venerdì 11 agosto 2017

LUCE D'ESTATE ED E' SUBITO NOTTE di Jón Kalman Stefánsson

Trama 4/5: “A volte nei posti piccoli la vita diventa più grande”, a volte la lontananza dal rumore del mondo ci apre al richiamo del cuore e dei sensi, ci insegna ad ascoltare i messaggi dei sogni. È questo intenso sentire a erompere da ogni battito di vita in un paesino di quattrocento anime sperduto nella campagna islandese, dove la luce infinita dell’estate fa venir voglia di scoperchiare le case e la notte eterna dell’inverno accende la magia delle stelle. Un microcosmo che è come una lente di ingrandimento sull’eterna partita tra i desideri umani e le impietose trame del destino, tra i limiti della realtà e le ali dell’immaginazione. Il direttore del maglificio che all’improvviso, per decifrare la frase di un sogno, si immerge nel latino e nell’astronomia fino ad abbandonare tutto per i segreti dell’universo, l’impiegata delle poste avida di vita che legge ogni lettera per poi rendere pubblici i più piccanti affari privati dei compaesani, l’impeccabile avvocato che crede che il mondo si regga sul calcolo ma poi scopre che non può contare i pesci nel mare né le sue lacrime. Ogni sentiero dell’animo umano sembra trovare spazio in un caleidoscopio di storie che abbraccia le pulsioni più torbide e i sentimenti più puri, il palpito dell’unica breve estate vissuta dagli agnelli prima di finire al macello e il brivido di un antico rudere che sembra aver risvegliato i fantasmi, o il bisogno di mistero che è nell’uomo. Combinando l’incanto della poesia e un umorismo implacabile ma pieno di tenerezza per le debolezze umane, Jón Kalman Stefánsson cerca una risposta alla domanda “Perché viviamo?” e la insegue immergendoci nel fiume in piena della vita. Ogni storia è un mondo sospeso tra la terra e il cielo, come un mito universale, una parabola dell’esistenza, ogni pagina è una rivelazione che ci tocca nel profondo e ci stupisce, ci fa ridere, piangere, arrossire, sognare.

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Anche nella trilogia Islandese, e in questo ancora di più, avevo notato una caratteristica dell'autore: i suoi libri iniziano mooooolto lentamente e potrebbe capitare che il lettore sia tentato di abbandonare, invece piano piano la poesia comincia a delinearsi, il fine ultimo comincia ad illuminare il cammino, e i più valorosi continuano e giungendo alla fine del sentiero, trovano quanto avevano pazientemente cercato.
Il problema però sta nella tenacia. In questo libro, che tra l'altro io avevo capito essere una raccolta di racconti e chi lo sa il perché, si presenta la stessa lentezza, sembra che non si capisca cosa voglia raccontare, o semplicemente non si trova la poesia. Invece c'è, perché in questa storia si alternano diversi protagonisti, ognuno aggiunge quel po' alla narrazione, ci mette un tassello per vedere il quadro generale. E quando leggevo le altre recensioni che decantavano quasi a capolavoro l'ultimo capitolo, ho scoperto di aver avuto la giusta tenacia perché l'ultimo capitolo è a tutti gli effetti un capolavoro.
Il segreto è che avevo quasi tentato di abbandonare, ho avuto un momento di pausa, e poi l'ho ripreso poco convinta, ma in quel momento stavo ascoltando la canzone giusta, ero nella predisposizione d'animo giusta, e niente, è scivolato via tra le mani in un batter d'occhio e ora non mi resta che raccontare anche a me una piccola storiella del mio paese di poche anime, in cui non accade nulla, ma che per fortuna esiste...

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