venerdì 4 agosto 2017

REVOLUTIONARY ROAD di Richard Yates

Trama 5/5: È il 1955; i Wheeler sono una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York, che coltiva il proprio anticonformismo con velleità ingenua, quasi ignara della sua stessa ipocrisia: la loro esistenza scorre fra il treno dei pendolari, le cenette alcoliche con i vicini, le recite della filodrammatica locale, ma Frank e April si sentono destinati a una vita creativa e di successo, possibilmente in Europa. Nella storia della giovane famiglia in apparenza felice la tensione è nascosta ma crescente, il lieto fine impossibile, e l'inevitabile esplosione arriva con una potenza da dramma shakespeariano.

Il fatto che il libro inizi con una rappresentazione teatrale ha un senso, perchè è questa la sensazione che poi durerà per tutta la narrazione.
I fatti si svolgono più o meno in due stanze e appena un giardino, a pensare ad un film mi è venuta in mente ben poca ambientazione.
A dire il vero mi è venuto in mente il film Dogville
https://www.youtube.com/watch?v=wQKZlps9W0k
Comunque, a parte quello che ho pensato io, il succo è che la società ci da un vestito, ce lo prepara a pennello, poi prende una maschera e ci dice di indossarla, alla fine sono i nostri stessi compagni che ci diranno quanto bene ci sta, poi la società ci da un ruolo, delle battute, e noi le ripetiamo perfettamente. Alla fine non sappiamo più qual'era il nostro ruolo di partenza, intendo quello di quando ci siamo presentati a teatro per fare il provino, e vedere per quale ruolo eravamo tagliati. Quando siamo andati a casa, abbiamo portato con noi il vestito e la maschera, e alla fine i nostri vestiti non ricordiamo più quali sono.
Questo è quello che capita in questo libro.
Le persone non hanno una loro vita, impersonano qualcuno, che non sono loro, ma che rispondono perfettamente agli standard che la società degli anni 50 richiedeva.
Una famiglia, due figli, un ottimo lavoro, la parvenza di una vita felice.
In questo libro l'unica persona che dice le cose come stanno, le chiama con il loro nome, è il pazzo John Givins, ecco.
Perché è questo che facciamo, quando la società ci da le linee guida e si aspetta che le seguiamo, alla fine chi parla fuori da quei binari è etichettato come pazzo.
Ma in realtà un barlume di dubbio ce l'hai sempre adosso da qualche parte dimenticato in una tasca del vestito.
E così scopri che il lavoro perfetto non ti soddisfa.
Che la mogliettina perfetta ti da noia, così magari ti fai un'amante sul lavoro, che rallegra pure il lavoro che non ti soddisfa.
Poi scopri che abortire è peccato mortale, cosa potrebbero pensare gli altri, e lotti con tua moglie per poi scoprire che quando ha deciso di tenere il bambino, tu un bambino non lo vuoi.
E così per il primo, per il secondo e per il terzo.
E la coppia di amici che frequenti che sono tanto carini, non ti stanno nemmeno tanto simpatici.
E avanti così...
Solo che l'apparenza, il tuo ruolo, è importante che tu lo interpreti bene, che tu non sia mai te stesso, che altrimenti gli altri cosa potrebbero pensare.
Un inno all'ipocrisia, un libro senza età, di quelli che letti appena usciti o fra cent'anni, avranno lo stesso sapore intenso, fino a diventare pungente, fino a farti girare la testa.
E il pazzo? Il pazzo mica è così pazzo... e come lui ce ne sono ancora molti, e spero che aumentino!


Note:
PAG.105
E' una malattia. La gente ha smesso di pensare, di provare emozioni, di interessarsi alle cose; nessuno che si appassioni o creda in qualcosa che non sia la sua piccola, dannata, comoda mediocrità.
[...]
Ne convenivano tutti, e la felice quanto tacita conseguenza era che loro quattro erano i soli dolorosamenti vivi, nell'ambito di una civiltà intossicata e morente.


PAG.107
Da pià di dieci minuti, la sua voce era l'unico suono nella stanza. Un suono per di più ininterrotto, e Milly pareva acutamente conscia di questa realtà, ma conscia anche del fatto che, se si fosse fermata, la casa si sarebbe riempita di un silenzio della stessa consistenza dell'acqua, uno stagno vasto e profondo in cui lei sarebbe affondata e annegata.

PAG.257
"Oh", esclamò, "l'ha detto. Il disperato vuoto. Cielo, c'è un sacco di gente che la parte del vuoto l'ha capita; laggiù dove lavoravo, sulla costa occidentale, non parlavamo d'altro. Ce ne stavamo seduti a chiacchierare del vuoto per tutta la notte. Ma nessuno ha mai detto disperato, era lì che ci mancava il coraggio. Perché forse ci vuole una certa dose di coraggio per rendersi conto del vuoto, ma ne occorre un bel po' di più per scorgere la disperazione. E secondo me, una volta che si scorge la disperazione, non resta altro da fare che tagliare la corda. Se si può, beninteso".

PAG.285
La capacità di misurare e suddividere il tempo ci offre una quasi inesauribile fonte di consolazione.
"Sincronizzare gli orologi sulle sei zero zero", dice il capitano di fanteria, e ognuno dei tenenti che gli si affollano intorno dimentica per un istante la paura nell'atto di spostare due sottili lancette in fuzione di un prezioso allineamento, mentre tonnellate di proiettili d'artiglieria pesante gli sibilano sopra la testa: il prosaico, borghese quadrante dell'orologio ha ricreato, seppure per un breve attimo, l'illusione del controllo personale. Calma, consiglia l'orologio, stagliandosi netto tra i peli e le vene di ogni polso terribilmente vulnerabile; bene: finora tutto accade in perfetto orario.


PAG.356
La casa, emergendo tra le foglie verdi e gialle, si stagliò netta e candida; in fondo non era poi così brutta. Come aveva detto una volta John Givings, aveva l'aria di un posto dove la gente viveva davvero - un posto in cui il difficile, intricato processo dell'esistenza poteva risolversi a volte in incredibili armonie di felicità e a volte in un disordine quasi tragico, come pure in risibili intermezzi privi di importanza; un posto in cui per tutta un'estate ci si poteva comportare in maniera un po' stramba, in cui ci si poteva sentire soli e frastornati in vari modi, e in cui la situazione poteva sembrare piuttosto grigia di tanto in tanto, ma dove ogni cosa, in ultima analisi, andava a finire bene.
  

Nessun commento:

Posta un commento