farvi troppo problemi che qui la vita dura poco...

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