venerdì 11 agosto 2017

SE MI TORNASSI QUESTA SERA ACCANTO di Carmen Pellegrino


Trama 4/5: Giosuè Pindari è un uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico, ma la moglie, dopo anni in cui il male di vivere non le ha concesso che brevi tregue, è ormai preda di un irreversibile declino; il socialismo, in cui ha creduto con una tenacia e una dedizione tipicamente "appenniniche", è stato trascinato nel fango dalla corruzione; l'amatissima figlia Lulù se ne è andata e non dà più notizie di sé. Contro la degenerazione di corpo e mente si può fare poco, contro la fine di un'utopia si può fare ancor meno, mentre a una figlia che è viva e lontana - provata dalle inevitabili incomprensioni generazionali ma legata da una sensibilità ancestrale e profonda, una vera e propria educazione dell'anima - si può comunque scrivere. Si può tentare di compiere un passo lungo la via di una riconciliazione, che è prima di tutto una riconciliazione con se stessi. Così Giosuè Pindari scrive a Lulù, le scrive lettere che infila in bottiglie e poi le affida alla corrente del fiume. Il fiume è acqua che appartiene alla terra, il fiumeterra contiene entrambi gli elementi; è acqua che tutto conserva: passato, presente e quindi futuro. Arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo, il fiumeterra con le sue piene improvvise sa come arrivare a destinazione... Sulle sponde di un altro fiume c'è Lulù, che ha conosciuto Andreone, l'uomo 'leggero' che aspetta, anche lui esattamente come Giosuè, insieme alla piena il ritorno di una donna che è andata via. È proprio l'incontro con quest'uomo bislacco - l'altro, così necessario al riconoscimento di sé - a rivelarsi benefico. Da quelle sponde del fiume lontano è come se Lulù rispondesse alle lettere paterne seguendo la corrente, e su un registro magico, dentro un'aura d'incantamento.
***
E' un libro molto sofferto, al tempo stesso molto bello che mette in luce il rapporto tra una padre e una figlia.
Nella prima parte la voce narrante è il padre poi sostituito dalla figlia.
Non voglio scendere troppo nei particolari, anche perché poi magari ognuno ci legge un po' della sua storia con il papà, comunque quello che mi ha fatto riflettere è quanto sia difficile fare il genitore.
Tu riversi sui tuoi figli le tue aspettative e ti dimentichi che hanno un'anima tutta loro, compreso il carattere e le predisposizioni che possono essere molto diverse dalle tue. E poi i tuoi principi, sacrosanti il più delle volte nell'epoca in cui tu sei cresciuto, possono non calzare proprio perfettamente decenni dopo sui tuoi figli. E allora è un attimo imporre una cosa sbagliata e logorare il tuo rapporto, ed è un attimo ricevere una risposta sbagliata.
E forse non ci accorgiamo che anche i figli si fanno delle aspettative che noi deludiamo, e ora la frittata è fatta. Cosa si può fare e come si può sopravvivere?
Credo che l'unico modo sia parlare con il cuore in mano in modo da far capire i nostri sentimenti all'altro e spiegare i nostri atteggiamenti. E poi sarà quel che dio vorrà...

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